Boom di imprese cinesi, la Cisl è preoccupata

5 febbraio 2019 | 16:06
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Boom di imprese cinesi, la Cisl è preoccupata

Il segretario Ballotta: “Permane la cultura di lavorare moltissime ore a salari al di sotto del minimo”

REGGIO EMILIA – La Cisl guarda, non senza una certa apprensione, all’ultimo report della Camera di commercio di Reggio Emilia, che certifica l’aumento nel 2018 di imprese straniere sul territorio e, al primo posto tra queste, le 1047 gestite da cittadini cinesi. “C’e’ ancora molta strada da fare”, afferma William Ballotta, segretario generale della Cisl Emilia centrale, federazione del sindacato che accorpa Reggio e Modena.

Prosegue Ballotta: “Oltre a un comprensibile problema culturale, il lavoratore cinese sconta l’assenza dei sindacati nei suoi paesi d’origine e, una volta in Italia, il problema della lingua”. Inoltre “permane la cultura di lavorare moltissime ore a salari al di sotto del minimo”. Dunque, spiega Ballotta, “riteniamo che ci sia ancora molto da fare per ribadire la validita’ dei diritti umani e sindacali, dato che il lavoro e’ uno strumento che da’ significato all’uomo, ma non il contrario”.

Sulla stessa linea Rosamaria Papaleo, della segreteria della Cisl Emilia Centrale, che sottolinea: “La comunita’ cinese in passato era chiusa su se stessa e poco alla volta, soprattutto con le nuove generazioni, e’ chiamata ad aprirsi al tema delle relazioni e opportunita’ sindacali. Ma siamo ancora agli albori”. Lo dimostra il fatto, aggiunge Papaleo, “che la comunita’ cinese si rivolge alla Cisl in particolare per i servizi, come il rinnovo delle pratiche di soggiorno, meno alle categorie che, invece, sono sempre disponibili”.

La situazione piu’ critica la Cisl la fotgrafa nel settore tessile dove, prosegue Papaleo, “notiamo una grande incidenza di contratti verosimilmente irregolari, dato che si tratta spesso di assunzioni o contratti part time con sole quattro ore al giorno di lavoro, quando invece le ore lavorate dai cinesi possono essere anche 10 o 12”. Ma “quando un lavoratore arriva al sindacato non parla italiano e spesso, per le pratiche di cu necessita, e’ accompagnato dal datore di lavoro, l’unico a conoscere la nostra lingua”.

Guardando alla distribuzione delle imprese del comparto tra Reggio e Modena, il sindacato segnala inoltre che la presenza di ditte cinesi e’ forte nei comuni di Cavriago, della Val d’Enza, di Reggio capoluogo e, nel modenese, nelle Terre d’Argine, Carpi e Novi soprattutto, ma anche Soliera e Campogalliano. Anche Papaleo, infine, evidenzia che il primo ostacolo da rimuovere e’ quello linguistico: “Crediamo fortemente nel rinnovo generazionale. Ma e’ evidente che il gap culturale lo si scardina a partire dalla lingua che dovrebbe essere insegnata obbligatoriamente ai richiedenti soggiorno”. In “un futuro non troppo lontano – conclude l’esponente della Cisl – cosi’ come gia’ avvenuto in altre realta’ italiane, auspichiamo di avere il primo sindacalista cinese e di interagire con loro in un modo nuovo”.