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M5s, scoppia il caso Sarti. Di Maio: “Dimissioni atto doveroso”

27 febbraio 2019 | 18:46
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M5s, scoppia il caso Sarti. Di Maio: “Dimissioni atto doveroso”

L’ex compagno dell’esponente M5S valuta un’azione legale. Pm: irrilevante sentire Casalino

REGGIO EMILIA – Scoppia il caso Sarti nel Movimento cinque stelle. Le dimissioni della deputata dalla presidenza della Commissione Giustizia della Camera sono un “atto doveroso”, dice il vicepremier dopo l’annuncio della parlamentare M5s per la richiesta di archiviazione della sua denuncia ai danni dell’ex fidanzato. Di Maio spiega che per quanto riguarda l’espulsione dal Movimento si dovrà attendere la valutazione dei probiviri. “Credo – aggiunge Di Maio – che l’espulsione sia doverosa”.

“Sarti si è probabilmente coperta dietro il mio nome con l’allora compagno, se avessi saputo di questi ammanchi o di giri strani l’avrei immediatamente riferito al Capo politico e ai Probiviri. Io non tutelo i parlamentari, ma il Movimento, come sanno tutti”. Lo afferma in una nota Rocco Casalino, commentando quanto emerso dalla vicenda della parlamentare M5s Giulia Sarti.

Bogdan sta valutando una querela per calunnia o una richiesta civile di risarcimento danni nei confronti della Giulia Sarti.

“A seguito delle notizie riportate sulla stampa in merito alla richiesta di archiviazione per la querela da me sporta nei confronti di Andrea Tibusche Bogdan, annuncio le mie dimissioni da presidente della Commissione giustizia della Camera e, a tutela del M5S, mi autosospendo”. Così, in una nota, Giulia Sarti, portavoce 5S e presidente della Commissione Giustizia. “Preciso che né Ilaria Loquenzi né Rocco Casalino mi hanno spinto a denunciare nessuno, ma si sono limitati a starmi vicino nell’affrontare una situazione personale e delicata”.

Per la Procura di Rimini la deputata M5s Giulia Sarti non fu ‘derubata’ dall’ex fidanzato Andrea Tibusche Bogdan, 32enne consulente informatico di origini romene. La vicenda era emersa dopo che il nome di Sarti era spuntato nell’elenco delle ‘Iene’ di deputati M5s che da eletti non avevano restituito gli stipendi al fondo. Sette i bonifici partiti dal conto della Sarti, destinati a quello del Mef, che però risultavano annullati.

Quando fu interrogato dal pm Davide Ercolani, un anno fa, Bogdan spiegò che se aveva agito, sul conto corrente online della deputata, lo aveva fatto con la consapevolezza di lei e avendone le password. Inoltre consegnò alla Procura una chat in cui Sarti gli annunciava la querela per togliersi dall’imbarazzo delle restituzioni ‘fantasma’. Per il procuratore capo, Elisabetta Melotti e il pm Ercolani, che hanno firmato la richiesta di archiviazione, dunque non vi furono reati.

Casalino e Ilaria Loquenzi non sono stati sentiti nell’indagine su Bogdan. Né gli inquirenti intendono in futuro interrogare il portavoce di Palazzo Chigi e la responsabile comunicazione dei 5 Stelle. È quanto si apprende da fonti della Procura riminese. La loro audizione sarebbe stata ritenuta irrilevante: nel fascicolo si indagava su una presunta sottrazione di somme e non su chi, come emergerebbe da alcune chat agli atti, avrebbe detto alla deputata cosa fare.