Editoriale

La macchina del fango nell’era dei social

10 giugno 2018 | 13:19
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La macchina del fango nell’era dei social

Il meccanismo si è evoluto e oggi è ancora più micidiale. Le notizie che stanno uscendo in questi giorni sul capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, ne sono un esempio lampante

REGGIO EMILIA – Da quando il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio è intervenuto contro il premier Giuseppe Conte in aula, singolarmente, è partita una serie di post su Facebook, tutti relativi al processo Aemilia. Si parte da foto, mai mostrate, ma che qualcuno sostiene vi siano, di frequentazioni con personaggi compromettenti, poi si va a sue dichiarazioni “reticenti” ai pm, sempre relative alla ‘ndrangheta, fino al suo famoso viaggio a Cutro e a chiacchiere di detenuti in un carcere in cui si ipotizzano strette di mano a boss.

Tutta roba di oltre due anni fa, senza nessuna attinenza col presente e con quel discorso alla Camera. Articoli di giornale che, in questi giorni, circolano con insistenza sul social network. Chi le mette on line? Perché? Viene da chiederselo perché è evidente che è in atto una strategia mediatica, una macchina del fango che mira a colpire il capogruppo del Pd alla Camera.

Ho postato questa riflessione sulla mia bacheca personale. Ne è nato un bailamme incredibile, con tanto di minacce di querele nei confronti di chi si è lasciato andare a riflessioni diffamatorie (post poi rimosso dal sottoscritto, ndr). Il problema è che quasi tutti i commentatori si concentrano su quegli articoli di giornale di due anni e mezzo fa e quasi nessuno risponde al mio quesito. Perché oggi?

Ritengo quindi opportuno riportare il contenuto della mia riflessione pure qui. Innanzitutto credo che chi mette in giro questi post ha perfettamente raggiunto il suo scopo, dato che, come è evidente, nessuno si concentra, nonostante venga sollecitato, sul perché quel tipo di articolo venga postato, ma solo sul contenuto del post. E’, insomma, la metafora dello sciocco che guarda il dito e non la luna indicata dal saggio (non che io mi consideri tale, per carità, ndr).

E qui arriva la seconda parte della riflessione. Un tempo la macchina del fango veniva utilizzata da chi aveva ingenti mezzi a disposizione. Il Giornale, allora di proprietà del fratello di Berlusconi, Paolo, dopo uno scoop di Repubblica, che tuttavia non rovistava nel torbido ma dava semplicemente la notizia, inaugurò questa stagione con il famoso affare Telekom Serbia nato 20 anni fa dalle dichiarazioni del faccendiere Igor Marini (poi rivelatesi fasulle) che cercavano di incastrare Prodi, Fassino, Dini e altri. Seguirono altri esempi, sempre orchestrati da televisioni e giornali quasi sempre riconducibili a Berlusconi.

Oggi, nell’epoca dei social network, è invece Facebook a farla da padrone. Il gioco è semplice ed è gratis. Non è necessario possedere media e imbastire articoli, basta copiarli, magari anche di due o tre anni fa e linkarli sul social network. Rischio querele praticamente zero, tanto mica ne risponde Zuckerberg. Fatica zero. E’ solo necessaria una regia a monte e un minimo di organizzazione. La gente legge e comincia a commentare. Fra chi non sa che sono notizie vecchie e chi lo sa e fa finta di nulla, lo sputtanamento è garantito. E’ l’informazione nell’era dei social, bellezza. E tu non ci puoi fare niente.