Cala la produzione industriale: – 2,1% nel terzo trimestre

6 dicembre 2018 | 08:29
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Cala la produzione industriale: – 2,1% nel terzo trimestre

L’attacco di Unindustria al decreto dignità: “Con le nuove norme, che hanno introdotto rigidità nel mercato del lavoro, il 36% delle imprese metalmeccaniche reggiane cesserà i rapporti di lavoro a termine alla loro scadenza”

REGGIO EMILIA – Il terzo trimestre dell’anno si mostra debole per l’industria metalmeccanica reggiana. L’indagine congiunturale di Unindustria Reggio Emilia registra infatti una contrazione della produzione industriale del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che aveva registrato un forte tasso di crescita. Il dato interrompe un percorso di crescita che durava ininterrottamente da sette trimestri consecutivi.

La battuta d’arresto della produzione è confermata dagli altri indicatori: fatturato 0,1%, ordinativi -6,8% con un calo del 6,3% sul fronte estero. Nella media invece i livelli occupazionali che mostrano un aumento del 3,3% rispetto all’analogo periodo del 2017. Le aspettative delle imprese metalmeccaniche sul quarto trimestre sono in peggioramento.

A Reggio Emilia le aziende metalmeccaniche occupano il 57% della forza lavoro dell’industria manifatturiera e contribuiscono al 61% dell’intero export provinciale.
Nel periodo gennaio-giugno 2018 le esportazioni del settore sono cresciute dell’8,8% rispetto al primo semestre 2017. Tra i settori più importanti per valore assoluto delle esportazioni, risultano in crescita i macchinari (2.146 milioni con un incremento dell’8,2%), i prodotti in metallo (659 milioni, +12,1, i mezzi di trasporto (155 milioni, +17,1%), gli apparecchi elettronici (132 milioni, +10,8%).

Negli ultimi mesi, infatti, i giudizi degli imprenditori sono peggiorati per effetto della situazione di incertezza che porta a rallentare le decisioni di investimento e per la debolezza della domanda mondiale.

Le richieste degli imprenditori
Secondo Unindustria “preservare la metalmeccanica e stimolare la sua crescita deve essere quindi la priorità per la politica nazionale e locale, nell’interesse generale. Le istituzioni nazionali e locali sono chiamate a sostenere chi può dare forza al Paese: le imprese. Bisogna puntare di più sulla metalmeccanica, vero motore del Paese, spina dorsale della nostra economia. Il nostro tessuto industriale è per la stragrande maggioranza composto da piccole imprese che svolgono un ruolo chiave nelle filiere del valore”.

L’attacco al decreto dignità
Scrive Unindustria: “La flessibilità per l’industria metalmeccanica non è precarietà. Il 96% dei lavoratori del settore sono a tempo indeterminato. Fino ad oggi i contratti a tempo determinato sono stati anche un’occasione per instaurare rapporti di lavoro stabile, infatti il 40% dei lavoratori assunti a tempo indeterminato nelle nostre aziende sono trasformazione di contratti flessibili. Dall’ultima indagine a livello nazionale emerge che, per effetto delle recenti norme (Decreto Dignità), che hanno introdotto rigidità nel mercato del lavoro, il 30% delle imprese del settore cesserà i rapporti di lavoro a termine alla loro scadenza, percentuale che sale al 36% per le imprese metalmeccaniche reggiane, proprio a causa del deterioramento del quadro macroeconomico. Inoltre si rileva la difficoltà a prorogare o rinnovare i contratti a termine in scadenza. Il 65% delle aziende che non prorogheranno o non rinnoveranno i contratti, ne imputano le cause alle limitazioni imposte dal Decreto Dignità. Non si crea lavoro con le norme, imponendo dall’alto soluzioni che invece devono nascere dal mercato. Per creare occupazione stabile, serve una crescita stabile che va stimolata con adeguate politiche industriali. Per avere più occupazione bisogna puntare di più sulle imprese. Questa è l’unica equazione possibile. E’ necessario rendere le imprese competitive e creare i profili professionali corrispondenti ai bisogni delle aziende”.

Alternanza e formazione
Come risulta dall’indagine di Federmeccanica il 48% delle aziende metalmeccaniche hanno difficoltà a reperire personale. Il 42% delle imprese non trova i profili con competenze altamente tecnologiche avanzate e digitali. Mentre il 45% delle nostre aziende fatica a reperire persone con competenze tecniche di base tradizionali.
A livello locale il 49% delle imprese fatica a trovare il personale in possesso di competenze tecniche, principalmente a causa del ridotto numero di candidati.

Scrive Unindustria: “Davanti queste difficoltà gli imprenditori in molti casi sono costretti ad orientarsi su profili non totalmente in linea con i fabbisogni aziendali. Tutto ciò evidenzia ancora una volta un marcato scollamento tra la domanda e l’offerta di lavoro. Le aziende devono quindi accollarsi (con relativi oneri economici e organizzativi) interventi formativi straordinari per colmare il gap di conoscenze che non dovrebbe esserci. L’istruzione, in particolare l’alternanza scuola lavoro, e la formazione hanno un fondamentale valore strategico”. Per questo Unindustria chiede la conferma per gli istituti tecnici e professionali delle 400 ore di alternanza scuola lavoro e delle risorse per le Scuole.

E aggiunge: “Ed è altrettanto importante che non venga cancellato il credito di imposta per la Formazione 4.0, visto che, come risulta dalla nostra indagine, sono proprio le competenze digitali quelle che più non si trovano sul mercato (42%) e quelle che più mancano al personale assunto (48%). Queste misure devono essere potenziate e migliorate, non cancellate o ridotte. Non si possono “tagliare (le ore e le risorse per l’alternanza) e togliere (il credito di imposta per la formazione funzionale a Industry 4.0)”.