Il processo alla 'ndrangheta |
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Aemilia, il pentito Valerio “sconfessato” dal suo avvocato

29 maggio 2018 | 16:45
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Aemilia, il pentito Valerio “sconfessato” dal suo avvocato

Nonostante le sue testimonianze, per il suo legale Alessandro Falciani non “e’ mai esistita un’associazione mafiosa con epicentro a Reggio Emilia, infiltrata anche nel mantovano, a Parma e a Cremona”

REGGIO EMILIA – Difende Antonio Valerio (nella foto di spalle), “pentito” chiave del processo Aemilia, che ha riempito migliaia di verbali, parlato per ore e fatto perfino un disegno per spiegare per filo e per segno la “geografia” della ‘ndrangheta in Emilia, chi erano i suoi esponenti, a chi rispondevano e quali attivita’ illecite svolgevano. Eppure in barba all’operato del suo assistito (che si e’ subito dichiarato colpevole e si e’ perfino accusato di delitti per cui era stato assolto, ndr) per l’avvocato Alessandro Falciani di Firenze non e’ mai esistita un’associazione mafiosa con epicentro a Reggio Emilia, infiltrata anche nel mantovano, a Parma e a Cremona.

Lo ha spiegato a sorpresa nella sua arringa difensiva svolta questo pomeriggio conclusa con la richiesta, in relazione al cosiddetto capo di imputazione 1 (appunto il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, ndr) di “assoluzione perche’ fatto non sussiste”. Falciani, parlando a braccio per circa mezz’ora, afferma tra l’altro: “Io rispetto ovviamente qualsiasi tipo di dichiarazione che Valerio ha reso. Lo difendo, ci mancherebbe altro, non posso mettere in discussione quello che lui dice”. Ma “la valutazione se siamo in presenza o meno di una associazione a delinquere di stampo mafioso non sta alla Procura, figuriamoci se sta a Valerio. Stara’ al Tribunale valutarla”.

Dunque Valerio, che ha contribuito in maniera determinante alla costruzione dell’impianto accusatorio da parte dei pubblici ministeri “non puo’ essere lui che determina questo con le sue dichiarazioni, che io rispetto assolutamente”, spiega il legale. In quanto emerso nella fase istruttoria, aggiunge Falciani, “potrei trovare una semplice associazione se non addirittura un concorso di persone nel reato senza stare a scomodare ‘l’articolo 416 bis'”. Nel suo intervento l’avvocato evidenzia poi alcuni elementi a sostegno della sua tesi, a partire dalla mancanza dei caratteri di “intimidazione, assoggettamento e omerta’”, che vengono attributi dalla legge alle organizzazioni criminali mafiose.

Secondo Falciani, infatti, “il soggettivismo di determinate realta’ ha una sua collocazione molto importante all’interno di questo processo”. Un esempio? “Spesso e volentieri l’intimidazione viene definita come tale quando invece e’ soltanto una supremazia numerica. Se un determinato soggetto deve andare a riscuotere un suo credito, in certi contesti si dotera’ di piu’ persone per farlo”. Invece, aggiunge il legale, “io identifico l’intimidazione come un qualcosa che impone soltanto la mia presenza, senza nessun tipo di manifestazione eclatante perche’ il mio interlocutore sa perfettamente chi sono”. C’e’ insomma “una difficolta’ interpretativa che non manca neanche sull’assoggettamento e sull’omerta’”.

Falciani evidenzia inoltre una sorta di “autoreferenzialita’” tra gli esponenti della presunta cosca. “C’e’ una assoluta indipendenza dei soggetti tra cui c’e’ addirittura uno scambio di ruoli tra estorti ed estortori, tra chi fa usura e chi la subisce. Mi chiedo che tipo di associazione possa essere quella che attiva comportamenti illegali molto spesso ai danni di soggetti che partecipano a quel determinato tipo di organizzazione”. Lo schema disegnato da Valerio tratteggia poi un’organizzazione non piramidale ma orizzontale. “La interdipendenza dei soggetti che sono in grado di sviluppare comunque il proprio interesse e salvo casi eccezionali devono dare conto ai vertici e’ secondo me elemento che cozza con la tipologia di associazione a delinquere di stampo mafioso che prevede di fuoriuscire tutti insieme all’esterno per svolgere i propri interessi”.

Inoltre “Valerio stesso dice di molteplici interessi che lui cura personalmente e senza far sapere nulla agli altri. C’e’ questo aspetto quasi di sfiducia che secondo me cozza con il principio generale del 416 bis”, dell’unita’ della consorteria. Infine il legale chiama in ballo “l’impatto geografico ambientale della consorteria”, spiegando: “Penso che in Emilia-Romagna la capacita’ di intimidire soggetti che hanno le proprie radici in culture ed esperienze completamente diverse sia stata francamente un po’ scarsa”. Due invece le osservazioni di Falciani sui cosiddetti “reati scopo” attribuiti a Valerio, circa 16 tra estorsioni ed usure.

In primo luogo “Valerio e’ sulla scena del crimine fino ad un certo punto e poi apprende di questi reati da da altri. Bisogna capire se la restante parte ‘extra Valerio’ e’ stata provata in altro modo, non basta che lui dica ‘ho saputo’. Perche’ perche’ diversamente non soltanto dovra’ essere mandato assolto Valerio, ma anche gli altri imputati”. Sempre parlando di usura ed estorsioni, prosegue Falciani, “i periti finanziari del tribunale non sono riusciti a individuare quali erano gli interessi, quali i capitali, quale il debito. Di fronte all’indeterminatezza assoluta di questi parametri mi chiedo come possa il tribunale procedere ad un giudizio di responsabilita’ nei confronti di quelli che hanno questo tipo di contestazione. Tutti quanti devono essere assolti perche’ il fatto non sussiste reato, vista l’assoluta fumosita’ degli elementi rilevanti del reato” (Fonte Dire).