Nuovo arresto per Ivano Scianti, l’Arsenio Lupin di Budapest

21 dicembre 2018 | 17:14
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Nuovo arresto per Ivano Scianti, l’Arsenio Lupin di Budapest

Il noto criminale reggiano deve scontare una pena, definitiva, ad un anno e sei mesi di reclusione per una rapina consumata, nel 2010, all’ufficio postale di Sant’Ilario

REGGIO EMILIA – Nuovo arresto per Ivano Scianti, 72 anni, “L’Arsenio Lupin delle opere d’arte”. Il noto criminale reggiano deve infatti scontare una pena, definitiva, ad un anno e sei mesi di reclusione per una rapina consumata, nel 2010, all’ufficio postale di Sant’Ilario.

Ma il nome di Scianti è indissolubilmente legato al colpo del novembre 1983 al museo di Belle arti di Budapest quando rubò, in una sola notte, sette capolavori del Rinascimento, tra cui la Madonna di Esterhazy di Raffaello. In mezz’ora, insieme a un complice, infilò dentro a dei sacchi di juta, dipinti di Raffaello, Giorgione, Tintoretto, Giambattista e Giandomenico Tiepolo. Un colpo su commissione, progettato e realizzato da Scianti e dal suo complice storico, Graziano Iori.

A tradirli fu un cacciavite di marca Usag utilizzato per smontare le tele. Scianti disse che l’aveva lasciato lì apposta per depistare le indagini e fare ricadere la responsabilità sugli statunitensi e innescare uno scontro fra Usa e Urss. Peccato che l’attrezzo fosse invece prodotto a Milano e questo permise agli inquirenti di risalire subito alla pista italiana.

La bella sedicenne ungherese Katalin Jonas, conosciuta dai due in un night a Budapest e fidanzata di Iori, diede una bella mano, dato che li aveva aiutati nel colpo, ma poi, interrogata dalle forze dell’ordine, confermò che gli autori erano italiani anche se non fece i nomi. Fu però l’insospettabile Giacomo Morini, che aveva fornito ai due la Fiat Ritmo rossa su cui, alla frontiera, erano stati fatti passare i capolavori, a spifferare, torchiato dalle forze dell’ordine dell’ordine, i nomi di Iori e Scianti.

I dipinti furono poi ritrovati. Il Raffaello era stato sotterrato in un villaggio nei pressi di Budapest, le altre opere d’arte furono fatte rinvenire, dentro una valigia, fra i cespugli del giardino del monastero greco di Panaria Trypiti, sulle sponde del Golfo di Corinto dove la Fiat Ritmo di Morini si era dovuta fermare per un guasto meccanico, probabilmente mentre stava per consegnare le opere d’arte a chi le aveva commissionate.

Scianti, per quel furto epocale, si prese una condanna di un anno e sei mesi. In confronto, quella a un anno e mezzo, per la rapina all’ufficio postale di un paese, suona quasi oltraggiosa. Sic transit gloria mundi.