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Dolce & Gabbana nella bufera, banditi dall’e-commerce in Cina

22 novembre 2018 | 18:28
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Dolce & Gabbana nella bufera, banditi dall’e-commerce in Cina

Dopo le polemiche sulla campagna social nel mirino degli internauti cinesi per razzismo e sessismo. Stilisti, “spiacevole, evento voleva essere tributo a Cina”

REGGIO EMILIA – Dolce & Gabbana sempre più nella bufera: i prodotti della griffe italiana sono spariti dalle piattaforme di e-commerce già dalla tarda serata di ieri, secondo jinronghu.com. Il boicottaggio è sui tre colossi del settore cinesi Tmall, JD.com e Suning, quelli cross-border NetEase Kaola e Ymatou, e compagnie del luxury e-commerce come Secoo e Vip.com, e Yhd.com. Su Weibo, il Twitter locale, D&G è tra i primi 4 dei principali 5 trending topic, dopo le polemiche sui video “razzisti e sessisti” e ulteriori commenti su Instagram.

Il portavoce del ministro degli Esteri cinese: “Chiedete alle persone comuni”
“Non è una domanda diplomatica e non lascerò che diventi una domanda diplomatica”: è la replica del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, a un commento alle polemiche contro Dolce & Gabbana per campagna pubblicitaria e commenti ritenuti offensivi dagli internauti del Dragone. “Dovreste chiedere alle persone comuni come si pongono rispetto a questa domanda”, ha aggiunto in conferenza stampa.

La sfilata saltata
Ieri è saltata la sfilata-evento all’Expo Centre di Shanghai, dopo le polemiche sulla campagna social nel mirino degli internauti cinesi per razzismo e sessismo: come trend topic, la vicenda ha avuto in serata oltre 120 milioni di “letture” su Weibo, Twitter locale, incluse le critiche di Zhang Ziyi, star di “Memorie di una Geisha”. Un recente studio della società di consulenza Bain, riportato dalla AP, ha rivelato che un terzo di tutti gli acquisti di fascia alta sono fatti da cinesi consumatori, acquisti sia in patria che all’estero. E che è prevista una crescita del 46% entro il 2025, alimentata soprattutto da millennial e generazione Z adolescenti. Dolce & Gabbana ha 44 boutique in Cina, di cui quattro in Shanghai, essendo entrato nel mercato cinese di Hangzhou nel 2005.

I commenti attribuiti a Stefano Gabbana
Uno screenshot ha riportato i commenti attribuiti a Stefano Gabbana (che ha denunciato un hackeraggio) secondo cui la Cina era definita “una mafia maleodorante, sporca e ignorante”. Dice Stefano Gabbana: “Il mio account Instagram è stato violato. Il mio ufficio legale sta lavorando su questo. Amo la Cina e la cultura cinese. Mi dispiace tanto per quello che è successo”. I due stilisti commentano così quanto accaduto: “Ciò che è accaduto oggi è davvero spiacevole, non solo per noi, ma per tutti coloro che hanno lavorato notte e giorno per dar vita a questo progetto. Il nostro sogno – scrivono – era quello di realizzare a Shanghai un evento che fosse un tributo alla Cina, che raccontasse la nostra storia e la nostra visione”.

I tre video promozionali “incriminati”
Il caso ha avuto inizio sabato col rilascio su Weibo dei tre video promozionali: una giovane donna cinese mangia piatti della cucina italiana (pizza, spaghetti e cannolo) con le tradizionali bacchette e una voce maschile fuori campo, di fronte ai suoi tentativi impacciati, dà consigli su cosa e come fare giocando su doppi sensi e altro. Nel mirino le scelte fatte, a partire dalla modella: occhi piccoli e sorriso naif hanno rinfocolato l’accusa dell’uso stereotipato per comunicare e parlare di e ai cinesi.
Un caso di razzismo, per molti, con il salto nel sessismo al momento in cui la donna tenta di mangiare il cannolo. “E’ troppo grande per te?”, chiede maliziosamente la voce maschile.

Le celebrità che hanno disertato la sfilata
Tra le celebrità che hanno confermato che avrebbero disertato la sfilata-evento le attrici Zhang Ziyi (“Memorie di una Geisha”) e Li Bingbing, e l’attore Chen Kun, ha riferito il China Daily. Mentre sull’account Twitter del Quotidiano del Popolo, la “voce” del Pcc, è stato rilanciato addirittura lo stop all’iniziativa.