L’Italia è in recessione, ma il Pil reggiano continua a crescere (+5,8%)

19 febbraio 2019 | 17:30
Share0
L’Italia è in recessione, ma il Pil reggiano continua a crescere (+5,8%)

Nell’ultimo trimestre dell’anno, rispetto a quello 2017. Nel 2018 la produzione è cresciuta mediamente dell’1,5% e il fatturato del 3,8%

REGGIO EMILIA – Nonostante nei mesi scorsi la dinamica economica abbia rallentato, in Europa come su base mondiale, Germania compresa, e si tema ora una frenata dell’economia statunitense, il sistema produttivo reggiano è riuscito a mantenere i dati in terreno positivo. La produzione industriale nel periodo ottobre-dicembre 2018, secondo l’indagine congiunturale di Unindustria Reggio Emilia, registra un recupero del 5,8% sull’analogo periodo dello scorso anno, dopo una flessione nel trimestre precedente che aveva interrotto una crescita durata sette trimestri consecutivi.

Positivi anche gli altri indicatori del ciclo: fatturato +6,7% con una dinamica più accentuata per la componente estera (+8,6%), rispetto a quella interna (+5,9%). Guardando ai risultati sull’intero anno, nel 2018 la produzione è cresciuta mediamente dell’1,5% e il fatturato del 3,8%. Il 34% delle imprese non ha registrato variazioni negli ordini, il 42,3% li ha incrementati e per il 23,7% sono diminuiti. Crescono le scorte su livelli decisamente più elevati di quelli considerati normali. L’occupazione segna un incremento del 5%.

Appaiono deboli le prospettive per i prossimi mesi perché varie forze, debolezza degli scambi mondiali, politiche protezionistiche, tensioni USA-Cina e in altre aree (Iran, Venezuela), incognite sulla Brexit, l’importante calo delle vendite di auto soprattutto in Italia, alimentano una forte incertezza.

Mauro Macchiaverna, vicepresidente Unindustria Reggio Emilia, commenta: “Nonostante le imprese reggiane abbiano recuperato la flessione registrata nel trimestre precedente, si evidenzia un quadro a “macchia di leopardo” con alcune realtà che riescono a crescere e altre che soffrono già il rallentamento internazionale. Sono segnali che destano una fondata apprensione nel mondo imprenditoriale a cui si aggiungono altri fattori di preoccupazione come l’instabilità politica e il rischio di isolamento internazionale dell’Italia che stanno indebolendo il clima di fiducia delle aziende, efficacemente rappresentato in queste settimane dalla risalita dello spread. Ci si auspica che il Governo adotti misure anticicliche per contrastare il rallentamento dell’economia italiana, ad esempio sbloccando i ventisei miliardi di euro già stanziati per attivare opere e cantieri. Servono politiche strutturali per l’innovazione in ottica di Industry 4.0 e per la formazione del capitale umano chiamato a gestire le nuove tecnologie. Devono essere rimesse al centro dell’azione di Governo la crescita e la creazione del lavoro anziché misure assistenzialistiche che rischiano di ingrossare il mercato del lavoro nero”.