Migranti, a Reggio sono sempre meno dopo il picco del 2016

12 marzo 2019 | 15:04
Share0
Migranti, a Reggio sono sempre meno dopo il picco del 2016

Nel 2017 ne sono arrivati 275 e nei primi 6 mesi del 2018 solo 20. Oggi sono 1.400 pari allo 0,3% della popolazione reggiana

REGGIO EMILIA – Dopo il picco raggiunto nel 2016 – quando in provincia ne arrivarono 1.275 – e’ scemato negli ultimi tre anni il numero dei migranti accolti a Reggio Emilia. Nel 2017, in conseguenza dell’accordo del Governo con la Libia, sono stati 775 e appena 20 nei primi sei mesi del 2018. A fronte dei 2.920 stranieri giunti sul territorio dal 2014, il loro numero complessivo si e’ assottigliato a 1.620 (al 30 giugno 2018) assestandosi infine oggi intorno alle 1.400 persone. I richiedenti asilo sono quindi pari allo 0,3% della popolazione reggiana.

Le cifre emergono dal convegno di presentazione del “bilancio dell’accoglienza” promosso nell’ambito delle manifestazioni celebrative del settantesimo anno dalla fondazione della Confcooperative reggiana dalle coop sociali in prima linea nella gestione dei profughi: Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, Coress-Il Piccolo Principe, Dimora d’Abramo, La Vigna, L’Ovile e Madre Teresa. I migranti accolti – e’ l’identikit tracciato dalle realta’ di solidarieta’ – sono giovani (il 73% ha meno di trent’anni) hanno un livello di istruzione basso, ma superiore a quello medio dei Paesi di provenienza (soprattutto la Nigeria), e scappano principalmente dalla poverta’.

Si tratta in prevalenza uomini adulti (le donne sono il 7,2% e i minori il 2%) ospitati in 298 appartamenti distribuiti e sei alberghi “spalmati” su 40 Comuni (la quota prevalente e’ nel capoluogo) e seguiti da un esercito di 210 operatori tra educatori, mediatori culturali e insegnanti, che hanno attivato, tra gli altri, servizi scolastici per 973 persone, 325 tirocini lavorativi, 104 contratti di lavoro, e 408 in formazione professionalizzante, oltre ad attivita’ di volontariato che hanno impegnato 645 persone.

I numeri, secondo il presidente della Dimora di Abramo Luigi Codeluppi, dimostrano quindi che non c’e’ stata nessuna “invasione”, mentre il territorio reggiano, osservano in sostanza coop sociali e associazioni, “di fronte ad un’urgenza umanitaria e’ divenuto a maggior ragione accogliente perche’ lo era gia’”. La pensa cosi’ anche il sindaco Luca Vecchi secondo cui “la sfida principale nei prossimi anni non sara’ quella dell’accoglienza ma dell’integrazione attraverso un percorso di accompagnamento della comunita’ dalla paura alla fiducia in cui la rete delle cooperative e’ un’infrastruttura fondamentale”.

Vecchi e’ voluto tornare anche sulla contestazioni anti immigrati del giugno 2017, arrivate fin sotto il municipio, ribadendo: “Siamo stati il ‘braccio operativo’ di una macchina piu’ complessa: quella del ministero dell’Interno”. Il sindaco chiude infine con una stoccata al decreto Salvini “che con la sicurezza penso abbia poco a che fare, dobbiamo prepararci alle implicazioni”. La norma e’ nel mirino delle associazioni anche per le ricadute occupazionali delle stesse realta’.

“Il nuovo bando emanato dalla Prefettura (che taglia di circa il 40% i fondi per l’assistenza, ndr) richiede personale diverso e inferiore. Di certo i nostri lavoratori sono a rischio”, sottolinea il vicepresidente di Confcooperative Matteo Iori, che contro i correlati della nuova legge su immigrazione e sicurezza (che mettera’ centinaia di persone allo sbando nel territorio) sottolinea: “L’immigrazione non puo’ essere un reato”. Le coop rilanciano infine le proposte gia’ avanzate dall’Anci a novembre scorso, tra cui quella del permesso di soggiorno per “comprovata volonta’ d’integrazione”. Ma senza illusioni perche’ “per applicarle serve una legge”.