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I Consorzi irrigui: “Enza, fenomeni che si possono evitare”

13 dicembre 2017 | 16:26
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I Consorzi irrigui: “Enza, fenomeni che si possono evitare”

REGGIO EMILIAPurtroppo nei momenti di emergenza e di calamità sembra assolutamente banale, fuori tempo e quasi disonorevole parlare di facili previsioni dimenticandosi del fatto contingente e delle gravi situazioni che questo comporta a danno delle persone, dei beni e delle cose che vengono danneggiate da eventi naturali. Occorre però anche abbandonare l’ipocrisia del “non è adesso il momento, ora bisogna soccorrere e poi si vedrà”. I soccorsi si sono attivati e la solidarietà anche concreta si sta già manifestando in ogni forma possibile e come gli eventi reclamano giustamente.

Ma questo non esime coloro i quali possono ritenersi responsabili, dal tacitare le proprie coscienze con il ricorso alla pratica del demandare al “poi” la soluzione dei problemi. In questo caso si può veramente asserire però che tutti sapevano tutto. L’accaduto era stato previsto, era prevedibile con ampio margine di anni, inquadrato nelle valutazioni progettuali collegate alla tanto vituperata ed avversata diga sull’Enza.

L’Enza è un torrente con forte pendenza, alta velocità di scorrimento, forte apporto di materiali in sospensione, di breve corso e quindi rapido anche nell’andare fuori controllo. Da molti decenni l’alveo del torrente è pensile (cioè più alto dei terreni che attraversa) e regolato nel suo alveo da alte arginature. Fino qui tutto normale, il flusso è rallentato dai molti meandri e curve, e con normale scorrimento non accadono fenomeni strani, però con una piena di una valenza media, forse decennale, tutto l’impianto entra in crisi. I ponti vanno in stress di sollecitazione, il deflusso diviene caotico, gli argini sono al collasso.

Oggi hanno ceduto. Non sono stati in grado di assorbire le spinte dell’acqua e rompendosi hanno provocato degli allagamenti nei territori circostanti. La bassa pendenza di questi ha indubbiamente favorito lo spandimento delle acque e quindi il dilatarsi delle zone interessate dai danneggiamenti. E’ normale tutto ciò? Noi riteniamo assolutamente di no.

Le carte di analisi della situazione antecedente ad oggi, ci riferiamo agli studi di impatto ambientale correlati alla progettazione della citata diga di Vetto, comprendevano una previsione precisa dei fenomeni di piena di cui si progettava il contenimento e la laminazione. Questa moderazione di flusso sarebbe avvenuta proprio grazie alla presenza dell’invaso e delle sue caratteristiche di capienza studiate anche in funzione di modulazione di onde di piena dell’Enza.

Questo materiale di progetto, completo di calcoli e prove documentali, giace inerte in attesa di essere reso attuabile da quelle forze politiche e falsamente ambientaliste che senza alcuna prova valida ne hanno fermata la realizzazione. Ci chiediamo di nuovo. Perché? Perché si debbano mettere a repentaglio di inondazione abitanti, case, strutture pubbliche e private, zone produttive ed agricole, edifici storici e quanto altro compone un patrimonio insediativo di pregio? Non sembra sia possibile saperlo. La cortina fumogena di dubbi, analisi, scelte non volute, tatticismi politici e dinamiche economiche incomprensibili concorrono a formare un muro di gomma assolutamente impenetrabile che sembra caparbiamente resistere ad ogni argomentazione.

Non esistono risposte se non dei ricorsi ai più tristi luoghi comuni quali il riscaldamento globale e l’imprevedibilità di una meteorologia, figlia abnorme della nostra epoca. A noi sembra veramente fuori dal mondo una serie di scuse attestate su una simile linea di difesa, di contro una proposta concreta, basata su fatti e dati estrapolati dalle osservazioni pluriennali di Enti preposti, viene volontariamente ignorata e destituita di ogni valore tecnico-scientifico che provatamente le appartiene.

Allora chi governa ed ha governato il nostro territorio abbia il coraggio di recarsi nei luoghi allagati e spiegare il perché di questa inondazione, prevedibile anch’essa come la siccità della scorsa estate, e sostenere di fronte a chi sta subendo queste calamità che nulla di quanto è accaduto non era ipotizzabile e che niente si poteva fare concretamente per evitarlo. Saremmo davvero curiosi di partecipare ad una pubblica assemblea che avesse questo tema all’ordine del giorno e ci permettesse, nei modi e nei tempi dovuti di esprimere un nostro parere di merito.

Nel frattempo vorremmo che a chi ha subito questa inondazione giungesse tutta la nostra solidarietà e la garanzia certa che la nostra azione, intesa a cambiare questo ordine di idee e di operati, proseguirà ancora più motivata di prima per loro e per noi.