Centri anziani, i Comuni reggiani dove lavora Coopselios
La mappa dell’assistenza alla terza età sul nostro territorio: vantaggi e svantaggi delle esternalizzazioni
REGGIO EMILIA – In questi giorni in cui Coopselios è nella bufera per l’indagine sui maltrattamenti agli anziani nel centro anziani di Correggio, è interessante vedere qual è la situzione della gestione di questi luoghi nella nostra provincia e capire i motivi per cui alcuni comuni stanno esternalizzando il servizio.
Coopselios
Coopselios gestisce, nella nostra provincia, strutture di vario tipo per anziani a Villa Minozzo, Castelnovo Monti, Scandiano, Bibbiano, Montecchio, Cavriago, Correggio, Fabbrico, Reggiolo e Guastalla. Non ne ha a Reggio perché qui i centri anziani sono quasi tutti in mano all’Asp, controllata dal Comune, nata dall’unificazione nel 2016 delle Aziende pubbliche di servizi alla persona “Rete – Reggio Emilia Terza Età” e “Osea”. La Asp di Reggio gestisce sette case residenza, sette case protette e una casa di riposo. Resta poi qualche centro gestito da strutture private che sono, per lo più, parrochiali e della curia. Dando un’occhiata al resto del territorio la situazione, invece, è a macchia di leopardo.
I distretti
A Correggio c’è l’Asp del distretto che è la Magiera Ansaloni di Rio Saliceto in cui il Comune di Correggio è socio di maggioranza. I soci sono i Comuni di Campagnola Emilia, Correggio, Fabbrico, Rio Saliceto, Rolo e San Martino in Rio. Questa Asp gestisce un centro diurno e una casa residenza per anziani a Campagnola e a Rio Saliceto. Un centro diurno e una casa residenza per anziani a San Martino in Rio e un centro diurno a Rolo.
In questo distretto c’è anche spazio per il privato. Coopselios infatti gestisce a Correggio il centro anziani di via Mandriolo Superiore finito nella bufera per i maltrattamenti agli anziani e la comunità alloggio Villa Zilocchi, mentre a Fabbrico gestisce il centro residenza anziani Luisa Guidotti. A Reggiolo, invece, la casa residenza anziani è gestita da Coopselios.
Nella bassa Guastalla, Luzzara, Gualtieri, Poviglio, Boretto e Brescello hanno conferito il loro servizi anziani all’Asp Progetto Persona che gestisce diverse strutture in questi comuni. A Guastalla, tuttavia, la Coopselios gestisce il centro diurno Agorà Bisini.
Passando alla val d’Enza, troviamo la Asp Carlo Sartori di San Polo che gestisce i servizi a San Polo, S. Ilario, Gattatico, Campegine, Montecchio, Bibbiano. Resta fuori Cavriago in cui la casa protetta e il centro diurno sono gestiti da Coopselios, ma potrebbero confluire, in futuro, nella Asp.
Andando verso la collina, ad Albinea abbiamo una struttura, Albinea Casa insieme, che è gestita al 50 per cento, da parrocchia e Comune. A Quattro Castella c’è invece il pensionato San Giuseppe che è parrocchiale, mentre il centro diurno è gestito dal Comune.
Spingendosi verso la montagna c’è la Asp Don Cavalletti che è del Comune di Carpineti. A Castelnovo Monti, nel centro diurno I Ronchi troviamo ancora Coopselios che gestisce anche la casa residenza anziani di Villa Minozzo.
Passando infine alla zona ceramiche, vediamo che qui è quasi tutto privatizzato. A Scandiano c’è sempre Coopselios, con il centro residenza anziani Al Parco e villa Aurora che è privata.
Il privato costa meno
In tempi di ristrettezze economiche molti Comuni hanno scelto di passare al privato, perché costa meno. Per quel che riguarda i costi generali, la gestione di un anziano costa sui 2.700 euro nelle strutture convenzionate con l’Ausl. Di questi 1.500 euro li mette il cittadino e 1.200 l’Ausl. Ma vediamo perché conviene esternalizzare, soprattutto a una coop sociale che sono quelle che si stanno espandendo di più in questo settore. In primis i dipendenti del privato costano meno rispetto a quelli delle Asp. Poi ci sono meno tasse, perché le Asp pagano l’Irap e le coop no. Il terzo fattore sono le malattie e le assenze del personale: nella cooperarazione sociale vengono coperte dall’Inps. Infine l’orario di lavoro del pubblico è di 36 ore, contro le 38 ore delle coop.
I limiti dell’esternalizzazione
I Comuni, quindi, esternalizzando spendono meno che a gestire il servizio per conto loro. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Un privato persegue il guadagno, cosa che invece il Comune non fa e questo può avere una ripercussione sulla qualità del servizio. Poi c’è il tema del controllo, perché un privato può avere numerosi centri anziani, magari anche fuori dalla regione dove opera, e questo rende più difficile controllare la qualità delle prestazioni erogate. Ma c’è anche il fatto che per il cittadino è più facile lamentarsi, dato che basta che vada direttamente dagli amministratori del suo Comune che, in genere, sono molto sensibili per ovvi motivi alle rimostranze dei cittadini ed elettori. Infine nel pubblico si entra per concorso e quindi un operatore deve superare una serie di prove. Tutto questo, è ovvio, non depone matematicamente a sfavore del privato, ma diciamo che sono criteri che un’amministrazione dovrebbe valutare prima di esternalizzare il servizio.