Editoriale

Via Turri e via Paradisi, il diritto a una vita migliore

10 dicembre 2018 | 18:15
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Via Turri e via Paradisi, il diritto a una vita migliore

Indipendentemente dall’esito delle indagini, il problema è che quei palazzoni sono una bomba ad orologeria in grado di produrre sciagure anche peggiori di questa

REGGIO EMILIA – Una tragedia annunciata, scrivono in molti a proposito di quello accaduto in via Turri dove sono morti marito e moglie marocchini e sono rimaste intossicate 38 persone. E’ doveroso attendere la fine delle indagini da parte dei vigili del fuoco per capire cosa sia esattamente accaduto nelle cantine del civico 33.  Tuttavia bisogna ammettere che, anche se fosse dimostrata la natura accidentale dell’incendio e l’innesco delle fiamme non fosse dovuto ad abusivi che dormivano nelle cantine, indubbiamente i palazzoni di via Turri e via Paradisi sono una bomba ad orologeria in grado di produrre sciagure anche peggiori di questa.

Il vescovo Camisasca è intervenuto sulla vicenda per sottolineare come la nostra comunità abbia “una grande responsabilità verso queste persone”. Ed è così. Dobbiamo sentirci responsabili verso quegli uomini, donne e bambini che sono rimasti intossicati questa notte e che sono morti e, più in generale, verso tutti coloro che hanno un lavoro e un regolare permesso di soggiorno (non sono solo immigrati, ma ci sono pure degli italiani) e che vivono in situazioni che definire disagiate è poco nei palazzoni della zona.

Chi vive in quell’area merita di più del ghetto abbandonato a sé stesso che è diventata la zona ad est della stazione. Il nostro giornale (qui potete leggere l’articolo) era stato nelle cantine di quei palazzi ed era entrato anche nei sotterranei del civico dove è avvenuta la tragedia. Non avevamo visto persone che ci dormivano o giacigli improvvisati, ma sporcizia e degrado sì. E tanto. Avevamo raccolto le preoccupazioni di chi ci abita ed evidenziato come molti di quegli appartamenti fossero abbandonati a sé stessi, dato che non riescono ad essere venduti nemmeno dall’Istituto vendite giudiziarie.

Sono decine, ad oggi, gli appartamenti nella zona che sono alla mercé di chiunque voglia occuparli e stabilire lì la sua residenza e altrettante le cantine. Così come sono decine e forse centinaia le utenze che sono state staccate, perché non pagavano il teleriscaldamento. In questo caso ognuno si arrangia come può. Con un impianto suo (non si sa quanto a norma), o con bombole a Gpl (stamattina ne abbiamo viste due appoggiate a terra all’ingresso del civico dove è avvenuta la tragedia).

Gli amministratori di via Paradisi, in un articolo che abbiamo pubblicato sul nostro giornale, parlano di “spaccio, abusivi e contatori vampirizzati” che dilagano negli appartamenti dei condomini da loro gestiti. Nel maggio scorso, in un appartamento che alcuni immigrati avevano occupato abusivamente, era scoppiato un incendio. Allora era andata bene e non era successo niente. Oggi è scoppiata la tragedia. Domani chissà. Serve un intervento radicale in quei palazzoni, perché ha ragione il vescovo Camisasca: le persone oneste che vivono da quelle parti hanno diritto a una vita migliore.