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Cronaca
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Torna l’eroina, lo spaccio è in mano ai profughi

9 marzo 2018 | 10:14
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Torna l’eroina, lo spaccio è in mano ai profughi

Sono 13 gli arrestati negli ultimi 6 mesi fra richiedenti asilo e con permessi umanitari. Dopo il predominio dei nordafricani, oggi a Reggio operano una o più organizzazioni criminali “nigeriane”: ma c’è anche la pista orientale.

REGGIO EMILIA – Non tanto la mafia nigeriana, ma gruppi criminali africani che hanno probabilmente deciso di ottimizzare i loro traffici illeciti “accorciando” la filiera del commercio di stupefacenti. Oppure una nuova organizzazione di matrice orientale, che lavorando sottotraccia e con canali nuovi vuole soppiantare i “vecchi boss” nordafricani. Si nasconderebbe questo dietro ai ripetuti arresti da parte delle forze dell’ordine reggiane di richiedenti asilo di nazionalità nigeriana impegnanti in grande stile nello spaccio della pericolosa eroina thailandese sulla piazza della nostra città.

Molto si è scritto e parlato del raccapricciante omicidio della giovane tossicodipendente Pamela Mastropietro da parte di un gruppo di giovani nigeriani, e la sfiorata strage razzista commessa da un italiano. Il focus dell’attenzione dei mass media e dell’opinione pubblica è sugli aspetti orripilanti della fine della giovane e sull’odio razziale che ha armato la mano di Luca Traini. In ombra sono rimasti altri aspetti inquietanti sul piano criminologico e sociale, che accomunano la criminalità di Macerata a quella di altre zone dell’Italia, tra cui l’Emilia. In primis l’eroina è di nuovo una droga molto venduta sul mercato clandestino: giovani e giovanissimi nuovi consumatori si affiancano a vecchi “tossici”, e l’oppiaceo più letale sta conoscendo una nuova diffusione dopo gli anni delle droghe sintetiche e della cocaina.

In secondo luogo, nelle piazze dello spaccio arrivano nuovi soggetti: immigrati clandestini dall’Africa subsahariana (Nigeria soprattutto, ma anche Gambia) che una volta sbarcati sulle coste italiane chiedono lo status di rifugiato. Proprio quello che è successo nella nostra Reggio, dove i primi “profughi” a finire in manette sono stati fermati scorsa estate mentre l’ultimo – il 33enne nigeriano Luckystar Chukwudi Mmaduka, alias il “Cresta” – è stato intercettato una decina di giorni fa davanti al centro commerciale Nova di Villa Sesso. Mese dopo mese sono stati bloccati ragazzoni nigeriani forti e intelligenti, che avrebbero potuto benissimo “campare di rendita” grazie allo status di richiedenti asilo: vitto, alloggio e abbigliamenti garantiti così come qualche “soldino” per le spese voluttuarie, possibilità di frequentare corsi di italiano, altri piccoli benefit.

Ebbene, tutto questo non è bastato: hanno preferito giocarsi tutto, a partire dalla permanenza in Italia e da un futuro in Europa, facendosi arrestare per spaccio di poche dosi di “ero”. Sono 13 quelli fermati da luglio a dicembre 2017 dagli investigatori del Comando provinciale dei Carabinieri e della Questura. A questi si aggiungono “Il Cresta”, preso per San Valentino, e il ventenne nigeriano James Kingsley Owobu, attestato a Capodanno. Una percentuale elevata se si considera che nel secondo semestre dello scorso anno la Polizia di stato ha eseguito 36 arresti per spaccio: di questi 27 erano stranieri, tra cui 5 richiedenti asilo. Il 20% del totale. I primi a finire dietro le sbarre furono, in agosto, due richiedenti asilo nigeriani fermati in viale IV Novembre; un centinaio le dosi sequestrate… I carabinieri hanno invece effettuato 15 arresti: 3 gli italiani e 12 gli extracomunitari, tra cui il 33enne Taddheus Uche Elemamba, “Il puma”, nigeriano in possesso di un visto per motivi umanitari, fermato in un alloggio della zona stazione il 21 dicembre novembre, ed un altro preso il 16 novembre con 37 dosi.Ovviamente ai delinquenti vengono sempre revocati i permessi di soggiorno per motivi umanitari.

Il fenomeno
Un fenomeno che si manifesta anche nella vicina Modena, dove da sempre il parco Novisad è riferimento per i tossici emiliani in cerca di eroina ma anche droghe leggere. Il 2 novembre è stato arrestato il ventenne nigeriano E.E., richiedente asilo residente in una apposita strutura a Polinago (ma già con un precedente per droga) mentre è il primo febbraio è finito in manette un gambiano di 27 anni ospite presso una cooperativa.

Le piste investigative, come si diceva, sono fondamentalmente due: quella della “filiera corta” e quella “cinese”. Si tratta di due canali di spaccio che potrebbero coesistere (terza ipotesi). A favore della prima ci sono alcune operazioni eseguite nel 2016: con l’operazione “Mandinka” la polizia di stato di Trento fermò 11 immigrati del Gambia, in parte richiedenti asilo ed ospitati in strutture trentine, ritenuti responsabili di traffico di sostanze stupefacenti e riciclaggio. Lo stupefacente proveniva da Napoli e Roma, ma i corrieri e gli spacciatori erano del Gambia: erano anche stati fermati due gambiani che trasportavano in corpo numerosi ovuli contenenti eroina con un elevato  grado di purezza. La Finanza di Novara su ordine dell’Antimafia di Napoli invece aveva sequestrato 11 chili di eroina e arrestato 12 persone in varie province del Nord e in Campania per traffico di cocaina ed ero dall’Olanda. I corrieri a volte erano “ovulatori”. Tal Jamme Alhaji, gambiano di 55 anni residente a Novara da anni, era il contatto dei corrieri sulla piazza locale; da lui si era risaliti ai vertici del traffico, a Napoli, ed in manette erano finite anche tre persone di nazionalità nigeriana. Da Napoli l’eroina (e la cocaina) venivano inviate in Nord Italia, ed era distribuita soprattutto dai nigeriani in varie province tra cui Reggio Emilia, Padova, Treviso e Pordenone.

Insomma, i militari del Norm Aliquota operativa dei Carabinieri, non escludono che dopo il predominio dei nordafricani a Reggio oggi operino una o più organizzazioni criminali “nigeriane” che utilizzano per lo spaccio al minuto giovani richiedenti asilo: soggetti etnicamente vicini (magari parlano gli stessi dialetti per rendere più difficili le indagini e più stretti i vincoli criminali), che arrivano come profughi ma che poi come tali non si comportano. Non è un caso che il nigeriano fermato grazie a Villa Sesso davanti al centro commerciale, fosse assegnatario da parte della Prefettura di regolare alloggio in una struttura di Brescello ma che in realtà vivesse con altri soggetti in un appartamento in città.

La presenza nella nostra zona di reti criminali nigeriane legate allo sfruttamento della prostituzione è un dato di fatto; le stesse reti dunque potrebbero essersi allargate alle attività legate alla droga, prima come corrieri per conto terzi poi come gestori del traffico.

La pista orientale
La seconda ipotesi, invece, vede dietro il fenomeno dell’eroina thai spacciata da profughi di colore la criminalità del Celeste Impero. Gli indizi in tal senso non mancano: che la malavita cinese presente nel Reggiano abbia da tempo deciso di dedicarsi al mercato della droga è testimoniato dalle decine di operazioni antidroga, molte delle quali hanno portato alla scoperta di enormi serre di marijuana impiantate in casolari della provincia e accudite da “giardinieri” cinesi. Non solo: il maggiore sequestro di eroina bianca thai mai avvenuto nel reggiano risale ai primi dell’agosto scorso, quando il Norm in piazzale Marconi ha sequestrato un centinaio di dosi di eroina, circa 10mila euro in contanti e arrestato il 31enne Wu “Antonio” Wensheng, che utilizzava le canaline elettriche del suo condominio come luogo dove nascondere l’eroina; l’uomo era presente nel mercato, a detta dei suoi clienti, da almeno 7 mesi. Si trattava – nonostante la massiccia presenza di immigrati cinesi nel Reggiano – della prima volta che un cinese veniva fermato con eroina.

Un’altra prova indiretta a sostegno di questa analisi investigativa è che gli spacciatori di colore operano nella zona della stazione ferroviaria storica: il 21enne “profugo” ivoriano arrestato il 17 novembre scorso dall’Arma, addirittura, aspettava i clienti tranquillamente davanti ad un bar. Non ci si può improvvisare pusher in un territorio così “presidiato” dai cinesi come piazzale Marconi e dintorni: sono sicuramente necessari “permessi”. Non improbabile, dunque, che a monte dello spaccio di eroina ci sia la malavita cinese che per non dare nell’occhio usa come venditori al minuto ragazzoni simpatici che parlano un afro-inglese comprensibile ai clienti: apparentemente non danno nell’occhio in quando “profughi”, e rappresentano pedine sacrificabili. Il tutto gestito sottotraccia con lo stile discreto tipico degli orientali. La scelta si estendere lo spaccio alla periferia della città (Villa Sesso), lontano dai luoghi più presidiati da Polizia e Carabinieri, farebbe parte di questo atteggiamento “poco chiassoso”.