Iren, ok da Genova a separazione con Torino

13 marzo 2018 | 17:14
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Iren, ok da Genova a separazione con Torino

Le opposizioni contro. Il Pd: “Tra tre anni non conteremo più nulla”. Il rischio dell’indebolimento dell’asset azionario pubblico

REGGIO EMILIA – Con 26 voti a favore (maggioranza di centrodestra) e 14 contrari (opposizioni), il consiglio comunale di Genova approva la delibera che sancisce la scissione di Fsu, societa’ finanziaria fino ad ora controllata paritariamente da Genova e Torino con cui le due amministrazioni detenevano il 33,3% delle quote azionarie di Iren. La societa’ restera’ ora totalmente in mano al Comune di Genova con la meta’ delle azioni pari al 16,65%. Stessa quota per Torino, attraverso la societa’ Fct.

A questo punto, potra’ trovare attuazione in maniera piu’ snella la delibera gia’ approvata da entrambe le assemblee comunali che consente la vendita complessivamente del 5% delle quote azionarie, da cui le amministrazioni potrebbero ricavare oltre 70 milioni a testa. Se Torino ne ha impellente necessita’, Genova, contrariamente a quanto inizialmente affermato dalla giunta, potrebbe mutare intenzione.

Di conseguenza, potrebbe anche variare il “peso” dei vari soci pubblici all’interno di Iren, con Palazzo Tursi che, vendendo meno azioni rispetto a Torino, potrebbe contare di piu’ all’interno della multutility. Ed e’ il capogruppo del M5s, Luca Pirondini, a porre l’accento su questo aspetto: “Qualche mese fa la giunta ha fatto votare una delibera con cui si dava l’ok alla vendita del 5% complessivo delle azioni tra Genova e Torino dicendo che avevamo bisogno di ottenere 70 milioni per progetti strategici – ricorda – ora invece di fatto ci fanno capire di aver cambiato idea. Perche’?”. Nei corridoi di Palazzo Tursi si dice che il cambiamento di rotta sia dovuto al veto imposto dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.

Genova e Torino, contestualmente, danno vita anche a un’integrazione del patto parasociale, con cui, per tre anni, si impegnano a prendere in maniera condivisa qualsiasi decisione societaria su Iren. Inoltre, si da’ il via libera alla vendita di un ulteriore 3% di quote a testa, non prima di maggio 2019. Tutti aspetti contestati dal Partito democratico.

Si chiedono i Dem: “Che cosa succedera’ tra tre anni?”. E dicono: “Torino – che peraltro non ha ancora approvato la delibera e non si capisce perche’ tutta questa fretta da parte di Genova – potrebbe fare accordi con altre realta’ e Genova, se vendesse tutte le quote consentite, si troverebbe in un angolo con solo il 10,90% delle azioni”. Contrario anche Paolo Putti di Chiamami Genova, secondo cui la scissione “va in direzione opposta al volere del referendum del 2011 sui servizi pubblici essenziali e lascia presumere che in futuro i Comuni possano in futuro vendere azioni di Iren e indebolire l’asset azionario pubblico”.

Gianni Crivello, infine, nel comunicare il voto contrario del suo gruppo, lamenta il poco tempo dato dalla giunta per approfondire la delibera che e’ stata approvata la settimana scorsa in giunta e licenziata solo questa mattina dalla commissione (Fonte Dire).