Appalti pubblici, la Cna: “Via a barriere per Pmi”

22 novembre 2018 | 15:14
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Appalti pubblici, la Cna: “Via a barriere per Pmi”

La Confederazione chiede correttivi su massimo ribasso, dimensione dei lotti e parametri di valutazione delle imprese che partecipano alle gare

REGGIO EMILIA – Nuove regole per l’assegnazione degli appalti pubblici, se non premianti almeno piu’ inclusive delle piccole e medie imprese locali. Sono al centro dell’appello lanciato dalla Cna, in parte raccolto dal protocollo siglato con il Comune, insieme alle altre associazioni imprenditoriali, il 18 ottobre scorso. Al netto dell’intesa, sottolineano pero’ il presidente della Cna reggiana con il direttore Azio Sezzi, restano ancora diversi problemi “che i correttivi al nuovo codice degli appalti piu’ volte apportati, non hanno ancora centrato”.

Nello specifico sono dunque tre gli aspetti da rivedere per la confederazione degli artigiani: il criterio del massimo ribasso, la dimensione dei lotti e i parametri di valutazione delle imprese che partecipano alle gare. “I limiti del massimo ribasso – sottolinea Azio Sezzi – sono evidenti: comporta un abbassamento della qualita’ delle prestazioni, offre il fianco al rischio di infiltrazioni mafiose, crea impatti ambientali negativi perche’ alcuni cantieri vengono abbandonati a meta’ e nello stesso tempo aumenta il rischio di contenziosi”.

Spesso poi, dicono i relatori, “anche le gare indette con il criterio dell’offerta economicamente piu’ vantaggiosa (che contempera il costo dei lavori con la qualita’, ndr) vengono vinte da chi fa il prezzo piu’ basso”.

Un altro sbarramento per le pmi e’ poi costituito dalla dimensione dei lotti appaltati che, troppo grande, consente solo alle imprese piu’ strutturate di aggiudicarseli. “Negli ultimi due anni – sottolinea Cna – il valore dei lotti e’ quasi raddoppiato: servirebbe uno spacchettamento per consentire la partecipazione anche dei piccoli”. Infine, sui criteri valutati nelle assegnazioni, gli artigiani reggiani fissano almeno tre punti cardinali: la legalita’ (premiando le imprese effettivamente iscritte alla white list e non che abbiano solo fatto richiesta), “esperienza e competenza del personale” e valorizzazione delle aziende locali “non nell’ottica di punire qualcuno ma per premiare quelle aziende che conoscono il territorio e possono garantire prestazioni tempestive e continuate nel tempo”.

Da notare a questo proposito che, secondo i dati dell’osservatorio regionale sui contratti pubblici elaborati da Cna, gli appalti assegnati ad imprese non emiliano-romagnole sono minoritari, pari al 10,8% del totale (contro il 34% dei lavori vinti da aziende provinciali e il 55% da regionali). Rispetto al ribasso medio praticato in provincia, il 16,6%, le aziende extraregionali applicano pero’ un ribasso maggiore, che si attesta intorno al 24,5% circa. Insomma, conclude il presidente Giorgio Lugli, “il nostro obiettivo e’ chiaro ed e’ quello di favorire l’incontro tra le esigenze di buona amministrazione delle istituzioni locali e il valore aggiunto delle aziende del territorio. In questo senso la promozione di appalti ‘a chilometro zero’ o almeno a ‘filiera corta’, sono strumenti da studiare e mettere in pratica”.