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Tifoso morto, l’arsenale per l’assalto era già sul posto

29 dicembre 2018 | 18:41
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Tifoso morto, l’arsenale per l’assalto era già sul posto

Arrestati: “Presenti ma non ruolo attivo”. Avvocato difesa, capo ultrà ammesso presenza. Madre di Belardinelli: “Ora basta, Daniele riposi in pace”

REGGIO EMILIA – Bastoni, mazze, spranghe, tutto l’arsenale utilizzato dagli ultras dell’Inter, ma anche di Varese e Nizza per l’assalto alla carovana dei van dei tifosi napoletani dello scorso 26 dicembre si trovavano già sul posto quando gli oltre cento assalitori sono arrivati al punto in cui era stato deciso l’agguato. E’ emerso durante la giornata di interrogatori di oggi nel carcere di San Vittore dove si è tenuta l’udienza per la convalida dell’arresto di tre dei tifosi interisti indagati per rissa aggravata e altri reati.

Dal racconto di uno dei tre, in particolare, (due hanno fatto dichiarazioni spontanee in ordine al loro ruolo) sarebbe emerso un piano quasi militare in cui i ruoli erano ben definiti e compartimentati, con tanto di autisti che avrebbero fatto salire quattro ultras a bordo di ogni auto (altri sarebbero arrivati a piedi) per giungere sul posto dove già si trovavano le armi per l’assalto. A quanto si è appreso, la decisione dei gip di Milano Guido Salvini se mantenere in carcere i tre, come chiesto dai pm Maria Letizia Mannella, Michela Benedetta Bordieri e Rosaria Stagnaro dovrebbe venire nella giornata di domani.

Intanto hanno ammesso di esser stati presenti agli scontri ma hanno precisato di non aver avuto contatto con i tifosi napoletani Franceco Baj, 31 anni e il suo coetaneo Simone Tira, due dei tre ultras dell’Inter arrestati in relazione agli incidenti prima di Inter-Napoli in via Novara a Milano. Assistiti dall’avvocato Antonio Radaelli, davanti al gip Guido Salvini i due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e hanno rilasciato dichiarazioni spontanee.

Avvocato difesa: capo ultrà ammesso presenza
“Il mio assistito ha ammesso di aver preso parte agli scontri ma ha declinato responsabilità sull’organizzazione”: così ha spiegato l’avvocato Mirko Perlino all’uscita della Questura di Milano dove ha accompagnato il capo ultrà chiamato in causa da uno degli arrestati. Il difensore ha aggiunto che il tifoso non ha fatto altri nomi e ha spiegato che nei suoi confronti potrebbero essere presi dei provvedimenti a breve.

“Ha semplicemente ammesso di aver partecipato agli scontri. Punto. Qualche descrizione l’ha data, ma ha smentito di essere l’organizzatore” ha specificato il legale. Sarà sottoposto a misure cautelari? “Molto probabile. Stiamo aspettando la decisione del giudice”. Ai giornalisti che gli chiedevano se il suo assistito avesse fatto altri nomi, l’avvocato infine ha risposto “assolutamente no. Altrimenti dovrei rinunciare anche per lui…”. Mirko Perlino ha infatti dovuto oggi rinunciare alla difesa di Luca Da Ros, uno dei tre interisti arrestati, quando questo ha fatto il nome del capo ultrà, altro assistito dal legale.

Madre di Belardinelli: “Ora basta, Daniele riposi in pace”
“Mio figlio è morto da un giorno, nessuno può avere idea di cosa posso provare, è indescrivibile. Vi prego basta. Daniele deve riposare in pace”. Inizia così il post di Facebook della mamma di Daniele Belardinelli, il tifoso morto durante gli scontri prima di Inter-Napoli fuori da San Siro. “Sono la mamma di quel ragazzo che è morto negli scontri tra ultras, leggo che era un delinquente, i telegiornali lo dicono, i social lo dicono”, continua, “ma io sono sua madre, quella che l’ha tenuto tra le braccia con amore e visto crescere”.

L’omaggio delle curve
Manifestazione di solidarietà a Koulibaly dopo i cori razzisti di Milano. Distribuite 10mila maschere con il volto del difensore, come già nel 2016, dopo un’analoga aggressione razzista da tifosi della Lazio. All’iniziativa non dovrebbero partecipare le curve, che condividono il lutto degli ultrà per Belardinelli. Per il tifoso interista, manifestazione a Ponte Milvio di supporter laziali: “Un ultrà non muore mai”.