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Elezioni, le piccole imprese torchiano i candidati

27 febbraio 2018 | 07:38
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Elezioni, le piccole imprese torchiano i candidati

Sui temi del lavoro c’è intesa solo con il Pd, mentre la Prampolini lancia l’idea di una local tax unica e fissa per uniformare i tributi

REGGIO EMILIA – Le imprese chiamano e i candidati rispondono, ma senza convincere troppo. E’ l’esito del confronto di ieri sera a Reggio Emilia tra i vertici delle associazioni della piccola e media impresa Confesercenti, Confcommercio, Cna e Lapam Confartigianato, (organizzazioni che sotto la sigla Rete Imprese Italia, associano circa 20.000 aziende in provincia) e i candidati alla Camera nel collegio di Reggio, Parma e Piacenza Luigi Marattin, del Partito democratico, Mirko Tutino, di Liberi e Uguali, Maria Edera Spadoni, Movimento 5 Stelle e Gianluca Vinci della Lega.

Tra le istanze degli imprenditori agli aspiranti parlamentari reggiani la riforma delle regole europee per l’accesso al credito delle pmi, la lotta all’abusivismo e alla contraffazione, la tassazione delle compravendite online e la riduzione della tassazione, compresa quella locale, dove ad esempio la presidente di Confcommercio Donatella Prampolini lancia l’idea di una “local tax” unica e fissa per uniformare i tributi.

Si parla anche di sostegno all’innovazione, di codice degli appalti, giudicato troppo “rigido” dalle associazioni e di costi della politica, che per Confartigianato vanno commisurati al Pil. Ma a scaldare sono soprattutto i temi che riguardano il lavoro: jobs act, voucher e salario minimo. “Sul jobs act – scandisce Prampolini – non si torna indietro. Non e’ vero che ha reso il lavoro piu’ precario e ha dato alle imprese cose troppo importanti. Si possono fare degli aggiustamenti, ma cancellare la riforma del lavoro ci vede del tutto contrari”.

Gongola Marattin (Pd) che conferma: “Abbiamo dato dei diritti anche ai lavoratori autonomi e lo faremo ancora di piu’ con l’estensione degli 80 euro”. I 5 stelle, dice Spadoni, “sono favorevoli ad aggiustamenti e non a cambiarlo”. Si smarca del tutto invece Tutino, esponente di LeU, che della cancellazione del jobs act fa un elemento dirimente di un’eventuale riappacificazione col Pd. “Va completamente riscritto perche’ precarizza e impoverisce una parte importante di cittadini che sono il motore della ripartenza dei consumi”.

Negativo il giudizio di Tutino anche sui voucher “che alla lunga rischiano di creare uno scompenso nel sistema pensionistico”. Per le aziende invece “erano uno strumento prezioso che e’ stato colpito solo per quei pochi che lo utilizzavano male. Ora c’e’ un vuoto che va colmato”. Prampolini boccia anche il salario garantito: “Chi ne parla non conosce la contrattazione nazionale. E’ li’ che si definiscono le tutele dei lavoratori e la prima cosa da fare e’ regolamentare i contratti molti dei quali discendono da accordi con organizzazioni non rappresentative”. Infatti, sottolinea Marattin, “nel nostro programma c’e scritto che bisogna fare una legge sulla rappresentanza sindacale e si propone un salario minimo per legge in quei settori che non sono coperti dai contratti nazionali”.

Sulla tassazione alle imprese Lega nord e Pd si trovano in linea con proposte simili. Gian Luca Vinci, segretario provinciale del Carroccio, lancia la “pace fiscale” ovvero “non una sanatoria, ma un saldo e stralcio per quelle aziende che hanno sempre pagato le tasse e non hanno potuto farlo perche’ la scelta era tra il fisco e i dipendenti o i fornitori”. I dem, invce, lanciano “una patente tributaria a punti”, con incentivi per i contibuenti sempre fedeli. Tutti d’accordo sulla tassazione delle transazioni online, ma la Lega evidenzia anche: “Mentre ne parliamo il Governo ha tagliato i presidi della polizia postale e al porto di Napoli arrivano tonnellate di merci non sdoganate perche’ non si fanno i controlli dovuti”.

Tutino e’ d’accordo nello stroncare il codice degli appalti: “Alla fine favorisce ditte che lavorano peggio e offrono meno garanzie”, mentre il M5s evidenzia la sua proposta di una banca pubblica degli investimenti. Le “pagelle” finali ai candidati – non troppo generose – le da’ Prampolini. Al Pd, la presidente di Confcommercio dice: “I vostri governi hanno aiutato soprattutto le grandi imprese, e’ ora di fare qualcosa per le piccole aziende”. Ai 5 stelle si contesta l’idea del reddito di cittadinanza:”I giovani si aiutano sotenendoli nel trovare un lavoro, non pagandoli per non fare nulla”. La stoccata a Leu e’ ancora sui voucher: “Funzionavano davvero”. Infine la Lega nord e’ “respinta” sulla flat tax: “Al 15%? Siamo seri. Gia’ al 23 e’ un azzardo”.