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Brescello, ora è ufficiale: Comune sciolto per mafia

8 dicembre 2017 | 12:50
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Brescello, ora è ufficiale: Comune sciolto per mafia

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di Coffrini e confermato il commissariamento del paese di don Camillo e Peppone per infiltrazione dei clan calabresi

BRESCELLO (Reggio Emilia) – Ora è ufficiale, il Comune di Brescello è definitivamente sciolto per condizionamento della ’ndrangheta. Il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso presentato dall’ex sindaco Marcello Coffrini e da alcuni componenti della sua giunta, contro lo scioglimento del municipio in seguito all’accertamento di forme di condizionamento della vita amministrativa da parte della ’ndrangheta.

Coffrini aveva fatto un primo ricorso al Tar del Lazio, respinto a marzo, e poi si era rivolto al Consiglio di Stato. I giudici amministrativi sottolineano, tra l’altro, come “non è credibile che il primo cittadino non fosse informato delle vicende giudiziarie di Francesco Grande Aracri”, dell’omonimo clan di Cutro e residente nel paese.

Secondo la sentenza redatta dal consigliere Oswald Leitner l’ex primo cittadino di Brescello – dimissionario ancor prima dello scioglimento del municipio – ha dimostrato “scarsa attenzione” e “insensibilità” verso “la problematica della criminalità organizzata largamente diffusa nel contesto locale”. Nel mirino l’intervista rilasciata a Cortocircuito, la web tv studentesca, in cui il primo cittadino aveva parlato di Francesco Grande Aracri, dell’omonimo clan, residente a Brescello, come di una “persona educata”, “sempre vissuta a basso livello”, “con la precisazione di non essere al corrente dei dettagli delle vicende penali, senza negarle o giustificarle”.

Per i giudici amministrativi “non è credibile che il primo cittadino non fosse informato delle vicende giudiziarie di Francesco Grande Aracri”. Il Consiglio di Stato ha anche sottolineato che il legislatore non stabisce a priori in cosa debbano consistere le forme di condizionamento e quali accadimenti possano ritenersi rilevanti.

Il paese era stato sciolto il 20 aprile 2016 dal Consiglio dei ministri: inizialmente per 18 mesi, termine poi prorogato fino ad aprile 2018. Fino a quella data a gestire il comune di Brescello sarann0 tre commissari straordinari: Michele Formiglio, Antonio Oriolo e Luciana Lucianò.

Brescello è il primo comune dell’Emilia-Romagna a essere sciolto per mafia. L’amministrazione era finita nei guai nel gennaio del 2015, quando nella maxi inchiesta Aemilia erano emersi interessi della cosca dei Grande Aracri nel settore degli appalti pubblici di vari comuni, tra cui Brescello che finì sotto la lente della prefettura che inviò un pool di esperti a scandagliare le delibere dell’esecutivo e la vita quotidiana del municipio.

Nel mirino alcune assunzioni a tempo determinato di persone legate alla famiglia del boss Nicolino Grande Aracri (fratello di Francesco), oltre ad appalti e subappalti, affidati con sistemi poco trasparenti. Poi la proposta di scioglimento avanzata dal prefetto Raffaele Ruberto all’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano.