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La Lega: “L’Aipo ha incassato 279 milioni. Dove sono finiti?”

26 febbraio 2018 | 17:27
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La Lega: “L’Aipo ha incassato 279 milioni. Dove sono finiti?”

Lo chiede la candidata Catellani alla luce del fatto che dopo l’alluvione di Lentigione ci sono state ben 39 segnalazioni di pozzi le cui acque non sarebbero state potabili

REGGIO EMILIA – “Dove sono finiti gli oltre 279 milioni che Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po, ha incassato nel 2016? La domanda e’ piu’ che legittima se consideriamo che la terribile alluvione, che fra l’11 e il 12 dicembre scorso ha sconvolto la Bassa fra Parma e Reggio, ha provocato danni per 105 milioni di euro”.

A chiederlo e’ la candidata alla Camera dei Deputati in quota Lega, Maura Catellani, che dopo aver passato sotto la lente d’ingrandimento i bilanci dell’agenzia, chiede lumi “sul come possa conciliarsi il fatto che la medesima agenzia, che ha come ragion d’essere la cura e la gestione del reticolo idrografico principale del bacino del Po, abbia incassato tutti quei fondi, come trasferimenti dello Stato e delle Regione col fatto che, nel post alluvione, ci siano state ben 39 segnalazioni di pozzi le cui acque non sarebbero state potabili”.

Catellani, quindi, prosegue: “E’ doveroso sapere dove Aipo investa tutti i fondi che riceve, considerando che a quelle entrate vanno aggiunti i capitoli di spesa che gia’ i Comuni, le Province e le Regioni destinano per conto proprio alla cura e alla gestione dell’ambiente”. E’ infatti “assolutamente inaccettabile che eventi atmosferici possano portare all’isolamento totale di interi Comuni”.

E ancora, osserva l’esponente del Carroccio, “vien da se’ che una manutenzione piu’ puntuale degli argini del Po e la predisposizione di azioni preventive potessero scongiurare l’isolamento e i black out che, invece, si sono verificati in diversi comuni del territorio fra Reggio e Parma”.

Insomma: “La verita’, sotto gli occhi di tutti, cittadini in primis, e’ che i danni da maltempo sono, prima di tutto, dovuti all’abitudine, ormai cronica, di lavorare ‘nell’emergenza’. Quel che serve, invece, e’ una seria opera di prevenzione: occorre predisporre immediatamente e non dopo la conta dei prossimi danni- conclude la candidata leghista- piani volti a mettere le zone piu’ a rischio del nostro territorio”.