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Tragedia Moby Prince, spunta un accordo segreto

24 gennaio 2018 | 09:25
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Tragedia Moby Prince, spunta un accordo segreto

A 26 anni dal disastro, nella relazione della Commissione parlamentare, emerge che le due compagnie coinvolte si accordarono a due mesi dalla tragedia per mettere tutto a tacere. “Vi fu impreparazione e inadeguatezza”

REGGIO EMILIA – “Si esclude che la nebbia sia stata la causa delle tragedia. Non c’è stato, prima del disastro, un fenomeno atmosferico di generale riduzione della visibilità in rada”. E ancora: “Il comando della petroliera non ha posto in essere condotte pienamente doverose”. Il traghetto rimase incagliato per alcuni minuti nella motocisterna. “C’era il tempo per valutare la situazione e dare le corrette comunicazioni ai soccorritori”.

Sono alcuni dei rilievi contenuti nella bozza di relazione finale della commissione parlamentare di inchiesta sulla tragedia del Moby Prince, il più grande disastro della marineria italiana nel dopoguerra. Il contenuto della bozza è stato rivelato dal Corriere della Sera che ha anticipato così la presentazione della relazione finale di oggi alle 15, in Senato, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Furono 140 i morti di quel disastro di 26 anni fa quando la Moby Prince si scontrò contro la petroliera Agip Abruzzo, carica di petrolio greggio, nella rada del porto di Livorno. Sette delle vittime erano reggiane.

E ancora: “Dalla Capitaneria di porto di Livorno non partirono ordini precisi per chiarire entità e dinamica dell’evento e per ricercare la seconda imbarcazione”. Ovvero la Moby Prince. I soccorsi si concentrarono soltanto sulla petroliera. “Ci fu impreparazione e inadeguatezza”. “Ci sono punti non congruenti”, questo l’eufemismo usato dai relatori, “sulle attività della petroliera e sul suo tragitto compiuto prima di arrivare a Livorno”.

Si legge nella bozza finale: “La Commissione si dichiara stupita che a 26 anni dal disastro della Moby Prince molte dichiarazioni rese in sede di audizione siano convergenti nel negare evidenze o nel fornire versioni inverosimili dell’accaduto”. Fa notare la commissione: “L’attività di indagine della Procura è stata carente e condizionata da diversi fattori esterni”. Come le “enormi pressioni cui sembra essere stata oggetto”. E’ questo il risultato di due anni di lavoro dei parlamentari guidati dal senatore Silvio Lai. Un risultato talmente interessante che la Procura di Livorno ha già aperto una nuova inchiesta, “atti relativi contro ignoti”.

L’accordo
E spunta un accordo che getta una luce sinistra sulla tragedia. Agip Abruzzo e Moby Prince avevano i loro segreti, e le loro compagnie un accordo segreto. Si legge nella bozza: “Ci si è chiesti se la rapidità con cui si è giunti ad accordi fra compagnie e armatori non abbia contribuito da subito ad abbassare il livello di attenzione sulla tragedia”. Grazie all’intervento della Guardia di finanza è stato recuperato un documento da un broker delle isole Bermuda, dov’era custodito. Il 18 giugno ‘91, a Genova, circa due mesi dopo la tragedia, fu siglato un accordo tra Navarma, proprietaria di Moby Prince, e Snam-Agip spa, armatore della petroliera.

Le due parti rinunciano a qualunque pretesa di indennizzo reciproco. Si legge nella bozza della commissione: “In solo due mesi, gli armatori e le loro compagnie assicuratrici si accordarono per non attribuirsi reciproche responsabilità, non approfondendo eventuali condizioni operative o motivazioni dell’incidente attribuibili ad uno dei due natanti”. I parlamentari sottolineano come Moby Prince fosse assicurata con una estensione della polizza ai “rischi di guerra”, benché navigasse solo nell’alto Tirreno. L’armatore Vincenzo Onorato ha detto che la pratica era abituale. I consulenti della commissione sostengono che invece “non era giustificata”. Fa notare la commissione: “Anomalo appare anche il fatto che a fronte di una valorizzazione a bilancio del 1991 di circa 7 miliardi di lire, il traghetto fosse assicurato per 20 miliardi, cifra liquidata nel febbraio del 1992. A indagini preliminari ancora in corso”.

La petroliera
Le nuove indagini della Marina militare portano almeno qui alla verità relativamente alla posizione della Agip Abruzzo. “La suddetta nave era in zona interdetta alla navigazione e in divieto di ancoraggio”. Era dove non doveva essere, con un carico sconosciuto che secondo Snam doveva giungere dall’Egitto dopo 5 giorni di viaggio. Il sistema di controllo della Lloyd List Intelligence, al quale la commissione ha avuto accesso, racconta invece di soste mai dichiarate a Fiumicino e Genova, prima di Livorno. “La dichiarazione di provenienza fornita da Snam è in contrasto con i dati ufficiali. La commissione ritiene che il comportamento di Snam-Eni sia connotato di forte opacità”. Tutti avevano qualcosa da nascondere, dopo quella notte. La Capitaneria di porto “non ha valutato la gravità della situazione”, anche per “incapacità”.

La nebbia, insomma, probabilmente quella notte non c’era nella rada di Livorno, ma di cortine fumogene, per insabbiare quella tragedia, sembra che ne siano state innalzate molte in questo quarto di secolo per coprire le responsabilità di un disastro che ha provocato 140 vittime.