Iren, una postilla fa salire la tensione fra i soci

11 gennaio 2019 | 11:18
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Iren, una postilla fa salire la tensione fra i soci

Il nuovo patto parasociale della multiutility assegna al primo socio, ovvero Genova, l’ultima parola sulla governance. In ballo dividendi, investimenti e sponsorizzazioni. I piccoli azionisti: “La frittata è fatta, Emilia indebolita”

REGGIO EMILIA – Una clausola inserita nel nuovo patto parasociale di Iren, che dovra’ essere approvato da un’assemblea straordinaria a fine febbraio, agita le acque tra i grandi soci della multiutility, in cui Genova da dicembre e’ nettamente il primo socio con quasi il 19% davanti a Torino (13,8%) e a tutti i soci emiliani capeggiati da Reggio Emilia (poco sopra il 15%).

La notizia viene data da Radiocor che scrive che la postilla prevede che, in caso di mancata unanimita’ tra i sindaci di Genova, Torino e Reggio Emilia per la nomina delle tre cariche di vertice (presidente, vice presidente e ad), il sindaco con la partecipazione piu’ elevata al 31 dicembre precedente ‘avra’ facolta’ di designare una delle cariche’.

In sostanza, diversamente da quanto previsto dal patto in scadenza, il primo socio della multitutility (ad oggi Genova) potra’ forzare la mano in caso di mancata unanimita’ scegliendo un top manager da nominare: in primavera, va ricordato, andra’ rinnovato l’intero board di Iren

Nelle ultime settimane il libro soci del gruppo e’ cambiato mettendo cosi’ a rischio equilibri consolidati da anni tra i grandi soci. Torino e Genova, che condividevano il controllo di Iren con la holding paritetica Fsu, si sono prima separate e soprattutto hanno adottato strategie opposte: il capoluogo piemontese ha venduto il 2,5% scendendo al 13,8% del capitale mentre Genova e’ salita al 18,85%. Anche per questo, il dibattito sul nuovo patto si annuncia acceso: il consiglio comunale del capoluogo ligure lo ha gia’ approvato poco prima di Natale mentre a Torino e Reggio Emilia verra’ discusso entro gennaio.

La partita è delicata per Reggio, perché il peso dei manager dentro ad Iren si ripercuote, inevitabilmente, su tutta una serie di partite delicatissime per la città. Basti pensare agli investimenti della multiutility sul territorio: la riqualificazione delle ex Officine Reggiane, la manutenzione della fontana del Valli e tutta una serie di sponsorizzazioni. E poi c’è la partita di Iren Rinnovabili, ora diventata Smart Solutions, in cui saranno riunite tutte le funzioni in materia di energie rinnovabili ed efficienza energetica sparse in varie società del gruppo.

Reggio ha inoltre la sede legale del gruppo. I reggiani nell’attuale Cda di Iren sono Ettore Rocchi, vicepresidente e Moris Ferretti. Nella quota emiliana, in rappresentanza di Parma e Piacenza, ci sono poi Barbara Zanardi e Isabella Tagliavini. Il presidente, Paolo Peveraro, è in quota a Torino e l’ad, Massimiliano Bianco, è in quota a Genova.

I piccoli azionisti: “La frittata è fatta, Emilia indebolita”
Ad alzare la voce, sono in particolare i piccoli azionisti reggiani dell’azienda, preoccupati di un “declassamento” negli equilibri interni dell’azienda di Reggio. “La frittata e’ fatta – sentenziano i piccioli azionisti Francesco Fantuzzi e Mario Guidetti – i soci reggiani e l’Emilia non contano piu’ nulla per le proprie quote e, votando lunedi’ le modifiche ai patti parasociali, peseranno ancora meno sugli equilibri di un moloch ormai troppo grande, seppur ancora con qualche problema finanziario”.

Per questo, proseguono, “esprimiamo pertanto la nostra totale contrarieta’ alle modifiche dei Patti, che consentiranno proprio cio’ che ora andrebbe evitato, ovvero un’ulteriore vendita di azioni che ha gia’ portato la partecipazione pubblica sotto il 50%”.

I nuovi patti, proseguono i due cittadini, “sanciranno l’ascesa in cda della Liguria e il definitivo affossamento dell’Emilia, che ne uscira’ indebolita a cominciare dal Comune di Reggio Emilia”. Insomma “non abbiamo mai inteso buttarla in politica, ma stavolta non possiamo esimerci: sindaci emiliani, dimettetevi o abbiate un sussulto d’orgoglio”, concludono i piccoli azionisti.