Arcigay Gioconda si schiera con i migranti Lgbti

24 gennaio 2018 | 17:52
Share0
Arcigay Gioconda si schiera con i migranti Lgbti

Al via corsi di formazione per gli operatori dell’accoglienza e incontri di discussione

REGGIO EMILIA – Sabato è la Giornata della Memoria, nata nell’anniversario della liberazione di Auschwitz. In aggiunta alle celebrazioni ufficiali, Arcigay Reggio Emilia ha deciso di organizzare il primo incontro ufficiale per migranti LGBTI (gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali) che hanno trovato rifugio nella nostra provincia. Nato dalla volontà del referente reggiano Tony Andrew (un attivista nigeriano fuggito alle persecuzioni, da novembre parte del direttivo di Arcigay, primo caso in Italia), il gruppo ha avuto un primo incontro due settimane fa per definire le proprie regole: gli incontri sono aperti a tutte e tutti, italiani e stranieri, con traduzione simultanea della discussione in inglese per consentire a chiunque di partecipare alla pari e al di là delle differenze linguistiche.

Le riunioni – in cui si parlerà di temi importanti per chi fugge da quei paesi, a oggi decine, in cui essere gay significa condanne a morte, linciaggi pubblici o decine di anni di carcere, e che spesso non riesce a fidarsi di essere sé stesso nelle strutture di accoglienza per timore di ulteriori persecuzioni – si terranno una volta al mese nella sede di Arcigay ( palazzina Arci, viale Ramazzini 72); l’obiettivo è quello di favorire la nascita di un gruppo che possa trovare una propria voce e partecipare così al complesso processo di integrazione che stiamo vivendo.

“Questa è solo una delle azioni che abbiamo messo in moto” spiega Alberto Nicolini, presidente di Arcigay Reggio Emilia. “L’altra azione importante avviata già a fine dicembre è una serie di corsi di formazione per tutti gli operatori dell’accoglienza, dagli insegnanti di italiano a chi si occupa di asilo politico o gestisce gli appartamenti: vogliamo dare loro strumenti che permettano di dare segnali positivi a chi ha paura di dire di essere gay o lesbica, ma anche per far comprendere ai nostri nuovi concittadini che in Italia non si discrimina per orientamento sessuale o di genere. Il rispetto nasce dalla conoscenza, e dobbiamo favorirla, non solo aspettarcela come un impossibile dato di fatto: basti pensare a quanti italiani anche oggi discriminano e offendono esattamente nello stesso modo”. Il corso è svolto grazie all’accordo con le cooperative Dimora d’Abramo, CEIS e Papa Giovanni XXIII.