Una democrazia bloccata

2 marzo 2018 | 07:47
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Una democrazia bloccata

Dopo il 4 marzo il Paese piomberà, probabilmente, nel caos prodotto da una legge elettorale assurda, nata solo dalla volontà di continuare a garantire potere all’attuale ceto dirigente politico

REGGIO EMILIA – Una democrazia bloccata. E’ il rischio di quello che accadrà dopo il voto di domenica 4 marzo. Il sistema elettorale, nato dall’accordo fra i maggiori partiti per mettere fuori gioco il M5S (non che chi scrive apprezzi particolarmente il M5S, ma il risultato è questo, ndr), produrrà probabilmente questo risultato. A meno di una possibile, ma difficile, affermazione del centrodestra di Fi, Lega e Fdi, se nessuno raggiungerà la maggioranza dei seggi in Parlamento, sarà necessario un accordo elettorale fra più forze politiche avversarie per formare un governo, oppure sarà inevitabile tornare ad elezioni con il rischio di precipitare, di nuovo, in una situazione di stallo.

E’ il risultato di una legge elettorale fatta apposta per isolare il partito più forte, il M5S, contando sul fatto che difficilmente Di Maio e i suoi si accorderanno con qualche altro partito (ma non è detto, perché qualche timido tentativo è già stato fatto con la Lega). La legge elettorale, una delle peggiori mai partorite dal nostro ceto politico che fa questo tipo di leggi solo e unicamente nel proprio interesse e non in quello del Paese, ci consegnerà un Parlamento di nominati (per due terzi) e solo per un terzo scelto dagli elettori con l’uninominale. I fedelissimi, dal 4 marzo in poi, faranno quello che gli dicono i loro capibastone, con tanti saluti al diritto di scelta degli elettori. Ma potranno fare poco a parte garantire la sopravvivenza politica dei loro leader.

L’unica possibilità, se il centrodestra non otterrà abbastanza voti per formare una maggioranza nei due rami del Parlamento, è quella di una Grosse Koalition, tipo quella realizzata fra la Merkel e Schulz in Germania, fra Pd, Forza Italia e, magari, Leu il cui leader, Grasso, non ha disdegnato recentemente un accordo basato su un governo di scopo che faccia una nuova legge elettorale. Ma la grande coalizione, che in Germania è una prassi, in Italia non lo è. Là ci sono delle trattative, un accordo programmatico e poi al governo si realizza il programma stabilito. La Germania, in sostanza, anche in difficoltà, dimostra di essere sempre la Germania dove i partiti, con senso di responsabilità e pragmatismo, si sacrificano per il bene comune. In Italia è difficile prefigurare uno scenario del genere fra Renzi e Berlusconi che produca risultati benefici per il Paese.

Dopo il 4 marzo, dunque, il Paese piomberà probabilmente nel caos prodotto da una legge elettorale assurda, nata solo dalla volontà di continuare a garantire potere all’attuale ceto dirigente politico. Non vorremmo decisamente essere nei panni di Mattarella che, da lunedì, come spesso accade ai nostri presidenti in questi frangenti, dovrà dimostrare che di pasta è fatto.