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Migranti, Sea Watch: Strasburgo chiede assistenza, ma non lo sbarco

29 gennaio 2019 | 19:59
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Migranti, Sea Watch: Strasburgo chiede assistenza, ma non lo sbarco

Macron: “Sbarchino in Italia, poi distribuzione”. Salvini: “Vadano in Olanda o Germania, noi abbiamo già dato”. “Sbarco da Sea Watch ma subito in Olanda”, ribadisce Toninelli

REGGIO EMILIA – La Corte di Strasburgo ha chiesto all’Italia di “prendere il prima possibile tutte le misure necessarie per assicurare ai ricorrenti cure mediche adeguate, cibo e acqua”. Per i minori non accompagnati è stato chiesto al governo di garantire anche una “tutela legale” adeguata. Lo ha reso noto la stessa Corte che non ha però accolto la richiesta dei ricorrenti di ordinare all’Italia il loro sbarco.

Sulla questione è intervenuto anche anche Macron, il quale a Cipro ne ha parlato con Conte. “Bisogna applicare tre principi – ha detto il presidente francese -: il principio dello sbarco nel porto più vicino, cioè l’Italia, il principio della distribuzione dell’onere”, dal quale la Francia non si è mai sottratta, “e infine il diritto, ovvero dobbiamo fare in modo che le ong rispettino le regole”.

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, torna stamani sul caso della nave Sea Watch: “Sbarco degli immigrati? – dice – Solo se prenderanno la via dell’Olanda, che ha assegnato la bandiera alla Sea Watch, o della Germania, paese della Ong. In Italia abbiamo già accolto, e speso, anche troppo”.

Sulla nave Sea Watch, “non c’è una bandiera italiana, ma olandese – ribadisce il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli -. L’Italia è il Paese che ha salvato il maggior numero di vite umane in questi anni, ma è finita l’epoca dei Renzi e dei Gentiloni. E’ ovvio che noi apriremmo un nostro porto come fosse un corridoio umanitario per farli sbarcare, ma immediatamente dopo mandarli in Olanda”. Toninelli, a Mattino cinque, ha richiamato anche ad “una Europa solidale che si assume le proprie responsabilità”.

Intanto il presidente del Pd, Matteo Orfini, e il parlamentare Fausto Raciti hanno presentato un esposto alla Procura di Siracusa contro il Governo nazionale. Accompagnati dall’avvocato Giuseppe Calvo, hanno depositato la denuncia a firma di numerosi esponenti Pd al sostituto procuratore Andrea Palmieri. “Riteniamo siano state commesse – ha detto Orfini – violazioni di legge come sul caso Diciotti. I migranti sono trattenuti in modo illegittimo sulla Sea Watch ma a nostro avviso ci sono altri punti di arbitrarietà e illegittimità”.

Il Pd chiede – nel frattempo – “al presidente della Camera di intervenire formalmente” sul fatto che Maurizio Martina e Matteo Orfini siano indagati per aver contravvenuto al divieto di avvicinamento alla Sea Watch: “viene leso il nostro dovere di funzione ispettiva. Chi altri se non i rappresentanti eletti del Popolo possono verificare le condizioni in cui si trovano persone la cui libertà è ristretta come i migranti a bordo della Sea Watch?”, dice Emanuele Fiano nell’Aula di Montecitorio.

Il Governo intanto oggi depositerà a Strasburgo la sua memoria difensiva sostenendo che la giurisdizione “appartiene all’Olanda”, Paese di bandiera della nave. La quale, da parte sua, afferma il Governo, con una “temeraria condotta”, in condizioni di mare mosso, “anziché trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l’incolumità dei migranti a bordo”.

Una volta sciolto il nodo della giurisdizione, l’Italia è pronta ad offrire un corridoio umanitario per trasferire i 47 migranti in Olanda. “Siamo in contatto in queste ore con il commissario Ue all’immigrazione: li abbiamo svegliati perché hanno fatto finta di non vederla”, dice della Sea Watch il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, secondo cui la nave “ha deciso di venire in Italia perché l’Italia è il palcoscenico dell’immigrazione, il loro sito internet raccoglie le donazioni…”.

Intanto, la Sea Watch 3 resta isolata come una nave in quarantena. Vietato avvicinarsi per un raggio di mezzo miglio, ordina la Capitaneria di porto di Siracusa. E per il quarto giorno i naufraghi soccorsi il 19 gennaio scorso davanti alla Libia sono ‘prigionieri’ a bordo. Non si scende. Sono invece riusciti a salire gli esponenti del Pd Matteo Orfini e Maurizio Martina che presenteranno un esposto in procura contro la “detenzione illegale” dei naufraghi.

I due sono finiti però a loro volta tra gli indagati. “Ci contestano la violazione di un dispositivo di polizia, noi riteniamo di non aver violato alcuna legge e che quello che abbiamo fatto è nelle prerogative parlamentari”, affermano. La prefettura ribatte sostenendo di non aver autorizzato “alcun accesso alla nave, né ha il potere di farlo” ai parlamentari, aggiungendo che questi “sono stati informati del divieto e delle eventuali conseguenze di legge”.

Per quanto riguarda una possibile “via giudiziaria” alla soluzione del caso, il procuratore siracusano Fabio Scavone per ora non si muove. Non c’è nessun indagato, assicura. E smonta anche le “prove” ipotizzate da Salvini contro il comandante che avrebbe messo a rischio la vita dei migranti soccorsi per essersi diretto verso l’Italia invece che in Tunisia durante una tempesta: nessun reato, spiega il pm, ha scelto la rotta che riteneva più sicura. E neppure è ravvisabile il delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Scavone conferma invece i dubbi espressi dal ministro sull’età dei minorenni (sarebbero 13, secondo la ong). “Non hanno nessun documento con sé – rileva – quindi è un profilo da verificare”.

E la situazione di stallo preoccupa il Quirinale. Il presidente Sergio Mattarella – che è in contatto con il premier Conte – segue da vicino la vicenda e, senza interferire, esprime l’auspicio che venga trovata una via d’uscita dallo stallo individuando una pronta soluzione. D’altronde, del fatto che la situazione vada risolta sembra esserne consapevole – riferiscono fonti parlamentari – anche Salvini. Mattarella rimane comunque convinto della necessità di un’assunzione di responsabilità da parte dell’intera Unione europea per governare il fenomeno dell’immigrazione.