Dirigenti indagati, la difesa: “L’accusa è di non aver applicato il regolamento”

26 febbraio 2019 | 17:14
Share0
Dirigenti indagati, la difesa: “L’accusa è di non aver applicato il regolamento”

L’avvocato Liborio Cataliotti, che difende quattro degli indagati: “Sono nel mirino per aver fatto nomine senza applicarlo debitamente. Gli atti contestati sono due o tre da 1000-500 euro. Tutto si esaurirà in un nonnulla”

REGGIO EMILIA – Dai primi interrogatori di questo pomeriggio nella caserma della Guardia di Finanza emerge un primo colpo di scena nella vicenda dei 18 dirigenti del Comune di Reggio Emilia indagati (ma gli avvisi di garanzia ad oggi notificati sono di meno, ndr) per presunte irregolarita’ nell’affidamento degli incarichi esterni nel 2013.

Nel mirino dei detrattori dell’amministrazione, in particolare del Movimento 5 stelle, e’ infatti finito il regolamento comunale che disciplina i conferimenti, contestato due volte dalla Corte dei conti nel 2008 e nel 2015, anno in cui il documento e’ stato modificato. Secondo l’avvocato Liborio Cataliotti, penalista reggiano ed ex consigliere comunale di Forza Italia che ora difende quattro degli indagati – Santo Gnoni del servizio legale, Lorena Belli delle Attivita’ produttive, Edgarda Davoli alla Valorizzazione commerciale e Germana Corradini ai servizi Sociali – pero’ “non e’ in contestazione l’operato della pubblica amministrazione in termini di regolamento”.

Lo spiega al termine dell’interrogatorio del capo dell’avvocatura comunale, commentando: “Abbiamo fatto due interrogatori (l’altro e’ di Lorena Belli, ndr) e come preannunciato ci siamo avvalsi della facolta’ di non rispondere. Usciamo tranquillissimi dall’interrogatorio. L’impressione e’ che saremo ampiamente in grado di dimostrare l’assoluta infondatezza delle accuse, che sono, ci tengo a sottolinearlo, in parte diverse da come era stato prefigurato dai giornali”. Infatti “e’ stato detto che sarebbe stata l’illegittimita’ del regolamento ad aver ingenerato irregolarita’ negli affidamenti a soggetti esterni alla pubblica amministrazione. Non e’ cosi’. Il regolamento non e’ in discussione, ne’ nella sua versione vigente, ne’ in quella precedente”.

Invece, continua Cataliotti, “viene chiesta una verifica debita, per carita’, fatta con tutti i crismi formali del caso e anzi noi abbiamo massima fiducia sia nel pubblico ministero che negli inquirenti della Guardia di finanza di Reggio Emilia. Ma si tratta di verificare che quel regolamento, presi i singoli casi, sia stato rispettato e noi lo faremo”. Fino “a ieri – prosegue il legale – non conoscevamo il merito dell’accusa, oggi grazie al fatto che, come avevamo chiesto, e’ stato esplicitato, siamo messi in condizione di poterlo fare. Quindi per via documentale io sono serenissimo che i miei assistiti possano provare la propria assoluta estraneita’ a qualsiasi ipotesi di reato”.

A questo proposito le accuse “quasi sovrapponibili” perche’ una avrebbe causato l’altra sono di falso ideologico e abuso d’ufficio. Ma nella sostanza, aggiunge Cataliotti, “L’accusa e’ questa: quella di non aver attinto al regolamento. Di avere fatto nomine, forse, in ipotesi, tutto da dimostrare e noi dimostreremo il contrario, senza applicare debitamente quel regolamento che invece e’ stato tanto attaccato anche sul piano politico”.

Il legale smentisce inoltre che siano state assegnate consulenze milionarie. “Gli atti contestati sono pochi e di assolutamente esigua entita’, anche dal piano dei valori. Parliamo di due, tre, mille euro, o 500 euro e 300 euro. Documenteremo tutto in assoluta tranquillita’”. Purtroppo, conclude Cataliotti, “questa indagine, corretta, svolta regolarmente e giusto che ci sia cade in un momento politico che l’ha enfatizzata. Ma siamo tranquillissimi che si esaurisca in un nonnulla” (fonte Dire).