Leggi razziali, a 80 anni dalla promulgazione Comune e Istoreco pubblicano ‘Razza di Stato’

23 novembre 2018 | 17:38
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Leggi razziali, a 80 anni dalla promulgazione Comune e Istoreco pubblicano ‘Razza di Stato’

Il libro per gli studenti presentato domani in Sinagoga e consegnato il 28 novembre in Sala del Tricolore

REGGIO EMILIA – Ottant’anni fa, prodotte del totalitarismo fascista, venivano promulgate in Italia le leggi razziali, definite ‘Provvedimenti per la difesa della razza italiana’. Era il 17 novembre 1938 quando quelle leggi furono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Quest’anno è dunque l’anniversario della vergogna, dell’inizio formale della grande persecuzione in Italia, con quell’insieme di norme e provvedimenti che misero al bando migliaia di ebrei italiani, escludendoli dalla vita sociale e dal sistema dei diritti, impoverendoli, negandoli come Persone: il primo passo violento, che aprì la strada alla deportazione e alla Shoah, lo sterminio.

Reggio Emilia, città Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza, non è stata risparmiata dalle persecuzioni e dalle deportazioni di cittadini ebrei e assieme a loro di antifascisti, di dissidenti politici, di militari prigionieri che si rifiutarono di combattere a fianco dei nazisti e dei repubblichini di Salò. Reggio Emilia non dimentica, con tre iniziative.

Il libro: “Razza di Stato”
Una è la pubblicazione del libro ‘Razza di Stato’, a cura di Comune e Istoreco (con la collaborazione dell’Archivio di Stato), rivolto in particolare ai giovani di oggi. Il volume verrà donato ai neo diciottenni assieme alla Costituzione della Repubblica italiana, offerta ai ragazzi già da diversi anni, affinché possano toccare con mano, mente e coscienza l’origine abominevolmente codificata e legittimata della discriminazione razziale e della persecuzione.

‘Razza di Stato’ ripercorre i passaggi che negli anni Trenta portarono alla promulgazione delle leggi razziali, con documenti, riferimenti normativi, testimonianze dirette di sopravvissuti, biografie, fatti e immagini, analisi e ricostruzioni sulle conseguenze – in tutti gli ambiti di vita: dalla scuola al lavoro, con espulsioni e licenziamenti – che il provvedimento ebbe anche a Reggio Emilia e in diversi e importanti altri comuni della provincia. La pubblicazione ospita anche una testimonianza di Piero Terracina, ebreo romano sopravvissuto a Birkenau, spesso protagonista di incontri con gli studenti reggiani. Un libro-monito per ogni tempo.

Gli incontri pubblici
Le altre due sono incontri pubblici: il 24 novembre in Sinagoga la presentazione del libro e il 28 novembre in Sala del Tricolore, la sua consegna alle scuole. La prima consegna del volume, assieme alla Costituzione, alle scuole avviene il 28 novembre in Sala del Tricolore, da parte del sindaco Luca Vecchi: “Dal punto più basso e buio, le leggi razziali del 1938, a quello più alto, la Costituzione repubblicana entrata in vigore nel 1948, al termine del decennio più doloroso, tragico e alla fine glorioso dell’Italia – commenta il sindaco – Il decennio della guerra più atroce, del razzismo e dello sterminio, ma anche quello della Resistenza, del riscatto, della Liberazione da fascismo e nazismo, della nascita e dell’inizio del nostro cammino con la Costituzione. Dieci anni che dimostrano quanto sia necessario sperare e lottare sempre. Per questo vogliamo donare insieme, ai nostri ragazzi, il racconto di quell’obbrobrio e il Testo che è la bussola della nostra libertà democratica e che compie 70 anni di vita”.

Gli ebrei a Reggio
Al momento del primo censimento dopo le leggi razziali, nel Reggiano vivevano 165 cittadini ebrei; 95 a Reggio Emilia, gli altri divisi fra Guastalla, Scandiano, Novellara e Correggio. Molti di loro lasciarono l’Italia entro il 1940. Sono 16 i cittadini ebrei reggiani morti nelle persecuzioni.

Dieci di loro furono catturati dalla polizia e deportati ad Auschwitz/Birkenau nel febbraio 1944. Partirono da Fossoli sullo stesso treno di Primo Levi e per questo abbiamo tanti dettagli, presi dai suoi libri. Gli altri sei ebrei reggiani sono deceduti in città o in provincia, costretti a nascondersi, o perché gravemente ammalati o per le conseguenze delle persecuzioni (un professore fu trovato morto in casa, e la causa del decesso non fu accertata con chiarezza).

A queste 16 persone sono state dedicate Pietre d’inciampo posate in questi anni da Istoreco e Comune, davanti a quelle che furono le loro case o i luoghi da loro frequentati.

Se si considerano tutti i deportati, originari di Reggio Emilia e provincia, ai campi di concentramento e sterminio – contando anche i militari reggiani catturati al fronte e mandati in Germania, dove di solito si rifiutavano di combattere a fianco dei nazisti e venendo per questo eliminati, i deportati della montagna e quelli per motivi politici, cioè antifascisti – si raggiungono le circa 8.000 persone, un migliaio delle quali non ha più fatto ritorno.