Il processo alla 'ndrangheta |
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Aemilia, giudici in camera di consiglio il 16 ottobre

13 settembre 2018 | 16:04
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Aemilia, giudici in camera di consiglio il 16 ottobre

Oggi parlano le parti civili: lo Stato chiede i danni per i reati post 2015

REGGIO EMILIA – Entreranno in camera di consiglio il 16 ottobre Francesco Caruso, Cristina Beretti e Andrea Rat, i tre giudici davanti ai quali si celebra nel Tribunale di Reggio Emilia da quasi tre anni il processo Aemilia contro la ‘ndrangheta, con 148 imputati. Ad annunciarlo e’ Caruso (presidente della Corte) che al termine dell’udienza “tecnica” di questo pomeriggio ha snocciolato le date delle ultime battute processuali prima che i giudici si ritirino per deliberare la sentenza.

In particolare il 18 e il 20 settembre la parola andra’ agli avvocati degli imputati per le repliche alle argomentazioni dei pm, che nei giorni scorsi hanno ribattuto alle aringhe difensive. L’11 ottobre nell’udienza troveranno spazio eventuali code dei lavori e le dichiarazioni spontanee dei collaboratori di giustizia Salvatore Muto e Antonio Valerio che le hanno gia’ preannunciate. Il 16 ottobre, infine, saranno gli stessi imputati a poter prendere la parola. Dopo di che i giudici si ritireranno per decidere.

Protagoniste dell’udienza di oggi sono state invece le 38 parti civili (quasi tutte istituzioni e associazioni, un solo cittadino) che hanno depositato le memorie con le richieste di risarcimento gia’ annunciate lo scorso maggio. L’avvocato Mario Zito dell’Avvocatura dello Stato pero’ ha chiesto una ulteriore compensazione delle spese (oltre ai 500.000 euro gia’ liquidati) per i reati commessi post 2015 dagli imputati accusati di associazione mafiosa e giudicati a Reggio Emilia con rito abbreviato.

Le nuove contestazioni mosse dal pm Beatrice Ronchi spostano infatti i termini delle attivita’ delittuose dal 2015 al 2018 (con i reati commessi in carcere dagli imputati), fatti che a giudizio dell’avvocato dallo Stato devono essere risarciti. L’avvocato Zito ha anche spezzato una lancia nei confronti dei pubblici ministeri sottolineando che si sono mossi “in modo lineare e con correttezza estrema”, ed augurandosi che la sentenza porti “ad un atto di giustizia che tutta la comunita’ attende”. Infine Caruso ha ammesso come “nuove prove” alcuni atti presentati dalla difesa di Omar Costi e dalla Procura, relativi ad una intercettazione dell’imputato la cui interpretazione e’ contesa (Fonte Dire).