Il processo alla 'ndrangheta |
Cronaca
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Aemilia, il Pm: “Cutresi discriminati? Insostenibile”

15 maggio 2018 | 21:16
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Aemilia, il Pm: “Cutresi discriminati? Insostenibile”

Il sostituto procuratore Mescolini elogia Delrio e Vecchi e attacca Salvatore Scarpino

REGGIO EMILIA – Spezza una lancia a favore dell’ex sindaco Graziano Delrio e di Luca Vecchi, mentre attacca, invece, il consigliere comunale di origine calabrese Salvatore Scarpino, in Consiglio comunale col Pd per 3 mandati e ora passato a Mdp. Poi “smonta” una delle principali tesi difensive finora sostenuta dagli imputati del maxi processo di ‘ndrangheta Aemilia, cioe’ quella di una “discriminazione” della comunita’ originaria di Cutro da anni residente nella citta’ del Tricolore, i cui imprenditori, nei tempi di vacche magre della crisi, sarebbero stati accantonati per favorire le realta’ reggiane cooperative dell’edilizia.

E’ insomma un fiume in piena il pm Marco Mescolini della Dda di Bologna, che prosegue nel pomeriggio per altre 4 ore la requisitoria avviata questa mattina nell’aula bunker del tribunale reggiano. Il magistrato cita nel suo discorso l’Aier, associazione di imprenditori reggiani – in realta’ a stragrande maggioranza di origine calabrese – che nel 2009 propose al Comune guidato da Delrio di acquistare i suoi immobili invenduti per realizzare case popolari. “Un dato certo – chiosa Mescolini – e’ che l’Aier ha chiesto qualcosa al Comune e il Comune ha detto no. E’ un dato di fatto che incominciano ad esserci dei nemici degli ‘ndranghetisti”.

Commentando la tesi sostenuta da molti imputati il pm aggiunge: “Loro (i presunti appartenenti al sodalizio criminale, ndr) vogliono sostenere che l’invenduto sia solo loro. Anzi solo di Sarcone Gianluigi e di Pasquale Brescia” negando cioe’ “che c’era una crisi mondiale, che tra l’altro si e’ cercato di spostare dal 2005 al 2010”. Insomma, si infervora Mescolini, “vogliono sostenere seriamente che tutto cio’ che e’ avvenuto (nell’edilizia) e’ stato contro alcuni imprenditori calabresi che sono a Reggio Emilia?”.

Da qui parte anche l’affondo dell’accusa contro Scarpino: “Chi e’ venuto a sostenerlo in questo processo, lo ha fatto in modo a mio parere indecoroso e forse era proprio questo che si voleva: che qualcuno lo continuasse a fare”. Continua Mescolini: “Il teste Salvatore Scarpino era arrivato a dire che il problema era il procuratore generale che aveva fatto delle affermazioni inquietanti su Cutro, citando un articolo di giornale che poi non viene rintracciato e citando una relazione del procuratore generale relativa all’anno precedente all’incontro tra il prefetto, il sindaco Delrio e tre consiglieri cutresi (tra cui Scarpino stesso) che il prefetto Antonella De Miro colloca nel 2012”.

E ancora: “Rispetto a quanto il teste Scarpino ha raccontato in aula, salvo che non sia mancata la capacita’ di raccontarsi, perche’ un processo puo’ togliere le parole, sfido il presidente a trovare qualcuno che abbia dato un senso compiuto, in italiano, e secondo logica del concetto di generalizzazione, di chi l’abbia fatto e contro chi”, aggiunge Mescolini. Insomma “la difesa degli ‘ndranghetisti e’ tutta qui: non generalizzare. Veramente possiamo pensare, a fronte dei delitti di cui abbiamo parlato, e’ che ‘non li volevano piu”?”.

Mescolini elogia poi il sindaco Luca Vecchi, destinatario di una lettera firmata dall’imputato Pasquale Brescia, che tirava in ballo le parentele della moglie del primo cittadino Maria Sergio. “Bastava che l’attuale sindaco di fronte alle minacce ricevute dicesse ‘non generalizziamo’ e saremmo stati a posto. Avrebbe iniziato a fare quello che alcuni testimoni hanno fatto in questo processo: sostenere una posizione insostenibile”. Per Mescolini infine “c’e’ solo un argomento forte: Sarcone Gianlugi e Pasquale Brescia hanno certamente voluto dal 2012, perche’ scende in campo Nicolino Sarcone, cioe’ il capo, schierarsi apertamente nella battaglia perche’ si sono sentiti stretti le maglie addosso”.

Cosi’ “cio’ che prima veniva sostenuto attraverso soggetti piu’ o meno vicini (alla ‘ndrangheta, ndr) ora viene fatto direttamente”. Pero’, conclude il pm, “trovo che nessuno dei test indotti dalla difesa ha dato una minima sostenibilita’ alla tesi della generalizzazione se non nella strumentalita’ di questa tesi, come reazione a quanto stava avvenendo dal punto di vista istituzionale” (Fonte Dire).