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Inchiesta su nomine a Roma, la procura: condannare Raggi a 10 mesi

9 novembre 2018 | 18:47
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Inchiesta su nomine a Roma, la procura: condannare Raggi a 10 mesi

Di Maio: “Il nostro codice etico parla chiaro”. La sindaca: “Non è stato mai applicato”. Raineri: “Una zarina debole”. L’ex capo di gabinetto durante il processo: “Marra consigliere privilegiato della sindaca”

REGGIO EMILIA – Dieci mesi di reclusione. Questa la richiesta della Procura per la sindaca Virginia Raggi, imputata per falso nell’ambito del processo sulle nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento Turismo del Campidoglio.

“Per quanto riguarda il sindaco di Roma, io non conosco l’esito del processo ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio. “Il codice etico del 2016 relativamente agli indagati non è stato mai applicato”, ha affermato la sindaca in dichiarazioni spontanee nel corso dell’udienza sul processo sulle nomine in Campidoglio. “Solo in un caso, quello del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, si arrivò alla sospensione perché non aveva comunicato la sua iscrizione nel registro degli indagati”, ha aggiunto Raggi.

“Raffaele Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco”. È quanto ha affermato l’ex capo di gabinetto del Comune di Roma, Carla Raineri, sentita come testimone nel processo che vede imputata la sindaca Virginia Raggi per falso in relazione alla nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele) a capo della direzione turismo. Marra e Salvatore Romeo, il primo vice capo di gabinetto, il secondo capo della segreteria politica nell’agosto del 2016 “si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante, Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato”.

E ancora: “stavano in tre in una stanza a porte chiuse, per riunioni inaccessibili a tutti se non all’allora vice sindaco Daniele Frongia. Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca. Erano stati coniati vari epiteti per Marra, eminenza grigia, Richelieu, sottolineando la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin. Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine. Penso a me, quando dissi che intendevo sostituire Marra con un generale dei Carabinieri nel ruolo di vice capo di gabinetto da lì a poco la sindaca si fece venire dubbi sulla mia nomina”.

Secondo la Procura di Roma la sindaca Virginia Raggi “mentì alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016” perché se avesse detto che la nomina di Renato Marra era stata gestita dal fratello Raffaele, sarebbe incorsa in un’inchiesta e “in base al codice etico allora vigente negli M5S, avrebbe dovuto dimettersi”. Così in aula il procuratore aggiunto Paolo Ielo che ha chiesto alla corte l’acquisizione del codice etico M5S vigente nel 2016 che prevedeva in caso di indagine penale a carico di un ‘portavoce’ la sua ineleggibilità o, se già eletto, le dimissioni. “Se la sindaca avesse detto la verità e avesse riconosciuto il ruolo di Raffaele Marra nella scelta del fratello – ha spiegato Ielo – l’apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile. Lei era consapevole che in casi di iscrizione a modello 21 (ovvero come indagata in un fascicolo penale, ndr) rischiava il posto è per questo mentì. Il codice etico fu modificato nel gennaio del 2017”.