Osteria Bottega, tradizione alle stelle

19 gennaio 2018 | 15:00
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Osteria Bottega, tradizione alle stelle

Il ristorante è in un angolo da cartolina di Bologna in via Santa Caterina, vicino a Porta Saragozza. Materie prime di grande qualità ben cucinate e presentate

REGGIO EMILIA – La competenza e l’autorevolezza di Tripadvisor sono spesso messe in discussione. Ci sono critici, gourmand, ristoratori e addetti ai lavori che proclamano urbi et orbi di rifiutarsi di leggere il noto sito di recensioni. Altri, lo scrivente è uno di questi, prendono i giudizi di Tripadvisor un po’ con le molle: lo leggono, ma certo non considerano oro colato i pareri del noto sito (nb a dire il vero, il vostro cronista utilizza questo metodo con qualunque cosa legga, si tratti di una recensione dell’Accademia della Crusca o di una news pubblicata sulla pagina Facebook “Il potere ci temono, noi siamo la gente”).

Per i gestori degli esercizi commerciali, però, non è sempre semplice fare spallucce quando qualcuno appioppa un “1” o un “2” a una cena o a un pernottamento nel loro locale. I giudizi negativi, che indubbiamente diventano frustranti quando appaiono pretestuosi perché formulati da clienti presuntuosi o arroganti, rischiano di rivelarsi un deterrente per nuovi e potenziali avventori, anche perché il pubblico che si rivolge a Tripadvisor è veramente molto vasto.

Non posso fare a meno di iniziare il pezzo così, dopo avere cenato in una delle trattorie più famose di Bologna e dell’intera Emilia-Romagna. L’”Osteria Bottega” di Daniele Minarelli da anni riceve giudizi estremamente lusinghieri dalle principali guide gastronomiche. Però, ogni tanto, su Tripadvisor viene bersagliata da apprezzamenti abbastanza tranchant, che sono esattamente la quintessenza dei giudizi approssimativi e imprecisi che caratterizzano i pareri espressi da non pochi commentatori del popolare sito. Perció li cito in questa occasione. Alcuni si lamentano dei prezzi, che sarebbero troppo alti. Altri storcono il naso perché l’Osteria Bottega è angusto, e quindi i tavoli sono un po’ ravvicinati. Altri ancora fanno notare che, in inverno, i posti vicini alla porta ricevono zaffate di aria fresca non troppo gradevole quando la porta si apre e si chiude. E infine, c’è chi non ha scrupoli a sganciare arma-di-fine-di-mondo: non c’è la carta dei vini, e i vini sono elencati a voce dall’oste.

Ora, Daniele Minarelli, patron dell’Osteria Bottega, non è esattamente l’ultimo arrivato nel mondo della ristorazione. Tempo fa gestiva uno dei ristoranti più interessanti della scena bolognese, il “Dandy”, che raggiunse anche il traguardo della Stella Michelin. Poi anni fa ha intrapreso un’altra avventura, quella dell’”Osteria Bottega”, appunto. Beh, sappiate che il vostro cronista, che un minimo di esperienza ce l’ha, non può far altro che scriverne bene. Anzi, molto bene. Il centro storico di Bologna è veramente grazioso, alcune vie sono bijoux da cartolina, e spesso lo scrivente si è domandato quale sarebbe la fama internazionale di Bologna se non fosse stata parzialmente offuscata, nei secoli, dalla bellezza abbagliante di una città vicina ingombrante, Firenze. Via Santa Caterina, dove si trova l’osteria, nei pressi di Porta Saragozza, è esattamente uno di quegli angoli della città che appaiono ancora veri, e non ricostruiti-ritinteggiati-restaurati in maniera stereotipata a uso e consumo dei turisti. Si parcheggia l’auto nelle vicinanze, e poi si arriva a piedi in osteria dopo una passeggiata sotto i portici. La trattoria la domenica è chiusa, quindi, se si desidera prenotare per il sabato sera, occorre telefonare con alcune settimane di anticipo.

Non è esatto dire che il locale sia piccolo: è proprio minuscolo. I coperti sono 25-26. Però i tavoli, coperti da tovagliette di carta ruvida, un po’ di spazio tra una seduta e l’altra lo lasciano. E’ patron Daniele Minarelli in persona a ricevere la nostra comanda, e per prima cosa, si scusa: “qui non c’è la carta dei vini – specifica – ma di ogni vino di cui parlerò le dirò il prezzo”. Vogliamo andare su una bollicina o preferiamo un rosso fermo? Ci chiede. A seconda delle nostre preferenze, inizia a darci suggerimenti, un approccio che troviamo più che corretto e molto professionale. Vogliamo rimanere sul territorio, e quindi optiamo per un Sangiovese. In realtà ci spostiamo di qualche chilometro, perché la nostra scelta ricade sul “Fermavento” 2015 di Giovanna Madonia, coltivato nei vigneti di Bertinoro in Romagna, ma, insomma, di fatto ci muoviamo sempre in zona.

Le pietanze che scegliamo sono un tripudio di bolognesità e corrispondono ad alcuni dei piatti iconici dell’”Osteria Bottega”. Iniziamo con la celeberrima mortadella di Pasquini e con la salsiccia cruda al pepe nero di carne di maiale selezionata dalla casa. Come primi, chiediamo le tagliatelle al ragù, che destano una grandissima emozione nel vostro cronista, e i tortellini in doppio brodo di cappone: in carta hanno nomi suggestivi, e si chiamano, rispettivamente, La conza alla bolognese per condire le tagliatelle e Ricordo il profumo del brodo della domenica e i tortellini. Per secondo, confesso che lo scrivente era partito da Reggio con lo scopo di ordinare “La cutulatta ed videl alla petrugnena”, ma è lo stesso Minarelli a suggerirci di virare su altro, perché i salumi dell’antipasto, a suo avviso, non ci consentirebbero di apprezzare appieno la ricchezza di quel piatto.

Seguiamo il suo consiglio, e ordiniamo il piccione, ovvero Il nido al pizòn con cotture differenziate, petto rosato, cosciette e ali croccanti, e il cappone dal cortile. Per dessert arrivano una sensazionale zuppa inglese con ciambella all’alkermes, senza il cioccolato, e il panettone di Gino Fabbri con lo zabaione. Chiudiamo col caffè e con l’amaro alle erbe di Villa Zarri. Riassunto della puntata: l’Osteria Bottega è un’osteria vera, con materie prime di eccellente qualità e piatti della tradizione emiliana serviti bene e ben cucinati. E la qualità si paga. Accanto al nostro desco, tre giovani bolognesi festeggiano un compleanno brindando a Bollinger e Barolo. Ce ne andiamo ripromettendoci che torneremo presto ad assaggiare la cotoletta.