Il processo alla 'ndrangheta |
Cronaca
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Aemilia, il pm: โ€œArmi di Iaquinta detenute per conto della coscaโ€

17 maggio 2018 | 16:44
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Aemilia, il pm: โ€œArmi di Iaquinta detenute per conto della coscaโ€

Il figlio Vincenzo, campione del mondo, nel mirino. โ€œI mafiosi con problemi le danno ai parentiโ€

REGGIO EMILIA โ€“ โ€œPer il tramite di Giuseppe Iaquinta e nella consapevolezza del figlio Vincenzo la consorteria dellโ€™Emilia, che eโ€™ un sodalizio armato, poteva avere immediata disponibilitaโ€™ di armiโ€. Eโ€™ un passaggio della requisitoria di questa mattina del Pm Beatrice Ronchi, pubblica accusa nel maxi processo contro la โ€˜ndrangheta Aemilia in corso a Reggio Emilia, che aggrava in particolare la posizione dellโ€™ex campione del mondo di calcio, coinvolto nel processo per un reato in apparenza minore.

Vincenzo Iaquinta infatti ottiene il porto dโ€™armi nel 2005, compra due pistole e rinnova la licenza per sette anni fino al 2012. Nel frattempo, dal 2002, a suo padre โ€“ Giuseppe โ€“ era stato fatto divieto dalla Prefettura di detenere armi nella propria abitazione. Cosiโ€™, quando le pistole intestate a Vincenzo vengono spostate a casa del padre, Iaquinta junior non lo denuncia e finisce tra gli imputati. Una vicenda che puoโ€™ sembrare banale ma su cui Ronchi afferma: โ€œNon eโ€™ pari a zero il fatto che Giuseppe Iaquinta, esponente del sodalizio โ€˜ndranghetistico emiliano, abbia una sostanziale disponibilitaโ€™ di armi non essendo legittimato in alcun modo, percheโ€™ anche il porto dโ€™armi gli era stato ritiratoโ€. Infatti โ€œquesto eโ€™ un fatto di grande importanza e utilitaโ€™ per lโ€™organizzazione, tanto eโ€™ vero che i mafiosi cercano di ottenere il porto dโ€™armi non solo per seโ€™, ma anche per i loro parenti, dipendenti o factotum cosiโ€™, se hanno problemi, possono tuttavia disporre ugualmente delle armiโ€.

Questo fatto, prosegue il magistrato, โ€œva considerato molto attentamente: facciamo attenzione a dire che se lโ€™arma ce lโ€™ha il parente del mafioso la cosca non trae alcun vantaggioโ€. Il ragionamento di Ronchi si sviluppa a partire da una serie di contraddizioni in cui Vincenzo Iaquinta eโ€™ caduto, spiegando il motivo per cui si era dotato di due pistole. La richiesta di porto dโ€™armi era stata giustificata col fatto di essere โ€œuna persona famosaโ€ che si spostava da solo e dal timore di tifosi facinorosi. Il calciatore ha peroโ€™ poi dichiarato di non aver mai portato in giro le armi, lasciate a casa, con cui si divertiva ad andare al poligono.

Le successive indagini della Dda di Bologna hanno accertato peroโ€™ che Vincenzo Iaquinta non eโ€™ mai stato iscritto al poligono di tiro di Reggio Emilia (condizione essenziale per entrarci) neโ€™ si eโ€™ mai esercitato nellโ€™armeria dove ha comprato le pistole, dotata di un poligono interno. Da cioโ€™ il pubblico ministero conclude: โ€œVincenzo Iaquinta eโ€™ figlio di un mafioso, ha il porto dโ€™armi ma non nutre interesse per le armi che erano invece nella immediata disponibilitaโ€™ del padre, avendo questi le chiavi di casa del figlioโ€. Ad avvalorare la sua tesi, Ronchi ricorda anche i numerosi movimenti in fatto di armi che hanno riguardato altri imputati del processo come Pasquale Brescia, Alfonso Paolini e Antonio Muto (classe โ€™55). โ€œTutti, quando la Prefettura gli ha revocato il porto o lโ€™autorizzazione a detenere armi, le hanno cedute a parentiโ€.

E cosiโ€™ ha fatto Giuseppe Iaquinta โ€œche le ha date ai fratelli che abitano a 5 minuti da casa suaโ€. Senza contare il ruolo, sottolinea inoltre lโ€™accusa, del poliziotto infedele Domenico Mesiano, autista dellโ€™ex questore di Reggio Emilia condannato in abbreviato, che si adoperava per il rinnovo delle licenze anche in situazioni โ€œestremeโ€ (emblematico il rinnovo del porto dโ€™armi a Pasquale Brescia che nel 2007 sparoโ€™ da casa ad un ragazzo che giocava a pallone in strada). Infine Ronchi cita le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia di un processo di Reggio Calabria contro la cosca Lo Giudice, che ha spiegato: โ€œLe armi di attacco sono detenute illegalmente, sono clandestine e buttate via dopo lโ€™uso. Quelle di difesa sono legali, intestate a persone che le detengono nellโ€™interesse della coscaโ€. Per tutti questi motivi, il pm contesta agli Iaquinta anche lโ€™aggravante mafiosa nel reato di detenzione illegale di armi (Fonte Dire).