Ecco come si farà a far tornare Lentigione all’asciutto

14 dicembre 2017 | 18:10
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Ecco come si farà a far tornare Lentigione all’asciutto

L’esperto di Unimore: “Lo scioglimento della neve ha rafforzato l’esondazione dell’Enza”

BRESCELLO (Reggio Emilia) – Da un lato il ripristino degli argini rotti. Poi una sorta di grande “canale di scolo” per far defluire l’acqua dalle zone allagate. Ed infine un argine artificiale per evitare che l’area con l’acqua tracimata si estenda. Sono queste le tre principali opere idrauliche in corso di realizzazione a Lentigione di Brescello, dopo l’esondazione del torrente Enza. A spiegarle e’ Doriano Castaldini, geomorfologo del dipartimento di Scienze di chimiche e biologiche dell’Universita’ di Modena e Reggio Emilia, che questa mattina si e’ recato sul posto tra le popolazioni colpite.

“La ‘falla’, il tratto di argine rotto dalla furia dell’Enza e’ in fase di sistemazione, stanno facendo i lavori per chiuderla”, spiega Castaldini, aggiungendo che “naturalmente il fiume, con tutta l’acqua che e’ uscita, ha abbassato notevolmente il suo livello”. Inoltre “nella vasta area allagata, dove ci sono anche alcune abitazioni, e’ stato rotto l’argine di un canale affluente che riporta le acque di esondazione nell’Enza, nei pressi in cui il torrente si immette nel Po. Un’operazione analoga a quella di qualche anno fa a Bomporto”.

Infine, dice il tecnico Unimore, “e’ stato alzato un argine artificale in modo da impedire che l’acqua tracimata si espanda ancora di piu'”. Sulle cause della rottura dell’argine, gia’ oggetto di polemiche, Castaldini sottolinea: “Le polemiche dopo ogni evento ci sono sempre: col senno di poi sono tutti bravi”, osservando pero’ che le rotture si sono verificate “nella parte concava di un’ansa, dove il fiume ha maggiore capacita’ erosiva”.

Secondo il geomorfologo, inoltre, “una piena elevata come questa, con livelli ben superiori a quelli delle precedenti, e’ dovuta alla pioggia che si e’ manifestata dopo eventi siccitosi ma anche allo scioglimento della neve per l’innalzamento delle temperature”. Infine, sottolinea Castaldini, “c’e’ da considerare che i corsi d’acqua dell’Appennino a nord della via Emilia hanno un alveo ‘pensile’, cioe’ sono piu’ alti della pianura circostante”. Ma nel fattore ‘rischio’, conclude il docente, “c’entra anche l’urbanizzazione”.