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Giornalismo, cronisti Emilia-Romagna: “In Italia clima intimidatorio”

13 novembre 2018 | 14:05
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Giornalismo, cronisti Emilia-Romagna: “In Italia clima intimidatorio”

Sit in sotto la prefettura a Bologna: “Da Di Maio e Di Battista cyberbullismo”

REGGIO EMILIA – Forse il vicepremier Luigi Di Maio, “essendo iscritto all’Ordine, per coerenza dovrebbe dimettersi o comunque stare attento a quello che dice, dato che l’Ordine della Campania lo ha deferito al Consiglio di disciplina perche’ le cose che ha detto violano le norme deontologiche che impongono la solidarieta’ tra i colleghi”.

E in ogni caso “le espressioni sue e di Alessandro Di Battista tendono ad intimidire i giornalisti”, perche’ non sono solo “insulti pesanti, ma anche un modo per dire ‘attenzione a quello che fate, perche’ se ci criticate e non dite quello che noi vorremmo che diceste possono arrivarvi provvedimenti pesanti’, come quelli, gia’ annunciati, dell’abrogazione dell’Ordine”, che potrebbe nascondere “l’obiettivo di sostituire uno strumento di autogoverno con uno che risponda direttamente al Governo”, e “del Fondo per il pluralismo”.

Non usa mezzi termini il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, Giovanni Rossi, per spiegare le ragioni alla base dei flash mob organizzati in tutta Italia per protestare contro le parole di Di Maio e Di Battista, che sabato, dopo l’assoluzione del sindaco di Roma, Virginia Raggi, in un processo per falso ideologico hanno apostrofato i cronisti con espressioni come ‘infimi sciacalli’ e ‘pennivendoli e puttane’. A Bologna la protesta ha portato sotto la Prefettura una cinquantina di persone, e alla fine una delegazione e’ stata ricevuta dal capo di gabinetto del prefetto Patrizia Impresa, a cui, fa sapere Rossi, “abbiamo spiegato le nostre ragioni”.

In primis, chiosa il presidente emiliano-romagnolo dell’Ordine, “respingiamo al mittente gli insulti, che sono il sintomo di un clima di intolleranza verso il lavoro dei giornalisti e un tentativo di condizionarne l’autonomia”. Questo, aggiunge Rossi, “fa pensare che nel Paese ci sia chi non vuole che i giornalisti facciano il loro lavoro, ma vorrebbe che fossero portavoce del potere e propagandisti, cosa che non accettiamo”.

Ovviamente, precisa il presidente, la Prefettura “non poteva darci rassicurazioni particolari, si sono limitati a dire che prendono atto delle nostre osservazioni e che riferiranno ai livelli superiori di questa iniziativa”. Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente dell’Aser (Associazione stampa Emilia-Romagna), Serena Bersani, che si dice “molto colpita da queste forme quasi di cyberbullismo usate da alte cariche dello Stato” e sottolinea “l’inquietante somiglianza tra le minacce ai giornalisti lanciate dalle gabbie degli imputati del processo Aemilia e le parole di Di Maio e di Di Battista”.

Da parte sua, il segretario bolognese e regionale della Uil, Giuliano Zignani, definisce gli insulti dei due esponenti del Movimento 5 stelle “un becero tentativo di minare l’articolo 21 della Costituzione” e stigmatizza “la minaccia palese di intervenire sul fondo dell’editoria, utilizzandolo come grimaldello per zittire editori e giornalisti”. Sul fronte del M5s, invece, il leader bolognese del Movimento, Massimo Bugani, afferma, in un post su Facebook dedicato agli “editori in conflitto di interessi”, che i grillini hanno “sempre difeso la liberta’ di informazione”, mentre hanno “sempre attaccato chi libero non e’ e ci fa pure la morale”.