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Spread segna a 216 i massimi dal 2014, ma poi rallenta a 204

25 maggio 2018 | 16:54
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Spread segna a 216 i massimi dal 2014, ma poi rallenta a 204

A Milano bruciati 51 miliardi in nove sedute. Gli investitori sono in attesa che vengano sciolti i nodi sulla composizione del governo, in particolare quello relativo al Tesoro

REGGIO EMILIA – E’ stata una giornata di fuoco per lo spread tra Btp e Bund, arrivato a 216 punti base, ai massimi da febbraio del 2014. Il differenziale ha rallentato la corsa solo sul finale, attestandosi a 204 punti base. Negli ultimi scambi si è raffreddato anche il rendimento del decennale italiano, al 2,43% negli ultimi scambi dopo aver sfondato oggi quota 2,50%.

La Borsa di Milano ha recuperato un pò sul finale ma ha chiuso in rosso, in attesa della formazione del nuovo governo. Nell’ultima seduta della settimana l’indice Ftse Mib ha terminato le contrattazioni in perdita dell’1,54% a 22.398 punti.

Piazza Affari ha bruciato circa 51 miliardi di capitalizzazione dallo scorso 15 maggio, quando le tensioni legate alla formazione dell’esecutivo Lega-M5S hanno iniziato a condizionare i mercati.

L’indice Ftse All Share ha perso in nove sedute il 7,3%, riducendo la sua capitalizzazione a 646 miliardi. A pagare il prezzo maggiore sono state le banche, affossate dallo spread e dal timore di politiche ostili da parte del nuovo governo: l’indice Ftse All Share Banks ha perso il 15,2%, più del doppio del listino.

La presidenza bulgara di turno del Consiglio Ue ha intanto voluto gettare acqua sul fuoco. “I processi politici in Italia sono una cosa normale perché stanno accadendo nel rispetto dell’ordinamento giuridico italiano. Siamo convinti che il nuovo governo italiano manterrà o rispetterà le normative nazionali ed europee”, ha detto il ministro delle Finanze Vladislav Goranov.

Gli investitori tornano a punire l’Italia
Le rassicurazioni all’Europa offerte da Giuseppe Conte, incaricato di formare il governo, hanno garantito una tregua di poche ore rotta ieri dopo che il segretario della Lega Matteo Salvini ha promesso che il governo farà “l’opposto di quello che l’Ue ha minacciato negli ultimi anni”. Proprio mentre dalla Bce arrivava l’invito a stare attenti alla tenuta dei conti pubblici. E sempre ieri il primo test dei mercati all’incarico formale al governo Cinque Stelle-Lega, dopo settimane di negoziati, si è chiuso con uno spread tornato a quota 195, un rendimento del Btp decennale al livello di guardia del 2,4%, una fiammata del differenziale su Spagna e Portogallo a livelli che non si vedevano da anni (100 e 50 punti base rispettivamente) quando fino a poco tempo fa era negativo.

Se preoccupano gli investitori le parole di Salvini e la difesa della scelta a ministro dell’Economia di Paolo Savona, economista molto critico degli attuali assetti e squilibri dell’Eurozona, le istituzioni europee celano a stento la tensione. A partire dalla Bce, reduce dall’esperienza del governo di Tsipras e del braccio di ferro con la Grecia che vide momenti drammatici. Il vicepresidente uscente, Vitor Constancio, avverte che i rischi di contagio dall’Italia “non sono completamente eliminati” e che la fiammata del rendimento decennale “non è cosa enorme, ma certamente uno sviluppo significativo e un potenziale motivo di preoccupazione”.