“Faccia di merda, ti gambizzo”, i pizzini che incastrano i fratelli Amato

11 febbraio 2019 | 13:13
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“Faccia di merda, ti gambizzo”, i pizzini che incastrano i fratelli Amato
“Faccia di merda, ti gambizzo”, i pizzini che incastrano i fratelli Amato
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“Faccia di merda, ti gambizzo”, i pizzini che incastrano i fratelli Amato
“Faccia di merda, ti gambizzo”, i pizzini che incastrano i fratelli Amato
“Faccia di merda, ti gambizzo”, i pizzini che incastrano i fratelli Amato

I carabinieri, durante le perquisizioni, hanno trovato la moto, l’auto e la macchina da scrivere utilizzata per scrivere i bigliettini di minacce. In carcere Mario, Cosimo e Francesco Amato accusati di estorsione

REGGIO EMILIA“Essendo che le nostre richieste sono caduti nel vuoto, io stasera ti faro dei danni perche ai sattovalutato il problema per questa sera anzi domani cambierai i vetri e se ancora continui a fare il testardo ti mettero fuoco o chi lo sa se mi fai girare bene i coglioni ti cambizzo tu che dici, quindi far farmi capire che sei favorevole alla mia richiesta domani sera metti un nastro rosso che poi ti daremo noi indicazioni intanto aggiustati la vetrata che costera tanto faccia di merda. Cordali saluti”. E’ la riproduzione, testuale, delle minacce rivolte a un gestore di una pizzeria, contenuta nei famosi pizzini scritti a macchina dagli estorsori.

I carabinieri reggiani hanno trovato e sequestrato l’auto e la moto che sarebbero state usate per compiere gli atti intimidatori messi a segno contro le pizzerie reggiane nelle settimane scorse. Trovati anche capi di vestiario e, soprattutto, una macchina da scrivere che potrebbe essere il mezzo con il quale sono stati scritti i “pizzini” contenenti le richieste estorsive.

La notizia è stata data nel corso di una conferenza stampa a cui ha partecipato, oltre al colonnello dei carabinieri, Cristiano Desideri, anche il procuratore capo Marco Mescolini, il tenente colonnello Alessandro Dimichino, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Reggio e il dirigente della squadra mobile Guglielmo Battisti. Nelle foto che pubblichiamo, oltre che la macchina da scrivere e i pizzini, si vedono anche gli estorsori che arrivano e attaccano i pizzini sul vetro dei locali presi di mira.

Il materiale probatorio è stato trovato nel corso delle perquisizioni a carico dei tre figli di Francesco Amato, condannato per mafia nel processo Aemilia, che aveva sequestrato gli impiegati nell’ufficio postale di Pieve nel novembre scorso. Cosimo, 20 anni, Mario, 29 anni e Michele 22 anni, sono stati fermati sabato scorso con l’accusa di aver tenuto sotto tensione per due settimane ristoratori e pizzaioli di Reggio Emilia con richieste estorsive precedute da biglietti minacciosi dattiloscritti e seguite da esplosioni di pistola all’indirizzo delle attività commerciali.

Sono ritenuti responsabili dei sei colpi di pistola esplosi contro la porta a vetri della Pizzeria La Perla a Cadelbosco Sopra la notte tra il 31 gennaio e il primo febbraio, dei cinque colpi esplosi contro l’ampia vetrata della Pizzeria Piedigrotta 3 in via Emilia Ospizio a Reggio Emilia, la notte tra il 6 e il 7 febbraio e poi degli avvertimenti, con tanto di pizzino, attaccati alla porta (in analogia a quanto avvenuto per la Perla e il Piedigrotta 3) ad altre due pizzerie di Reggio Emilia: Piedigrotta 2 e Paprika.

Questi ultimi due “pizzini” sono rimasti, per fortuna, solo degli avvertimenti. I tre si trovano ora in carcere e sono accusati di tentata estorsione aggravata e continuata. L’udienza di convalida dell’arresto di fronte al giudice dovrebbe essere domani.