Ghassan, il reggiano senza cittadinanza: “Io non me ne vado”

2 dicembre 2018 | 09:33
Share0
Ghassan, il reggiano senza cittadinanza: “Io non me ne vado”

La promessa dell’atletica di origini marocchine che, a causa del decreto sicurezza, dovrà attendere ancora 24 mesi: “Salvini o non Salvini, io resto qui. Questo è il mio Paese, qui c’è tutta la mia vita. Aspetterò ancora”

REGGIO EMILIA – “Salvini o non Salvini, io non me ne vado. Questo è il mio Paese, qui c’è tutta la mia vita. Aspetterò ancora”. Ghassan Ezzarraa, promessa dell’atletica, è nato in Marocco 22 anni fa, ma vive a Reggio Emilia da quando ne ha cinque. Era quasi a un passo da ottenere la cittadinanza italiana (a gennaio la sua richiesta sarebbe stata presa in carico) quando si è messo in mezzo il decreto sicurezza che prolunga da 24 a 48 mesi i tempi per la conclusione del procedimento. La sua storia è raccontata dall’Huffington Post.

Suo padre, sua madre e sua sorella sono già italiani. Il papà lo è diventato nel 2015 e la madre lo diventerà il 18 dicembre. Per lui, invece, la situazione si fa ora più complicata. “Mio padre, che ha giurato nel maggio 2015 – spiega Ghassan al giornale on line – ha presentato richiesta per ottenere la cittadinanza per me e mia sorella nel 2008, ma io nel 2014 ho compiuto diciotto anni, per cui quella pratica per me non era più valida. Nel 2015 mia sorella l’ha ottenuta, io ho dovuto ricominciare tutto daccapo”.

Il mancato ottenimento della cittadinanza per lui è stato un problema. Non ha potuto partecipare ai campionati del mondo di atletica. Il giovane marocchino correva i 400 metri piani. Secondo posto ai campionati regionali nel 2012, l’anno successivo campione regionale della categoria under 16-under 18, dal 2010 al 2015 ha partecipato ai campionati italiani.

Nel 2013 riesce a conseguire la prestazione minima per partecipare ai campionati del mondo a Donec’k, in Ucraina. Avrebbe rappresentato l’Italia, ma non poteva farlo senza il documento di cittadinanza. E così Ghassan ha dovuto rinunciare all’atletica.

Ora il giovane marocchino, dopo il diploma in un istituto professionale di economia, lavora come educatore nella cooperativa sociale “Giro del cielo” e tra qualche settimana partirà per la Grecia, per prestare la sua opera in un campo di rifugiati. Anche lì sarà un problema perché, ovviamente, non potrà passare come tutti gli italiani dall’area Schengen, ma dovrà sottoporsi ai controlli visto che non ha la cittadinanza italiana.

Come Ghassan sono quasi un milione, i figli e le figlie di immigrati cresciuti in Italia, ma senza passaporto italiano, tanti animano il movimento “Italiani senza cittadinanza”, che in questi giorni, dopo il via libera al decreto Salvini, hanno lanciato dalla pagina Facebook del movimento la campagna #Italianiusaegetta per chiedere al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di non firmarlo.

Dice all’Huffington Post Marwa Mahmoud, del movimento: “E’ assurdo che chi sta qui da tanti anni e magari era a un passo dall’ottenere la cittadinanza debba aspettare ancora. Questo decreto ci rende italiani con la condizionale, non ne possiamo più di essere il capro espiatorio di un Paese in crisi”.

In tanti si stancano di aspettare e, a differenza di Ghassan, lasciano il Paese el quale sono arrivati bambini. Lui, però, non se ne andrà. “Molti mi dicono che si trovano meglio all’estero, io non credo che per me sarebbe lo stesso – taglia corto – Sono italiano, è qui che ho costruito la mia vita”.

Il sindaco Luca Vecchi, che in gioventù ha praticato l’atletica leggera, scrive su Facebook: “Arriverà un giorno in cui la cittadinanza te la consegnerò io in Sala del Tricolore. Resisti come solo i quattrocentisti sono abituati a resistere. Resisti se anche questo paese non vuole ancora riconoscerti come cittadino. Anche se sei qui da quando avevi 5 anni, anche se oggi sei un educatore per tanti ragazzi della nostra città. Anche se stai subendo una grande ingiustizia. Resisti, per noi sei cittadino reggiano, cittadino della città di tutte le persone, sei cittadino di questo paese, sei cittadino del mondo. E arriverà il giorno in cui in Sala del Tricolore chiuderemo questo percorso”.