Il processo alla 'ndrangheta |
Cronaca
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Aemilia, la difesa di Cannizzo: “Un ingenuo in buona fede”

14 giugno 2018 | 15:08
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Aemilia, la difesa di Cannizzo: “Un ingenuo in buona fede”

Il suo legale dell’ex carabiniere accusato di estorsione: “Amico di persone sbagliate”

REGGIO EMILIA – E’ stato solo un “ingenuo in buona fede” Mario Cannizzo ex brigadiere dei Carabinieri oggi a giudizio a Reggio Emilia nel processo contro la ‘ndrangheta Aemilia, dove e’ accusato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti  – insieme agli imputati Omar Costi e Luigi Silipo – dell’imprenditore di Viterbo Andrea Cesarini. Secondo il pentito Antonio Valerio, inoltre, l’ex militare avrebbe svolto per conto di Silipo, ritenuto dagli inquirenti una figura di punta del clan, anche incarichi di “usciere o portinaio”.

Accuse infondate per il difensore di Cannizzo, Giovanni Tarquini secondo cui, nell’arringa svolta questa mattina, l’errore del suo assistito “e’ stato quello di dare l’amicizia a persone sbagliate” e la sua colpa “di non essersi accorto del contesto in cui si trovava”. L’ex militare, che all’alba degli arresti di Aemilia del 2015 e’ stato prima in carcere e poi ai domiciliari su istanza del Tribunale del Riesame, si professa da sempre innocente. Ha piu’ volte spiegato di conoscere da anni Antonio Silipo (“A suo tempo per di piu’ l’arrestai per una rissa”, ha detto il Carabiniere in pensione), ma di non aver mai saputo nulla di questioni legate alla criminalita’ organizzata. Cannizzo ha inoltre querelato Valerio per calunnia e sostenuto che “il portinaio” di Silipo era un cittadino straniero che gli assomigliava (Fonte Dire).