Tre Comuni reggiani registrano i figli di coppie omosessuali

14 novembre 2018 | 15:58
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Tre Comuni reggiani registrano i figli di coppie omosessuali

I sindaci di Reggio, Scandiano e Castellarano accettano gli atti (senza valore legale) a tutela dei minori

REGGIO EMILIA – Dopo il registro delle unioni civili, Reggio Emilia porta avanti un altro pezzo della battaglia sui diritti delle coppie gay. Sono infatti tre i Comuni della provincia (il capoluogo, Scandiano e Castellarano) i cui sindaci hanno deciso di accettare la dichiarazione di tre donne omosessuali, che hanno espresso la volonta’ di riconoscere come figlio naturale il bambino della propria convivente.

Si tratta di atti privi di effetti giuridici e non previsti (ma neanche vietati) dall’attuale normativa, che tuttavia potranno in futuro tutelare il minore. Viene infatti spiegato che ad esempio, in caso di decesso del genitore biologico, il documento depositato in municipio testimoniera’ l’intenzione dell’altro partner di avere in affidamento il bambino evitando cosi’ che – in assenza di altri parenti – venga assegnato ai servizi sociali.

Un passo in avanti dunque per le coppie dello stesso sesso, che in altre citta’ hanno dovuto ricorrere alle vie legali per far accettare le dichiarazioni. L’atto accettato dal sindaco Luca Vecchi, firmato l’1 ottobre scorso, riguarda il caso di una donna che ha chiesto di poter riconoscere il figlio della compagna, nato con la fecondazione artificiale.

“Un sindaco – dice Vecchi – si preoccupa dei diritti di tutti i bambini della sua comunita’ di cui si prende cura e di fronte a un genitore, anche non biologico, che manifesta all’amministrazione l’intenzione di prendersi cura di uno di loro, penso che acquisire questo atto significa non compiere nulla contro qualcuno, ma riconoscere un atto civilta’”. E anche “portare un contributo, senza scontri ideologici, ma avendo a cuore i diritti delle persone, ad un Paese che deve continuare il suo dibattito sul tema dei diritti”.

Alesssio Mammi, primo cittadino di Scandiano, aggiunge: “Non ho fatto nessun atto rivoluzionario, ho fatto una cosa normalissima che in qualsiasi altro Paese civile sarebbe gia’ avvenuta”, mentre Giorgio Zanni, sindaco di Castellarano, sottolinea: “Noi sindaci ci siamo assunti una responsabilita’ che non compete a noi, ma questo deve stimolare i nostri parlamentari ad aprire un dibattito su temi che hanno ripercussioni vere sulla vita delle persone”. Alberto Nicolini, presidente dell’Arcigay reggiano, conclude: “Qui parliamo di famiglie che sono reali e non esistono solo sulla carta. Abbiamo gia’ altri due Comuni in cui ci sono richieste di riconoscimento, ma da domani manderemo una mail ad ogni singolo sindaco del territorio per spiegare cosa si puo’ fare e metterci a disposizione”.