Festa Liberazione, il sindaco: “Reggio sia simbolo di dialogo in un mondo incattivito”

25 aprile 2018 | 19:17
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Festa Liberazione, il sindaco: “Reggio sia simbolo di dialogo in un mondo incattivito”
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Festa Liberazione, il sindaco: “Reggio sia simbolo di dialogo in un mondo incattivito”

Manghi: “Facciamo in modo che il ricordo di quella stagione di Resistenza illumini, in qualche modo, quel che di meglio è in ognuno di noi”. Bonaccini: “Non ci piegheremo mai alla logica dei muri, dello sguardo voltato altrove”

REGGIO EMILIA – “Ottanta anni fa vennero approvate in questo Paese le leggi razziali e iniziò uno dei periodi più cupi della storia italiana ed europea. Settanta anni fa entrò in vigore la nuova Costituzione italiana. In quei dieci anni di orrore, sacrifici e vittime c’è la storia dell’antifascismo che si fa Resistenza e che ci porta al 25 Aprile che siamo qui a celebrare in onore di quei caduti che scelsero di resistere”.

Il sindaco Luca Vecchi è intervenuto oggi alle celebrazioni del 25 Aprile, Festa della Liberazione, a Reggio Emilia, patria del Tricolore e medaglia d’oro della Resistenza. Con lui, in piazza Martiri del 7 luglio, il ministro, Graziano Delrio, il presidente della Provincia, Giammaria Manghi, il presidente di Anpi Reggio Emilia, Ermete Fiaccadori, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini. Ma anche gli studenti che nel 2018 hanno partecipato ai Viaggi della Memoria nelle città simbolo della Shoah.

Ha continuato il sindaco: “Quella generazione di ragazzi scelse l’impegno e la resistenza come forma di intransigenza morale. Costi quel che costi. Quella generazione ci ha consegnato la libertà e ha costruito la democrazia. E ci ha consegnato il senso profondo di una lunga storia. Presto o tardi, arriva il momento in cui dobbiamo chiederci se e in che misura quel passaggio di testimone sia avvenuto nel modo migliore. Quando celebreremo il 25 Aprile non più affiancati dai testimoni di quell’epoca, io credo che noi tutti abbiamo la responsabilità di chiederci se siamo stati all’altezza.  Il 25 aprile sancì la fine della guerra ma non la pacificazione. Per resistere a rigurgiti fascisti e xenofobi ora bisogna chiedersi se quel testimone è stato tramandato nel modo migliore”.

Poi il sindaco ha sottolineato la “la cultura del dialogo, del confronto e dell’ascolto anche con chi può pensarla diversamente da noi. La capacità di porsi dal punto di vista dell’altro è ciò che serve per arrivare a una maggiore unità. Anche la vicenda recente di don Rolando Rivi ce lo dice. Reggio ha saputo essere terra di dialogo e di ascolto”. E ha concluso: “Quello che ci serve, oggi, è di candidare la nostra città ad essere un simbolo di dialogo in un mondo incattivito”.

Manghi: “Facciamo in modo che il ricordo di quella stagione di Resistenza illumini, in qualche modo, quel che di meglio è in ognuno di noi”
Dopo di lui ha preso la parola il presidente della Provincia, Giammaria Manghi che ha detto: “Di fronte alla imprescindibile necessità di attualizzare, in relazione alle complessità del tempo che viviamo, il portato storico di ogni ricorrenza, a partire da quella della Liberazione, non possiamo allora esimerci dal chiederci se abbiamo davvero aperto per sempre gli occhi alla luce; se stiamo onorando la memoria di donne e uomini che, anche in questa terra, hanno sacrificato la loro vita per consegnarci la libertà e la democrazia; se stiamo dando pieno compimento a ciò che di straordinario questa libertà e questa democrazia hanno generato nel tempo, a partire, appunto, dalla Costituzione della Repubblica Italiana, dai principi ineludibili su cui si fonda la nostra società civile. Perché oggi dobbiamo sì celebrare e ricordare la Resistenza, ma soprattutto ogni giorno, ognuno di noi – e a maggiore ragione chi è chiamato a guidare pro tempore le nostre istituzioni – è chiamato a inverare il portato ideale di quella memorabile stagione”.

E ha aggiunto: “Io credo che la nostra città e la nostra provincia siano state, sino ad oggi, sostanzialmente in grado di reggere con maturità gli effetti della complessa stagione attuale, grazie a una capacità di inclusione e di accoglienza vera che è tratto distintivo di questa comunità. Ma sono altresì convinto che occorra tenere alta la guardia e che istituzioni, forze politiche, associazioni e singoli cittadini, si impegnino a raccogliere compiutamente il testimone ideale della Resistenza e della Liberazione, nella consapevolezza che l’affermazione costante della democrazia porta con sé l’assunzione di responsabilità individuali e collettive che costituiscono la coscienza civile di un popolo e di una nazione. Per questo è bello e fondamentale avere qui oggi i giovani e far comprendere loro che non stiamo dando semplicemente voce ad una pagina di storia che si studia a scuola, ma stiamo ricordando la nascita dell’Italia libera, democratica e repubblicana ed al contempo rinnovando il riconoscimento dei valori che sono alla base della nostra Costituzione”.

Ha concluso Manghi: “Sono ragazzi che hanno partecipato ai Viaggi della memoria; ne ho compiuti diversi anche io per accompagnare studenti in una di quelle esperienze che devono diventare traccianti nei loro percorsi di vita. L’ho fatto anche quest’anno a Berlino, con gli alunni dell’Istituto comprensivo di Poviglio e Brescello, e a Cracovia e ad Auschwitz-Birkenau, con 250 ragazzi delle scuole superiori, per la prima volta insieme al sindaco di Reggio Emilia Vecchi, al vescovo Massimo, al rabbino Goldstein e all’imam Yosif El Samahy. Un’occasione davvero unica di conoscenza e di condivisione – a testimonianza della volontà di una intera comunità nel ricercare il dialogo a prescindere dalle differenze – per riflettere sul passato e comprendere che persone vorremo essere domani. Tutti insieme per non dimenticarsi di quando l’uomo ha dimenticato se stesso”, ha affermato in quella occasione l’imam. Non dobbiamo dimenticarlo. E facciamo in modo che il ricordo di quella stagione di Resistenza e Liberazione – così come i sorrisi e la gioia con cui, come ci ha mirabilmente descritto Alessandro Galante Garrone, la sua Torino accolse il 25 aprile 1945 – “segretamente illumini, in qualche modo, quel che di meglio è in ognuno di noi”.

Bonaccini: “Non ci piegheremo mai alla logica dei muri, dello sguardo voltato altrove”
Dopo di lui ha preso la parola il presidente della Regione, Bonaccini, che ha detto: “Proprio in un momento storico come questo che per noi, da 73 anni, continua ad essere di pace grazie al periodo più lungo senza conflitti che abbiamo conosciuto, ma che per troppi popoli è ancora di guerra, abbiamo anche un altro dovere: quello di pensare ai tanti che dalle guerre cercano di fuggire, spesso bussando alle nostre porte. Accoglienza è una parola che non può spaventare, se attuata nei confronti di chi davvero ha bisogno, di chi cerca nei nostri Paesi un futuro migliore, la libertà, e spesso l’unica possibilità di continuare a vivere. Non ci piegheremo mai alla logica dei muri, dello sguardo voltato altrove. Anche questo fa parte dei valori in cui crediamo, la solidarietà e l’uguaglianza, che come istituzione continueremo a difendere. Certamente sempre legati a quello, irrinunciabile, della legalità”.