Il processo alla 'ndrangheta |
Cronaca
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Aemilia, la difesa di Paolini: “Sarcone? Archeologia ‘ndrangheta”

5 giugno 2018 | 16:32
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Aemilia, la difesa di Paolini: “Sarcone? Archeologia ‘ndrangheta”

L’avvocato De Belvis cita l’estorsione del 2013: “Come capo poco credibile”

REGGIO EMILIA – Nel 2013, quando era stato appena scarcerato per altre vicende processuali e prima degli arresti del gennaio del 2015, Nicolino Sarcone non era piu’ il temutissimo capo della ‘ndrangheta in Emilia, secondo solo al boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. Ma apparteneva gia’ ad una sorta di “archeologia ‘ndranghetistica”. La definizione e’ dell’avvocato Federico De Belvis, difensore nel processo Aemilia di Alfonso Paolini, nell’arringa svolta questa mattina nel tribunale di Reggio Emilia.

Nella tesi del legale le frequentazioni del suo assistito con Sarcone non costituiscono reato, a maggior ragione perche’ quest’ultimo, “ragionando come fa l’ispettore Francesco Strada, ha perso la sua funzione e il suo potere: lo posso frequentare perche’ se fa dei reati li fa solo per se stesso”. A riprova di quanto sostiene, De Belvis cita l’espisodio della tentata estorsione per l’acquisizione delllo stabilimento balneare “Marina Bay di Ravenna” in cui Sarcone e’ coinvolto per il reato di minaccia. “Ma le pare signor presidente- incalza il difensore- che un capomafia si mette a fare delle estorsioni di questo genere. Non esiste. E’ contrario a tutto: al modo di pensare, agire e utilizzare la ‘ndrangheta. Ma che ‘ndrangheta e’?”.

Come gia’ l’avvocato difensore del pentito Antonio Valerio Alessandro Falciani, anche De Belvis punta poi a sbiadire l’immagine costruita dall’accusa di un’organizzazione criminale forte e compatta. E usa proprio lo schema fatto da Valerio: “Una ‘ndrangheta marxista- dice l’avvocato- in cui sono tutti uguali e ognuno fa quello che vuole. Ma le sembra normale presidente?”, chiude il difensore.