Il processo alla 'ndrangheta |
Cronaca
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La Cgil: “Aemilia lo dice chiaro, le imprese cercarono la ‘ndrangheta”

14 giugno 2018 | 15:13
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La Cgil: “Aemilia lo dice chiaro, le imprese cercarono la ‘ndrangheta”

Mirto Bassoli, della Cgil Emilia-Romagna: “Serve responsabilità, la crisi non giustifichi i soli dal crimine”

REGGIO EMILIA – “Serve responsabilita’ da parte di tutti, ma in particolare da parte del mondo imprenditoriale perche’ quello che e’ emerso chiaramente (rimarcato anche nella requisitoria di pubblici ministeri, ndr) e’ che le imprese hanno aperto le porte alla ‘ndrangheta, sono state loro a cercarla”. Anche “in un contesto di difficolta’ finanziarie per la crisi questo non giustifica che la soluzione fosse il ricorso ai soldi della ‘ndrangheta”.

A dirlo e’ Mirto Bassoli, sindacalista della Cgil Emilia-Romagna che ai microfoni di “Radio Articolo 1” (emittente radiofonica del sindacato) fa il punto sul processo Aemilia contro la cosca di Cutro Grande Aracri in corso a Reggio Emilia. Bassoli parla alla vigilia dell’incontro previsto questa sera a San Felice sul Panaro, organizzato dalla Camera del Lavoro di Modena e con il giornalista Paolo Bonacini dal titolo “Aemilia: cosa racconta al territorio? – Operai fabbrica resistenza – Il diritto al lavoro”.

Un luogo scelto non a caso perche’ sede della ditta edile Bianchini, il cui titolare Augusto Bianchini e’ uno degli imputati eccellenti di Aemilia. L’azienda e’ diventata il simbolo delle realta’ economiche infiltrate dalla ‘ndrangheta dopo essere di fatto finita nelle mani del clan, che vi inseriva con il caporalato i suoi operai. Ma anche per la vicenda del cemento amianto che, invece di essere smaltito, e’ stato utilizzato dalla Bianchini nei lavori post sisma del 2012. Insomma, dice Bassoli, “reati contro il lavoro e ambientali, entrambi gravissimi”.

Per l’esponente della Cgil regionale, che insieme alle due Camere del lavoro di Modena e Reggio Emilia e’ parte civile nel processo dunque, oltre “alla consapevolezza della gravita’ di quello che e’ accaduto dopo anni di ‘negazionismo’” e a “leggi e strumenti” per cui il sindacato regionale si e’ battuto in prima linea, bisogna anche che le imprese sane si smarchino da quelle sleali. “L’unico muro che vale la pena di costruire- conclude infatti Bassoli- e’ quello di separazione tra l’economia legale e quella che non lo e'” (fonte Dire).