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Decreto sicurezza, Piemonte valuta il ricorso alla Corte Costituzionale

4 gennaio 2019 | 17:36
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Decreto sicurezza, Piemonte valuta il ricorso alla Corte Costituzionale

Smentita la presenza della Digos all’anagrafe di Palermo. Asse Salvini-Di Maio. Il leader leghista: “E’ una legge dello Stato”. Il vicepremier pentastellato: “I sindaci non possono aprire i porti”

REGGIO EMILIA – “Non possiamo stare a guardare come se non stesse accadendo nulla. Stiamo dunque valutando se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso della Regione, direttamente o come tramite dei Comuni, alla Corte Costituzionale. Se ci sono le condizioni giuridiche, non perderemo tempo”. Così il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino sul decreto sicurezza. “Le forti critiche che emergono in tutto il Paese – continua Chiamparino – sono le stesse che avevo avanzato in un recente incontro con i sindaci e i responsabili Sprar del Piemonte”.

Intanto la Questura di Palermo smentisce la presenza di agenti della Digos all’Anagrafe di Palermo. “La notizia di una asserita presenza di personale della Digos di Palermo presso l’Ufficio Anagrafe del Comune – si legge nel comunicato – per assumere informazioni sulle procedure sui richiedenti asilo politico” è “destituita di ogni fondamento”: “nessun dipendente della locale Digos ha fatto accesso negli uffici comunali”.

“Molti sindaci che contestano il Decreto Sicurezza – ha detto oggi il ministro dell’Interno, Matteo Salvini – non lo hanno letto perché vengono garantiti il diritto alla salute, il diritto allo studio a tutti, i bambini non si toccano e non possono essere espulsi. Semplicemente non si regalano altri diritti ai furbetti come veniva fatto fino a ieri”.

“Ma poi – ha aggiunto – sono dieci sindaci. In Italia ci sono ottomila sindaci, quindi andiamo a parlare degli altri 7.990. C’è qualche sindaco incapace – ha aggiunto il ministro – che siccome non sa gestire Palermo, Napoli, Firenze e altre città, si inventa polemiche che non esistono. Immigrati regolari e perbene, i profughi veri, avranno più tutele con questo decreto; i furbetti e i finti profughi, spacciatori e stupratori, tornano a casa loro. Io vado avanti, sono convinto di fare gli interessi degli italiani, degli immigrati regolari perbene e dei profughi veri”.

“Avere una accoglienza così dopo sette mesi di Governo, in un momento comunque complicato, è motivo di orgoglio. Per me la polemica non esiste, c’è una legge dello Stato, firmata dal presidente della Repubblica, applicata dal 99% dei sindaci”. Lo ha detto a Chieti il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, rispondendo alle domande dei giornalisti in merito alla legge sulla sicurezza nel corso della passeggiata al mercato cittadino di Chieti sotto una fitta nevicata.

E il vicepremier Luigi Di Maio rincara: “Ci sono sindaci che ragionano “se aprire o chiudere i porti. Vorrei ricordare che non hanno nessuna autorità per legge e quindi questo dimostra che tutte queste dichiarazioni fanno parte di una grande occasione per fare un po’ di campagna elettorale e chiedere un po’ di voti ai cittadini”.

“Nessun Governo – ha proseguito – dirà mai ad un sindaco di disobbedire ad una legge dello Stato. Come Governo non lo diremo perché l’abbiamo sostenuta e la portiamo avanti: se c’é qualche membro della maggioranza che si sente a disagio si deve ricordare che ne é membro e che questo dl l’ha votato, che il governo lo sta applicando, che lo sosteniamo. La protesta dei sindaci è una boutade politica. Se ci saranno dei ricorsi che in via incidentale andranno alla Corte Costituzionale e sarà la Corte a giudicarli”.

Quanto all’ipotetico braccio di ferro tra Salvini e Conte per le protesta di alcuni sindaci contro il Dl Sicurezza, Di Maio ha detto di non avere “notizie di qualche membro del Governo che si stia opponendo ad un incontro tra l’Anci e il presidente del Consiglio. Anche perché ricordiamo che l’Anci ha al suo interno comuni a favore del decreto sicurezza, tra cui anche i nostri sindaci che lo applicheranno e alcuni che invece non vogliono applicarlo”.