Comune, incarichi sotto i 40mila euro nel mirino del responsabile anticorruzione

7 aprile 2018 | 21:20
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Comune, incarichi sotto i 40mila euro nel mirino del responsabile anticorruzione

Per il segretario generale Carbonara sono uno degli ambiti in cui il Comune deve intervenire in maniera più incisiva

REGGIO EMILIA – La polemica delle opposizioni in consiglio comunale sugli affidamenti diretti degli incarichi sotto i 40mila euronon è campata in aria: tanto che proprio le ‘consulenze’ sotto quella soglia sono indicate dal Responsabile anticorruzione del comune (il segretario generale Carbonara) come uno degli ambiti in cui il Comune doveva intervenire ed è intervenuto in maniera più incisiva.

La richiesta di maggiore trasparenza espressa da Movimento Cinque Stelle e Alleanza Civicasi riferiva ai lavori dati all’esterno da una partecipata del Comune, la società di trasformazione urbana delle Reggiane (la Stu guidata da Luca Torri): proprio su questo tipo di incarichi è stato il Comune in primis a dare il buon esempio, dandosi regole per una maggiore trasparenza.

Il segretario comunale Carbonara mette nero su bianco, nella relazione annuale sull’attività anticorruzione da poco pubblicata sul sito del Comune, che sono tre i settori in cui l’amministrazione ha aggiornato e potenziato le sue misure anticorruzione: gli appalti sotto soglia dei 40mila euro, la gestione dei rapporti con le società partecipate e l’attività dei settori ‘urbanistica ed edilizia privata’. In queste tre aree è stato “effettuato l’aggiornamento delle misure di gestione e contrasto del rischio corruttivo”. Sugli appalti sotto la soglia dei 40mila euro, si legge nella relazione, sono state prese delle misure ‘ad hoc’

Carbonara sottolinea, entro questi tre ambiti di applicazione, che soprattutto in uno si è avuta una svolta positiva: “Le misure afferenti a affidamento appalti sotto soglia 40mila euro / incarichi professionali / partnerariato con associazioni hanno contribuito a migliorare gli standard di legalità e performance dell’ente”. Va da sé che quindi prima di questo aggiornamento le misure fossero un po’ carenti. E non lo diciamo noi, ma la Corte dei Conti, che sulle procedure di affidamento degli incarichi esterni del comune di Reggio è intervenuta in almeno un paio di circostanze con rilievi piuttosto espliciti.

La relazione del segretario generale Carbonara è interessante perché presenta anche altri spunti interessanti. Ad esempio si scopre che sul fronte della trasparenza c’è un ritardo nella pubblicazione degli atti relativi all’affidamento dei lavori. L’adempimento richiesto dal Ministero dell’economia indica una soglia minima di pubblicazione dei dati (e del loro contestuale trasferimento all’autorità di vigilanza) dell’80%, mentre al 19 dicembre scorso le statistiche del comune indicavano un adempimento al 17%. I dirigenti competenti sono già stati sollecitati da Carbonara ad una più pronta adesione alle disposizioni del Ministero dell’Economia.

Due grossi punti interrogativi vengono dalla relazione del Segretario Generale sulla verifica delle cause di inconferibilità degli incarichi dirigenziali e sulla verifica delle cause di incompatibilità. In entrambi i casi si scopre che nessuno, per un “disguido”, ha verificato le eventuali inconferibilità e incompatibilità. In sostanza, almeno in un primo momento, nessuno ha controllato se i candidati al conferimento di un incarico dirigenziale fossero nella condizione di non poterlo ricevere per legge.

“Si è creato un disguido – si legge nella relazione – dovuto alla successione non simultanea di diversi Segretari Comunali; si è ritenuto che si trattasse di un automatismo spettante al Servizio Personale. Si rimedia inserendo nel Ptpc 2018/2020 (il piano triennale di prevenzione della corruzione, ndr) specifica misura ad hoc”. Stessa formula utilizzata per la mancata verifica delle situazioni di incompatibilità: “Si è creato un disguido dovuto alla successione non simultanea di diversi Segretari Comunali; si è ritenuto che si trattasse di un automatismo spettante al Servizio Personale”.

Altro punto critico è quello del mancato aggiornamento delle procedure che permettono al dipendente pubblico onesto di segnalare procedure anomale a rischio corruzione. La procedura di segnalazione è ancora cartacea, modalità che scoraggia i possibili segnalatori, in quanto rende più facile la rintracciabilità del segnalatore. In questo caso mancano gli strumenti, che dovrebbero essere messi in campo dall’Autorità nazionale anticorruzione: “Il sistema – si legge ancora nella relazione – è stato introdotto alla fine del 2015 con la sola procedura cartacea. Per garantire il più possibile la tutela del whistleblower (il segnalatore, ndr) e l’efficacia della misura, si dovrebbe avviare una procedura interna di gestione informatizzata delle segnalazioni, come previsto dalla disciplina organizzativa adottata, per l’implementazione della quale si resta in attesa della piattaforma open source che metterà a disposizione delle amministrazioni l’Anac”.