Maestri, in 400 rischiano il posto

19 maggio 2018 | 14:25
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Maestri, in 400 rischiano il posto

Gli effetti della sentenza che non riconosce il diploma magistrale conseguito prima del 2001–2002 come abilitante all’insegnamento. Un incubo che deriva da decisioni dei giudici contraddittorie fra loro

REGGIO EMILIA – Una classica storia di burocrazia all’italiana: centinaia di insegnanti reggiani della primaria e degli asili con in tasca il diploma magistrale rischiano di perdere il posto. Il tutto a seguito di una sentenza del consiglio di Stato dello scorso dicembre che non riconosce il diploma magistrale conseguito prima del 2001 – 2002 come abilitante all’insegnamento. I sindacati Cgil e Cisl, da noi contattati, non hanno fornito un numero preciso di casi a livello provinciale: ma sarebbero 3 – 400 gli insegnanti che, per colpa di una recente sentenza del consiglio di Stato, potrebbero essere esclusi dalla possibilità di una assunzione in ruolo.

In alcune decine di questi casi, l’assunzione sarebbe già avvenuta: ma con una clausola contrattuale che consente il licenziamento in caso di sentenza sfavorevole del consiglio di Stato, sentenza che puntualmente è arrivata. Un vero e proprio incubo che deriva da decisioni dei giudici contraddittorie fra loro. Si comincia con un primo orientamento del Consiglio di Stato, che almeno fino al 2016 nelle sue sentenze sostiene il valore abilitante all’insegnamento, nella primaria e nelle scuole d’infanzia, del diploma magistrale per tutti coloro che lo hanno ottenuto anche prima del 2001-2002.

Gli insegnanti si rivolgono al Tar e al Consiglio di Stato per entrare nelle graduatorie che danno l’accesso al ruolo a tempo indeterminato. In una prima fase, in via cautelare, i giudici accolgono la richiesta e gli insegnanti vengono assunti. Ma quando si entra nel merito, inaspettato dietrofront: il titolo non viene riconosciuto. E per questo motivo chi era stato assunto attraverso le graduatorie a scorrimento del Gae, fa un doppio passo indietro per rientrare nella seconda fascia delle liste d’istituto. Sfortunatamente, chi è in queste liste non può essere assunto. Una tragedia.

Monica Leonardi, segretaria generale aggiunta della scuola per la Cisl Emilia Centrale, conferma che il quadro che esce da questo pasticcio è allarmante. “Molte persone che sono entrate in ruolo, dopo questa sentenza in pratica non possono rimanervi. Si tratta di diversi insegnanti che hanno alle spalle anni e anni di supplenze, con tutto l’iter completato compresa la formazione. A questo punto, se dovessero uscire, ci troveremmo in una situazione di difficoltà: c’è infatti in ballo anche il problema degli organici. Già quest’anno abbiamo fatto fatica a completare il quadro delle supplenze”.
Si tratta di una situazione davvero paradossale, che secondo i sindacati necessita di una risposta politica. Una risposta che in questo frangente non può certo arrivare da un Governo in carica solo per il disbrigo dell’attività ordinaria e che non ha pieni poteri politici. “Occorrono – ribadisce Leonardi – decisioni concrete. Magari un corso abilitante veloce che consenta ai diplomati magistrali di accedere al concorso pubblico”. Leonardi ricorda anche che si tratta di persone con anche “15 o 20 anni di precariato alle spalle”.

Anche Stefano Melandri della Flc Cgil scuola di Reggio Emilia sostiene che “si tratta di un problema che può avere solo una risposta politica. Il paradosso è che l’assunzione dei diplomati magistrali è avvenuto a seguito di sentenze precedenti all’ultima e di orientamento opposto a questa”. Melandri ricorda che i diplomati magistrali potenzialmente toccati da questa sentenza sono circa 400. Ma sono 58, secondo un monitoraggio regionale, i docenti con diploma magistrale assunti in ruolo a tempo indeterminato con una clausola di rescissione del contratto in caso di sentenza avversa da parte del consiglio di stato. Altre decine di posti di lavoro in ballo, non quantificati con precisione, riguardano le supplenze.

I sindacati non lo dicono esplicitamente ma su questo tema è in corso una vera e propria guerra tra poveri. Da un lato ci sono le istanze di chi vorrebbe fare l’agognato passo verso l’assunzione con il diploma magistrale in tasca; dall’altro lato della barricata si piazzano i laureati in Scienze della formazione primaria che temono di vedersi scavalcati nelle graduatorie da personale con minore formazione alle spalle (ma spesso con più esperienza nella scuola). Dopo la prima ondata di assunzioni di diplomati magistrali, a seguito delle sentenze favorevoli che il Consiglio di stato ha poi sconfessato, si è aperta una vera e propria rivolta dei laureati in Scienze della formazione primaria.

L’università di Modena e Reggio, evidentemente per salvaguardare il valore della Laurea, è prontamente sceso in campo contro l’assunzione dei diplomati magistrali. In definitiva: il solito pasticcio all’italiana, in attesa che la questione venga risolta dal nuovo Ministro dell’Istruzione. Nel dubbio, un piccolo barlume di speranza per i diplomati magistrali viene dall’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna: il direttore Stefano Versari ha annunciato con una nota che non avrebbe per il momento dato corso ai licenziamenti degli assunti con diploma magistrale, in attesa di chiarimenti. Che per ora, come dicevamo, non sono arrivati.