Mafie a Reggio, due incontri sul ruolo del giornalismo e le infiltrazioni nelle imprese

9 novembre 2018 | 14:51
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Mafie a Reggio, due incontri sul ruolo del giornalismo e le infiltrazioni nelle imprese

Organizzati dal Movimento Agende Rosse ‘Rita Atria’ e Libera. Il giornalista Paolo Borrometi sarà il protagonista sia sabato mattina in sala del Tricolore che nel pomeriggio in sala Rossa

REGGIO EMILIA – Il Movimento Agende Rosse ‘Rita Atria’ e Libera organizzano due incontri, sabato, per parlare di infiltrazioni mafiose nella nostra provincia. Ad entrambi parteciperà il giornalista Paolo Borrometi, 35 anni, di Ragusa, che denuncia da anni gli intrecci tra mafia e politica. Anche dopo le minacce di morte, e la grave aggressione subita nel 2014, Paolo Borrometi ha continuato a parlare, a scrivere e a sperare di essere letto, perché questo può fare la differenza. Dice di sè: “Non sono un eroe, sono solo uno che fa il proprio dovere.” Da allora Paolo vive sotto scorta.

Sabato mattina, alle 10, in sala del Tricolore Paolo Borrometi parteciperà all’incontro “Io non taccio, quando il giornalismo è potente strumento antimafia”. Insieme a lui ci saranno Sabrina Pignedoli, giornalista e autrice del libro “Operazione Aemilia”, Paolo Bonacini, giornalista inviato al processo Aemilia per Cgil e ilfattoquotidiano.it, Luca Vecchi, sindaco di Reggio e Natalia Maramotti, assessore a cultura della Legalità del Comune. Modera Stefano Morselli, giornalista.

Nel secondo incontro, che si terrà sempre sabato, alle 16.30, nella sala rossa del municipio, si parlerà invece di soldi e servizi apparentemente facili, appalti portati via con il massimo ribasso, aziende svuotate, imprenditori sotto ricatto. Il titolo dell’incontro è “Fare impresa a Reggio Emilia. Sfide e complessità”. Paolo Borrometi, direttore di “La Spia” e giornalista di inchiesta dialogherà con Gabriele Franzini, direttore di Telereggio.

L’iniziativa, realizzata con Libera Reggio Emilia  e in collaborazione con il  Comune di Reggio Emilia, è specifica per imprenditori, amministratori pubblici. E’ diretta ad operatori sociali, dirigenti scolastici di istituti superiori che preparano i giovani al lavoro, ad associazioni antimafia che operano per incontrare e parlare con la gente.

Scrive il Movimento Agende Rosse ‘Rita Atria’ di Reggio Emilia e provincia: “Questo evento viene da noi dedicato  a tutti gli imprenditori che denunciando, hanno subito ritorsioni. Agli imprenditori che hanno pagato con la vita. E’ grazie a loro se oggi noi, Movimento Agende Rosse ‘Rita Atria’ di Reggio Emilia e provincia e Libera Reggio Emilia, iniziano, con determinazione, a proporre pubblicamente un dibattito su questo tema. Sentiamo quanto l’imprenditoria è presa nel fuoco di fila della ’ndrangheta. E quanto la mancanza di liquidità può indurre un imprenditore a rivolgersi a “soldi facili e servizi facili” dove di facile, si troverà ben presto a constatare, che non c’è assolutamente nulla. Anzi”.

Continua il Movimento: “Dedichiamo  questa iniziativa a  Matteo Franzoni, un giovane imprenditore che con le sue denunce ha dato l’avvio al processo Pesci a Mantova.  Rossella Canadè, giornalista e scrittrice, ce lo ha fatto conoscere attraverso il suo libro  “Fuoco criminale”. Questo evento vuole essere un messaggio a  Matteo F.  perché non si senta solo, perché si riesca a far rete intorno a lui. E altrettanto cerchiamo e vogliamo che altri imprenditori che come lui hanno denunciato o pensano di poterlo fare, non si sentano soli… ma in rete, insieme”.

Il Movimento spiega il motivo di questo incontro: “Il processo Aemilia, di cui si è concluso il 31 ottobre il I° grado di giudizio, ha indotto consapevolezza in molti cittadini. Si è dovuto constatare che la crisi non è stata solo indotta da avverse condizioni di mercato. Ma anche e sopratutto dall’infiltrazione ‘ndranghetistica. Il percorso è risultato chiaro: improvvisate aziende provenienti dal sud-Italia, hanno vinto appalti a non finire, con ribassi, almeno del 24%, rispetto alle aziende locali. Le stesse, oltre a soffrire dei mancati appalti, necessitavano di liquidità e di recupero crediti da parte di debitori. La ’ndrangheta, oltre a soffiare gli appalti, si introduceva, per questi servizi, nelle aziende, prendendone via via possesso. E il titolare diventò così un prestanome. Un esempio tra tanti: la Perego in Lombardia, trovata ‘quella liquidità’, diventò  un sistema di riciclaggio di denaro sporco e i suoi mezzi di trasporto vennero adibiti, anche, al trasporto di droga. E velocemente fallì. Mentre ci si azzarda a parlare al passato, sappiamo con certezza che altre imprese stanno facendo la stessa fine”.

Ricordano gli organizzatori dell’incontro:”Nel 2009, l’arrivo a Reggio Emilia, della prefetto  Antonella De Miro, ruppe un sistema di connivenze. Operò attraverso la giustizia amministrativa, nell’interdittiva antimafia nei confronti di un consorzio di imprese in odore di ‘ndrangheta. Si adoperò nella prevenzione e lotta contro le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e negli enti locali. Furono i primi fondamentali movimenti che disincagliarono lo stato di cose. Fu lo spartiacque: coloro che amministravano  le istituzioni dovettero d’obbligo, prenderne coscienza. Giornaliste e giornalisti unitamente a un gruppo di  giovani, contribuirono facendo ricerche concrete sul territorio, denunciando pubblicamente. E partirono indagini specifiche  che sfociarono nel processo Aemilia, con gli esiti recenti che ben conosciamo”.