Il caso: “Ha il diabete, niente asilo pubblico per un bimbo di due anni”

20 febbraio 2019 | 13:49
Share0
Il caso: “Ha il diabete, niente asilo pubblico per un bimbo di due anni”

Genitore all’asilo col suo piccolo per tre mesi. Ma sarà accolto all’asilo parrocchiale, distante 7 km. “Un fatto discriminatorio grave, normativa da rivedere” afferma Rita Lidia Stara, presidente Feder

REGGIO EMILIA – “Un fatto discriminatorio grave e inaccettabile che avviene nella provincia degli asili più belli del mondo, di Reggio Children, del Reggio approach: in questo caso la scuola dell’infanzia pubblica è incapace di farsi carico della sua situazione di diabetico. Cosa che, invece, sta ora facendo benissimo la scuola parrocchiale cui i genitori ora si sono rivolti”.

Lo afferma Rita Lidia Stara, presidente della Federazione emiliano-romagnola delle associazioni che si impegnano per le persone con diabete (Fe.D.ER) descrivendo la vicenda che sarebbe accaduta nell’Appennino reggiano dove ai genitori di un bambino di due anni e mezzo sarebbe stata comunicata la non disponibilità di frequentare la “sua” scuola (pubblica) dell’infanzia.

La donna è salita nelle settimane scorse nella montagna reggiana per cercare, d’intesa con pediatria di comunità, Comune coinvolto, dirigente scolastico, insegnanti e genitori una possibile soluzione.

“E’ la prima volta che osservo una simile chiusura nei confronti di un bambino. Ora questo caso dovrà servire ad ottenere una normativa nazionale a tutela di tutti i minori che hanno necessità di farmaci durante l’orario scolastico, ma anche della stessa scuola. Il caso di Francesco – il nome è di fantasia ndr – non deve passare inosservato ne abbiamo parlato anche in Regione Emilia Romagna e sarà portato all’attenzione del “Comitato di Indirizzo per La Malattia Diabetica”, ne sarà informato l’ufficio scolastico regionale, il garante per i diritti dell’infanzia e i ministeri competenti”.

Secondo quanto emerg Francesco si è ammalto di diabete di tipo 1 esattamente un anno fa, il 20 febbraio 2018, insulino-dipendente per tutta la vita. I genitori, A.G.C., e A.L., si impegnano con la pediatria diabetologa di Reggio per dotare il piccolo dei più recenti ausili tecnologici per controllare adeguatamente questa malattia. Un microinfusore per evitare le iniezioni di insuline con penne e un sensore per rilevare, anche in remoto tramite una app (dai luoghi di lavoro dei genitori, ad esempio), le glicemie in tempo reale.

Alla scuola dell’infanzia statale e vicino a casa, nonostante le rassicurazioni iniziali, sarebbero iniziate, secondo quanto afferma la famiglia, le difficoltà. Il personale della scuola avrebbe svolto un primo corso sul diabete e sull’utilizzo del microinfusore, ma avrebbe demandato comunque la decisione definitiva sull’inserimento di Francesco a un mese di “prova” nel quale, un familiare, avrebbe comunque dovuto essere sempre presente col piccolo all’asilo. Cosa che sarebbe in effetti avvenuta: infatti, un genitore, libero professionista, coadiuvato da un parente, ha accompagnato ogni mattina il suo piccino all’asilo.

“Ma durante questo mese – spiegano i genitori – non c’è stata alcuna volontà del personale scolastico di provare a mettere in pratica quanto appreso al corso che, singolarmente, è valso il rilascio di un attestato. Al termine del mese di ‘prova’ ci è stata formalizzata la indisponibilità del personale scolastico a seguire il bambino in classe e, tantomeno, a impostare il microinfusore per la somministrazione dell’insulina al pasto. A questo punto abbiamo continuato ad accompagnare per due mesi, nonostante evidenti disagi, nostro figlio a scuola in attesa di un riscontro tra le diverse autorità competenti. Riscontro che è arrivato in dicembre. La soluzione proposta, confermata l’indisponibilità della scuola pubblica, prevede di inserire il nostro piccolo in una scuola dell’infanzia parrocchiale 7 km più in là e che ringraziamo di cuore per la accoglienza e la professionalità, ma dove ovviamente ha perso i suoi amici di paese, d’asilo e l’ambiente nel quale si era inserito”.

“Il personale scolastico si è trincerato dietro norme obsolete e superate. E’ stato proposto anche un supporto sanitario per la somministrazione all’ora del pasto, che è stato rifiutato perché lo stesso non intende occuparsi di nulla, in sostanza avrebbero voluto il bambino ‘accompagnato sempre’ o comunque l’intervento di terze persone in ogni momento della giornata dove occorre far qualcosa per il controllo glicemico.” osserva Rita Lidia Stara -. Il protocollo provinciale è da rivedere con urgenza, per somministrare l’insulina, non servono competenze sanitarie, ma una formazione specifica e l’alleanza tra la scuola e la famiglia, è un atto di volontariato, che permette ai bambini un inserimento scolastico in sicurezza e senza discriminazioni”.

Secondo la signora Stara “è impensabile affiancare perennemente un infermiere a un bambino con diabete. Non solo per motivi psicologici o di costi, ma il bambino deve essere monitorato costantemente e non solo ai pasti”.

Conclude la presidente: “Sono sempre di più le famiglie della scuola italiana che si presentano a scuola chiedendo alle maestre e ai professori di somministrare farmaci (antibiotici o semplici antistaminici) ai propri figli e sono sempre di più le insegnanti che si prestano. Lavoriamo perché cambino le norme e si possa scrivere che non servono competenze sanitarie per schiacciare un tasto, non è richiesta nessuna discrezionalità, per dosi modi e tempi. Si richiede un atto di volontariato, previa formazione e liberatoria firmata dalla famiglia. Si richiedono umanità, accoglienza, disponibilità per fare si che un bimbo con il diabete sia un bimbo come gli altri in mezzo agli altri”.

“Quanto accaduto in Appennino – aggiunge Barbara Berni, neopresidente della Fand reggiana, l’associazione di riferimento per la diabetologia pediatrica di Reggio – è un fatto grave. Trovare l’umana accoglienza per un bambino dovrebbe essere un preciso dovere della scuola che lo dovrebbe far muovere ben oltre i protocolli e le formalità. Quanto accaduto ci ha resi consapevoli di alcune carenze del sistema e servirà da sprone per avviare gruppi di auto aiuto tra genitori, di informazione e formazione nelle scuole affinché questo non abbia più ad accadere”.