Interventi

Aq 16: “Aiutate i bambini del Foro Boario”

11 aprile 2018 | 06:30
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Aq 16: “Aiutate i bambini del Foro Boario”

I giovani del centro sociale lì vicino: “Non possiamo chiudere gli occhi né tollerare episodi di violenza sulle donne o accettare lo stato d’abbandono in cui tanti minori vivono”

REGGIO EMILIAIn questi giorni si è parlato molto spesso del parcheggio del foro boario, con diversi toni, diverse preoccupazioni e diverse soluzioni. Come molti altri nel quartiere siamo preoccupati per quello che, a nostro avviso, è prima di tutto un fenomeno di emergenza sociale che coinvolge in particolare donne e bambini.

Tenendoci ben distanti dalle facili generalizzazioni crediamo sia necessario un intervento appropriato e specializzato soprattutto per recuperare da un contesto di marginalità e spesso di violenza i numerosi minori che ne fanno parte. In questi mesi abbiamo tentato diversi approcci, per immediata contiguità, interessandoci principalmente proprio ai bambini, non scolarizzati e lasciati a loro stessi gran parte del giorno e della sera. Abbiamo segnalato ai servizi sociali la loro presenza e chiesto che modalità di intervento avessero previsto, ma in questo senso non si è mosso nulla. Quando è stato possibile abbiamo lasciato che giocassero all’interno dei nostri spazi, provando a tastare il terreno per un possibile percorso educativo.

Interagire con gli adulti è stato per nostra esperienza diretta molto più difficile. La maggior parte di loro si è dimostrata, quando non direttamente ostile, chiusa a relazioni con l’esterno. Abbiamo distribuito loro sacchi del pattume affinché tenessero pulito il parcheggio, parlando con ciascun membro dei camper dell’importanza di rispettare gli abitanti del quartiere e i luoghi del quartiere, ma nonostante i nostri sforzi in questo senso purtroppo non è cambiato niente.

Ogni comunità si basa su solidarietà e rispetto reciproci, ed il nostro lavoro quotidiano va sempre in questa direzione, ma di fronte a determinate vicende non possiamo chiudere gli occhi né tollerare episodi di violenza sulle donne o accettare lo stato d’abbandono in cui tanti minori vivono. Strumenti repressivi, ordinanze di daspo o esilio dai luoghi interessati non fanno altro che allontanare il problema, ma anzichè risolverlo crediamo incentivino la marginalità sociale di queste persone, possono nasconderlo e spostarlo altrove ma non lo risolvono. Sono necessari strumenti adeguati di intervento, strumenti di cui un’amministrazione deve essere dotata. Lo deve alla propria comunità.

Una riflessione deve guardare sicuramente ai luoghi e agli spazi pubblici: le zone abbandonate fomentano la marginalità, al contrario luoghi in cui si incentiva socialità e relazioni fra le persone la arginano. Un parcheggio generalmente è già di per sé un non luogo, ma per esempio il mercato del riuso che da anni organizziamo all’interno dell’ex foro boario, così come le attività dei luoghi ad esso contestuali (centro sociale, let’s dance, scuole) spezzano quella che diversamente sarebbe una routine d’abbandono.

Una seconda riflessione deve invece interessarsi alla persone che per lungo, breve o medio periodo vivono nella nostra città. Alle relazioni che intercorrono tra queste persone e quindi a che tipo di comunità una città aspira. Se la “residenzialità” comporta un limite che impedisce all’amministrazione di intervenire in relazioni deviate di marginalità sociale, quel limite va oltrepassato.