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Allarme Istat sul Pil: “Per 1,2% nel 2018, serve IV trimestre a +0,4%”

12 novembre 2018 | 18:39
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Allarme Istat sul Pil: “Per 1,2% nel 2018, serve IV trimestre a +0,4%”

Mutato scenario può influire su saldi finanza pubblica

REGGIO EMILIA – “In termini meccanici sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil pari a +0,4% nel quarto trimestre dell’anno in corso per raggiungere gli obiettivi di crescita presenti nella Nota di aggiornamento al Def per il 2018”. Lo ha detto il presidente facente funzione dell’Istat Maurizio Franzini nell’audizione sulla manovra alla Camera. Franzini ha ricordato la crescita “nulla” del terzo trimestre e che l’indicatore anticipatore “registra una ulteriore flessione” preludendo alla “persistenza di una fase di debolezza del ciclo economico”.

Mutato scenario può influire su saldi
“Per il 2017 è confermato un indebitamento pari al 2,4% del Pil e un debito pari al 131,2%. Per l’anno in corso e i successivi si conferma quanto espresso nell’audizione sul Def pur sottolineando che un mutato scenario economico potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica in modo marginale per il 2018 ma in misura più tangibile per gli anni successivi”. Così l’Istat nel corso dell’audizione sulla manovra davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

+2,1% tasse per oltre un terzo imprese
“Nel complesso i provvedimenti” sulla tassazione delle imprese “generano una riduzione del debito di imposta Ires per il 7% delle imprese, mentre per più di un terzo tale debito risulta in aumento. L’aggravio medio di imposta è pari al 2,1%: l’introduzione della mini-Ires (-1,7%) non compensa gli effetti dell’abrogazione dell’Ace (+2,3%) e della mancata proroga del maxi-ammortamento (+1,5%)”. E’ il calcolo fornito dall’Istat in audizione sulla manovra. “L’aggravio è maggiore tra le imprese fino a 10 dipendenti”.

4 famiglie povere su 10 hanno casa di proprietà
Quattro famiglie su 10 sotto la soglia di povertà (il 40,7%) vivono in case di proprietà, sulle quali una su 5 paga un mutuo medio di 525 euro, mentre il 15,6% in abitazioni in uso o usufrutto gratuito. E’ uno dei dati forniti dall’Istat in vista dell’introduzione del reddito di cittadinanza. Il 43,7% vive invece in affitto, quota che è “particolarmente elevata nei centri metropolitani (64,1%) e nel Nord del Paese (50,6%). La spesa media effettiva per l’affitto è di 310 euro”.

Per 2 milioni rinuncia a cure per liste attesa
“La rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell’intera popolazione” mentre “sono oltre 4 milioni le persone che rinunciano per motivi economici”. A rinunciare di più sono “i più anziani, tra i 45 e 64” e “rilevante” ha detto il presidente Franzini, “è l’intreccio tra rinuncia e condizioni economiche”.

Stop clausole evita impatto 1,3% inflazione
“La disattivazione della clausola di salvaguardia relativa all’aumento delle aliquote Iva, ha evitato un impatto inflazionistico per il 2019 che, nell’ipotesi di completa e immediata traslazione dell’imposta, sarebbe stato pari all’1,3%”, ha detto il presidente facente funzione dell’Istat Franzini. L’effetto inflazionistico maggiore, pari a otto decimi di punto percentuale, sarebbe derivato dall’aumento dell’aliquota ordinaria (che grava su oltre il 46% dei prodotti), mentre quello imputabile all’incremento dell’aliquota ridotta (che interessa circa il 33% del paniere) ammonterebbe a cinque decimi di punto”. E “l’effetto maggiore avrebbe riguardato i tabacchi (1,9 punti percentuali), i beni energetici e gli altri beni industriali non energetici (1,7 punti percentuali per entrambi), che risentono principalmente dell’aumento dell’aliquota ordinaria”.

Nel 2019 si stima nascita 51mila terzi figli
“Ipotizzando costanti sia i tassi di fecondità osservati nel 2017 per ordine di nascita, sia la popolazione femminile residente tra i 15 e 49 anni al 1 gennaio 2018, si stima la nascita di circa 51 mila terzi figli nel 2019. Questo numero era intorno ai 53 mila tra il 2013 e 2015 e intorno a 51 mila tra il 2016 e 2017”. Ha affermato Franzini a proposito dell’incentivo previsto in manovra alla nascita del terzo figlio. Franzini ha ricordato che la media di figli per donna, per le nate a metà degli anni 70, è stimato nell’1,4% e che “a livello nazionale la quota di donne senza figli è in continuo aumento da una generazione all’altra: era di circa una su 10 per le nate nel 1950, è cresciuta a circa 1 su 5 per le nate a metà degli anni 70. Parallelamente aumentano, leggermente, le donne con un solo figlio e crolla il numero di donne con almeno due figli”.

Da 9 miliardi reddito aumento Pil 0,2-0,3%
“Sotto l’ipotesi che il Reddito di cittadinanza corrisponda a un aumento dei trasferimenti pubblici pari a circa 9 miliardi, secondo le simulazioni effettuate il Pil registrerebbe un aumento dello 0,2% rispetto allo scenario base. Questa reattività potrebbe essere più elevata, e pari allo 0,3%, nel caso in cui si consideri l’impatto del Reddito di cittadinanza come uno shock diretto sui consumi delle famiglie”. E’ uno dei dati forniti dall’Istat nell’audizione sulla manovra. Le risorse effettive per il reddito partendo dal Fondo da 9 miliardi “di cui 2,2 miliardi corrispondenti ai precedenti stanziamenti per il Reddito di Inclusione”, sono di “8 miliardi” perché 1 miliardo è destinato ai centri per l’impiego. Il modello utilizzato dall’Istat, ha spiegato il presidente facente funzione Franzini, “stima un incremento del Pil pari allo 0,7% in corrispondenza di un aumento della spesa pubblica pari all’1% del Prodotto interno lordo. L’effetto del beneficio sul Pil terminerebbe dopo 5 anni, quando la riduzione dell’output gap e il conseguente aumento dei prezzi annullerebbero gli effetti positivi della spesa pubblica. Gli effetti positivi di questo scenario sono raggiunti sotto l’ipotesi che nello stesso periodo non si verifichino peggioramenti delle condizioni di politica monetaria, ovvero che non ci siano aumenti dei tassi di interesse di breve termine”.