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“Tagli bando periferie, l’Italia è ridotta a una Repubblica delle banane”

27 settembre 2018 | 12:52
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“Tagli bando periferie, l’Italia è ridotta a una Repubblica delle banane”

REGGIO EMILIAFa quasi tenerezza l’onorevole Vinci che esulta per il tagli ai trasferimenti del bando periferie, dicendo che le riqualificazioni ai capannoni delle Reggiane non sono soldi spesi per le periferie. Vinci confonde l’urbanistica col razzismo o forse intende proprio dire che i capannoni sono dei clandestini da espellere e che in città vengono prima le villette?

Confusioni leghiste a parte, il fatto più preoccupante a nostro avviso è di carattere generale, una volta messa da parte la polemica politica da bar che non entra nel merito di un progetto cercando di demolirlo senza proporre nessuna alternativa. Lo stato italiano non onora i suoi impegni nemmeno coi propri enti locali. Pazienza se il politicante di turno non mantiene le proprie promesse elettorali, camuffando un innalzamento delle pensioni di anzianità minime in reddito di cittadinanza o una piccola riforma a 3 aliquote per le sole partite iva individuali in una flat fax.

Qui siamo di fronte ad un fatto ben più grave e più pericoloso e potenzialmente dannoso e bene ha fatto l’amministrazione per mano dell’assessore Marchi e di fianco agli altri Comuni in Anci a presentare ricorso in ogni sede possibile contro questa decisione del parlamento e del governo.

Che immagine dà uno Stato che non rispetta i contratti? Quali ripercussioni avremo? Il comune di Reggio si è già impegnato a metterci una pezza con un ordine del giorno urgente da noi proposto lunedì scorso in consiglio comunale, con ostruzionismo dei grillini e assenza in aula dei partiti di governo. Vinci, come al solito, è arrivato in Sala Tricolore in orario pre-aperitivo. Il Comune di Reggio e la sua società di trasformazione urbana hanno preso accordi e impegni, firmato contratti, avviato ordinativi sulla base di impegni del governo e dello stato. Accenderemo mutui a chiederemo i danni al governo per i maggiori interessi pagati per onorare questi impegni noi al posto del governo che si rimangia la parola.

Ma fuori da Reggio, in Italia e nel mondo, che spettacolo stiamo dando? Non ci stupiremo quando gli economisti ci spiegheranno che lo spread sarà salito e il costo del finanziamento del debito pubblico diventerà insostenibile, avvicinando il nostro paese al default: quando un investitore deve misurare l’affidabilità dello stato italiano, quale giudizio darà di fronte ad un presidente del consiglio le cui rassicurazioni non hanno sortito alcun effetto e un Governo e un Parlamento che cancellano impegni presi e finanziamenti promessi a suon di emendamenti?

Stiamo diventando la Repubblica delle banane. Avanti di questo passo sarà considerato normale nel nostro paese non onorare i contratti e le obbligazioni assunte?