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Fragile tregua nel Pd, ok assemblea a relazione Martina

19 maggio 2018 | 16:38
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Fragile tregua nel Pd, ok assemblea a relazione Martina

Martina: “No a divisioni mentre l’Italia vive ore drammatiche”. Mille delegati all’Ergife di Roma. L’Assemblea prima si divide poi vota all’unanimità la relazione del reggente che avverte: “Se tocca a me, tocca a me”. Dimissioni “irrevocabili” di Renzi, ma presa d’atto congelata. Rinviata al Congresso la decisione sulla segreteria

REGGIO EMILIA – Ha registrato una fragile tregua nel Pd l’assemblea che si è svolta oggi a Roma dove si sono alternati momenti di tensione tra maggioranza e minoranza. L’ordine del giorno, modificato con voto a maggioranza, ha scelto di non discutere oggi sulla guida del partito e il congresso, ma rinviare a una successiva riunione.

A favore del cambio di ordine del giorno hanno votato i ‘big’ del partito: da Renzi e Martina, a Dario Franceschini, Piero Fassino, Ettore Rosato, Lorenzo Guerini e Paolo Gentiloni, che su twitter ha scritto: “L’Italia ha di fronte un periodo ricco di incognite. Serve l’opposizione del Pd. Faremo presto un Congresso per rilanciare il centrosinistra di governo. Ora fiducia in Maurizio Martina”.

Approvata la relazione di Maurizio Martina con 294 voti a favori e 8 astenuti. Matteo Renzi è “contento” che l’assemblea nazionale “abbia deciso di evitare divisioni: ha vinto la linea di chi, come lui, Gentiloni e Minniti, chiedeva di congelare il dibattito interno. L’unità raggiunta sulla pace interna è un risultato importante”. Lo dicono fonti vicine all’ex segretario, a margine dell’assemblea Pd. Per sottolineare questo risultato, spiegano le stesse fonti, dirigenti renziani come Andrea Marcucci, Graziano Delrio, Matteo Orfini ed Ettore Rosato hanno votato la relazione di Maurizio Martina. Alcuni delegati renziani, però, hanno già deciso di non partecipare al voto perché non hanno condiviso alcuni passaggi della relazione del reggente.

“Dobbiamo fare un congresso ma se stamo messi così, nun me chiamate”. E’ lo sfogo fatto dal palco dell’Assemblea nazionale del Pd, da Pina, una delegata del circolo di Tor bella monaca, quartiere periferico di Roma, dopo l’inversione dell’ordine del giorno che ha evitato un voto per convocare il congresso. Pina ha raccontato di essersi svegliata alle 6 per poter arrivare all’assemblea puntuale, che però è iniziata con due ore di ritardo, alle 12, per le trattative tra le varie correnti. “Io stavo dietro – ha detto Pina – ma le truppe cammellate le ho viste”. Dopo aver espresso disappunto (“vergognatevi”) per il mancato voto sull’elezione del segretario o l’indizione del congresso, Pina ha detto: “Sai che c’è? Fate il congresso senza di me”. “Io me ne torno nel mio circolo pieno di giovani, ma voi veniteci per davvero nei territori, non vi riempite la bocca di periferie. Ma chi vi ha mai visto in periferia?”.

“Io penso che chi di noi ha delle responsabilità politiche non abbia solo il diritto ma il dovere di parlare oltre che sui giornali anche nelle sedi democratiche della nostra comunità. Anzi, soprattutto in quelle. Fedele a questo convincimento ho preso la parola nel corso dell’assemblea Pd. Come sempre ho espresso il mio pensiero, senza rinunciare a critiche nei confronti di scelte e posizioni assunte da amici con i quali sono stato d’accordo in questi ultimi anni”. Lo scrive Roberto Giachetti, deputato del Partito democratico in un post su Facebook.